L'analisi

Bolzano che prezzi: rincari da 1.795 euro 

Per l'Istat il capoluogo altoatesino si conferma la città più cara d’Italia: l’inflazione è al 4%, leggermente più bassa che in altri centri ma l’incremento della spesa per le famiglie è il più alto. Alfred Ebner (Cgil): «A faticare di più sono le donne con pensioni basse e i giovani precari»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Purtroppo non è una novità, ma la conferma aggravata dalla situazione di insicurezza creata dalla pandemia: Bolzano è la città dove fare la spesa costa di più che nel resto d’Italia; cui si aggiungono gli affitti proibitivi delle case. Le categorie più in difficoltà sono in particolare le donne vedove che spesso tirano avanti con la pensione di reversibilità del marito (60% dell’assegno) e soprattutto giovani e immigrati con lavori precari nel settore dei servizi: pulizie, commercio, turismo». Così Alfred Ebner, già segretario della Cgil, oggi segretario dei pensionati del sindacato, nonché membro della commissione prezzi del Comune, commenta i dati Istat sull’inflazione. Da qui l’Unione nazionale consumatori è partita per stilare la classifica delle città più care, in termini di aumento del costo della vita.

In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care, c’è Bolzano, dove, nonostante l’inflazione sia pari al 4%, ovvero più bassa rispetto al record di Catania (+5%), si ha una maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 1272 euro, ma che arriva a 1.795 euro per una famiglia di quattro persone. Al secondo posto Genova, dove il rialzo dei prezzi del 4,6% determina un incremento di spesa comunque inferiore rispetto a Bolzano: 1116 euro per una famiglia media, 1787 euro per una di 4 persone; segue Aosta, dove il +3,9% genera una spesa supplementare pari, rispettivamente, a 992 e 1638 euro annui. Per Catania che ha l’inflazione più alta d’Italia, +5%, si tratta, rispettivamente, di 1058 e 1430 euro. La città più “economica” è Napoli, con un’inflazione del 3,2% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo”700 euro su base annua.

L’inflazione ha eroso anche gli aumenti nominali delle pensioni, tanto che nel 2019 una pensione media di vecchiaia in Alto Adige - in base ad una recente indagine Astat - risulta aver perso 762 euro rispetto al 2010.

«Stipendi e pensioni in genere - dice Ebner - sono più o meno quelli del resto d’Italia, ma è il costo della vita che è diverso. C’è il turismo che ovviamente spinge in alto tutti prezzi; ci sono i costi stratosferici dei terreni; cui si aggiunge - ma questo è un problema a livello mondiale - l’esplosione dei prezzi delle materie prime. In questo quadro chi ha stipendi di 1.500-1.800 euro al mese e ne paga 800 di affitto, non ce la fa».

E quindi come arriva a fine mese?

«Fino a qualche anno fa c’era chi faceva trasferte in Veneto per risparmiare, ma oggi questi viaggi sono stati sostituiti dagli acquisti online. L’alloggio si prende di dimensioni mignon e fuori dai centri principali; si va in Bassa Atesina o in Trentino, dove i prezzi sono più abbordabili. Anche così però è dura senza i contributi dell’ente pubblico. Auspico che intervenga la Provincia anche per aiutare a pagare le bollette del gas che arriveranno nei prossimi mesi con dei rincari pazzeschi».

Proposte come rappresentante del sindacato?

«Bisogna insistere sui contratti integrativi che si firmano nelle aziende di certe dimensioni e non decollano nelle piccole. Mentre assistiamo ad un aumento dei contratti atipici che tolgono un pezzo di futuro ai giovani, ponendo una pesante ipoteca sulle pensioni, visto che si calcolano col sistema contributivo».













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