Il locale

Bolzano, il bar Sant’Antonio va al Comune. I gestori: noi via dopo 37 anni 

Il Municipio vuole trasformare il locale sul Talvera in una struttura con bagni pubblici con “annesso” un locale, e la gestione verrà messa in gara. Maria Luise Gasser: «Alla Provincia pagavamo l’affitto ma ora dovremo liberare l’immobile»


Paolo Campostrini


BOLZANO. «Eccomi, arrivo…». Maria Luise Gasser, guanti e mascherina, esce dal retro del bancone. «Sto mettendo a posto, con questo freddo c’è più tempo». Col caldo e col sole, invece, il bar Sant’Antonio è pieno come un uovo. Bisogna sempre correre. Tavolini sulla veranda e nel ghiaino tra le aiuole, ordinazioni, giornali del mattino che passano di mano in mano. Sulle passeggiate del Talvera una fermata d’obbligo. Ha sentito che il Comune vi ha comprato? «In verità non ho ben capito. Noi siamo della Provincia, paghiamo l’affitto...». Invece no. Per 413.300 euro, il Sant’Antonio ha cambiato padrone.

Adesso lo è il sindaco. Che conferma: «È stata una operazione quasi dovuta, visto che anche il bar Theiner, poco più sotto, è municipale. Così possiamo gestire meglio le passeggiate». Poi aggiunge un particolare, Caramaschi: «Lo abbiamo comperato libero da persone e da cose, dice la formula. Vuol dire che ci penserà la Provincia». A cosa sindaco? «A risolvere le questioni con gli attuali gestori».

Le questioni, in realtà, sono abbastanza complesse. E riguardano anche una vita di lavoro per una intera famiglia. «Siamo qui, nel bar , da 37 anni» dice la signora Gasser. E quei trentasette li disegna nell’aria come se non bastasse dire a voce cosa significano. Sempre lì a mettere le cose a posto. Tedesco e italiano fluente, una clientela da curare anche con qualche accenno confidenziale, mai troppo insistito. Il tempo di servire e portare una rivista. E adesso? «Adesso non lo so. Temo - dice - che il sindaco non sappia bene le conseguenze. Rischiamo tra un po’ di dovercene andare. A fare cosa non so. Questo, solo questo sappiamo fare». Il progetto del Comune prevede la ristrutturazione dell’intero immobile. Dunque il bar ma anche i bagni. E di “trasformazione in bagni pubblici” parla anche la delibera di giunta, tanto che si era temuto che tutto diventasse un wc. Sarà un bel lavoro perché, a oggi, così spiegano al Sant’Antonio, c’è solo un allacciamento ad un pozzo nero. Resta la questione del rapporto tra Maria Luise e i proprietari.

Dicono negli uffici Patrimonio del Comune: «Noi abbiamo acquistato l’immobile libero da persone o cose. Aspettiamo che si liberi». Formalmente una questione amministrativa, concretamente il futuro di persone. «Che si fa? Il progetto di riconversione parla di lavori ma anche della pubblicazione di un bando - ribatte il sindaco - e dunque chiunque potrà concorrere alla prossima gestione che farà capo a noi. Tutti, anche gli attuali gestori». È quello che già ieri, quando ancora non le erano chiare le cornici giuridiche della questione, temeva Maria Luise Gasser. «Vuoi vedere - ha commentato - che dopo 37 anni che stiamo qui, mi tocca ancora mettermi in fila e spingere per riavere il mio bar?», Dice mio, perché non potrebbe essere altrimenti. Ricorsi? «Troppo complicato per me. Non me ne intendo. Io lavoro e guardo i conti - aggiunge - chiederò ai miei. Ma mi sembra che mi abbiamo già portato via qualcosa...».













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