Bolzano, avvocatessa perseguitata da un commerciante

Lettere minatorie, imbrattamenti e molestie dall'ex marito di una sua cliente, aiutato da un complice: entrambi indagati per stalking



BOLZANO. Un’avvocatessa bolzanina perseguitata da uno sconosciuto per motivi ancor più misteriosi della sua stessa identità: imbrattamenti, lettere minatorie, appostamenti sotto casa. Sino a scoprirne l’identità, con tanto di colpo di scena: perché il legale non conosce quel tizio che le ha reso la vita impossibile, ma in compenso ha le idee piuttosto chiare sul perché lo stia facendo. Agisce per conto di un altro uomo, il «mandante». E di mezzo c’è una causa che l’avvocatessa in questione sta seguendo.
 «Voglio si sappia - racconta l’avvocatessa - che lo stalking può avere molte facce. Normalmente si pensa che una donna venga perseguitata per gelosia o vendetta. Io ho scoperto a mie spese che ciò può avvenire anche per motivi professionali».
 Tutto inizia nel dicembre scorso, quando la donna arriva in ufficio e scopre che qualcuno ha imbrattato con una vernice spray rossa sia la cassetta della posta dello studio associato nel quale lavora; non solo: a scanso di equivoci, l’anonimo untorello ha cancellato il suo nome - solo il suo - dalla targa d’ottone dello studio legale.
 «Ovvio che qualcuno ce l’aveva con me - racconta - così ho avvisato la polizia. Mi hanno chiesto se avessi sospetti: no, ho risposto. Ho presentato denuncia contro ignoti, per danneggiamenti e minaccia. Hanno cercato di tranquillizzarmi».
 Due giorni dopo, un altro blitz nel palazzo dello studio legale: questa volta ad essere imbrattato è il campanello, ma il peggio è la scritta tracciata con lo spray sulla vetrata all’ingresso del palazzo, con il nome dell’avvocatessa tracciato a caratteri cubitali e la scritta «merda».
 Altra telefonata alla questura, i poliziotti suggeriscono semplicemente un’«integrazione» alla querela. Neppure 24 ore e il molestatore alza il livello, presentandosi a casa della donna: «Una lunghissima scampanellata, alle 5.10 del mattino». L’avvocatessa si prende una paura del diavolo. Torna in questura, ridenuncia, inizia a rileggersi tutti i fascicoli relativi alle cause che tratta per cercare d’individuare le controparti che potrebbero avercela con lei e chiede ad un’amica di tenerle compagnia la notte. La mattina dopo prima dell’alba, nuovamente una scampanellata e l’amica intravvede un uomo che si allontana. L’avvocatessa un sospetto ce l’ha, uno in particolare. Riguarda un uomo: lei sta difendendo la sua ex in una causa civile.
 Un altro giorno, e ancora quel campanello che suona a perdifiato la mattina presto. Balza giù dal letto (anzi, dal divano, visto che ormai dorme in salotto), guarda giù dalla finestra e vede un uomo che si allontana. Ma non è lui, non è il sospettato. La denuncia finisce in procura, il pm delega le indagini ai carabinieri. Poi, la sorpresa arriva per posta, sotto forma di tre cartoline firmate con un nome posticcio.
 Una recita: «Auguri di un pessimo Natale e infelice anno nuovo», in un’altra c’è scritto «Chi fa del male lo aspetti». La procura prende la cosa seriamente: videocontrollo sia sotto casa, sia davanti allo studio. Il 23 dicembre, altre tre cartoline con messaggi più dichiaratamente minacciosi, come «La vita non è sempre rose e fiori, presto arriveranno anche le spine». Una settimana dopo, lo «stalker» che nel frattempo aveva nuovamente scampanellato, sembra commettere un errore: alle 6.20 del mattino, la telecamera nascosta lo filma mentre imbratta di vernice nera la targa dello studio. «L’ho visto in faccia per la prima volta, nel filmato - racconta il legale - ma non l’ho saputo riconoscere». Un vicolo cieco? Neanche tanto: l’avvocatessa è ormai convinta di avere individuato il mandante delle persecuzioni, che di mestiere fa il commerciante. E proprio presso il suo negozio, i carabinieri trovano un uomo che assomiglia in tutto e per tutto a quello ripreso nel filmato. Lo identificano e lo portano in caserma. Lui ammette tutto, spiega di avere agito per fare un piacere personale ad un caro amico. E fa anche il nome, dell’amico: è il negoziante, ovviamente.
 Fine dell’incubo? Macché. Chiamato a rendere l’interrogatorio dopo un mese e mezzo alla presenza di un legale, «lui si è avvalso della facoltà di non rispondere - dice amareggiata l’avvocatessa - per cui è come se le sue dichiarazioni non fossero mai esistite, o quasi». L’uomo è indagato per stalking, in concorso con il presunto mandante. A suo carico c’è il filmato, forse anche una perizia calligrafica sulle cartoline minatorie. Il «suggeritore» è più tranquillo, ma entrambi rischiano grosso. Codice alla mano, da 6 mesi a 4 anni













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