Bolzano, il disagio dei cittadini tra casa e giovani

Scarsa integrazione tra gruppi etnici. Il problema degli extracomunitari


Valeria Frangipane


BOLZANO. A Bolzano i cittadini vivono bene, cullati da un innegabile ordine e da una indiscussa tranquillità. Piacciono pulizia, ciclabili, e l'efficienza dei servizi. Ai giovani però la città sta stretta, percepiscono la scarsa integrazione tra i gruppi linguistici e si rendono conto come gli stranieri sempre più numerosi complichino ulteriormente la questione. Male anche la casa per via degli affitti troppo alti, l'eccessiva burocrazia, lo scarso dialogo tra istituzioni e cittadini e la mancanza di sicurezza che si percepisce in alcuni quartieri. Questo in estrema sintesi il contenuto del nuovo Piano sociale - scritto a due mani da Comune e Libera Università - presentato dall'assessore alle politiche sociali Mauro Randi e del rettore Walter Lorenz per il quale «questa collaborazione palesa come l'Università sia parte della città e non distaccata come più volte si è detto e come partecipi in modo scientifico al suo sviluppo». Un piano sociale che appare - comunque - aleatorio rispetto alle analisi più accurate e puntuali evidenziate nelle ricerche degli anni passati. Un team di ricercatori della stessa Università, guidati da Ilaria Riccioni, docente di sociologia, ha intervistato 250 cittadini. Dalle interviste sono emersi vari fattori differenti che non fanno altro che registrare gli umori senza trarre particolari conclusioni. Andiamo a vederli.

DISAGIO GIOVANILE. I giovani non si sentono presi in considerazione, lamentano pochi spazi per incontrarsi e socializzare spontaneamente che non siano quelli "regolamentati" dei centri giovanili; pochi gli alloggi per studenti e troppo costosi, poche le alternative ai locali del centro, pochi gli spazi per fare musica ed esprimersi artisticamente. Percepiscono negativamente la scarsa integrazione tra i due gruppi linguistici storici, un contesto sociale già poco coeso sul quale si innestano nuovi gruppi di cittadini immigrati complicando ulteriormente le cose. Questo aspetto sociale, suggerisce il Piano, deve essere osservato e governato con attenzione dalla politica e dall'amministrazione, affinché non si trasformi in un'emergenza sociale. Si deve dare maggiore informazione, favorire le relazioni tra i gruppi, affinché il fenomeno dell'immigrazione possa svelare le sue potenzialità, l'arricchimento che offre, non solo le problematiche implicite. Partendo proprio dai giovani, che sono quelli più duttili e disposti al cambiamento, anche perché in pratica lo vivono già nella quotidianità.

L'IMMIGRAZIONE. La percezione del cittadino medio è che gli immigrati godano di maggiori agevolazioni per la casa o di contributi rispetto ai residenti di lunga data (lunghe attese per i residenti che si risolvono in pochi mesi per gli extracomunitari). L'idea di immigrato che emerge dalle interviste rispetta uno stereotipo abbastanza classico: "bisognoso d'aiuto", "povero", "persona che non si integra", "persona che non rispetta le regole del contesto". Il Piano spiega che, alla luce di vari dati, si rende necessaria una maggiore trasparenza sui criteri di selezione ed erogazione dei servizi, della casa, dei sussidi anche per restituire al cittadino comune una percezione più equilibrata rispetto ai diritti reciproci.

L'EMERGENZA CASA. Il problema della casa è una tematica ricorrente soprattutto tra immigrati, giovani e giovani famiglie. "Bolzano città cara", "Bolzano città dagli alloggi irraggiungibili", questo lamentano gli intervistati che spiegano però come, rispetto a cinque anni fa, il mercato degli affitti stia cambiando perché i prezzi sono comunque scesi e ci sono più alloggi disponibili. Per molti intervistati poi il sistema degli incentivi crea un mercato esageratamente sovradimensionato che penalizza fortemente chi viene da fuori, tra cui gli stessi studenti, perché non hanno diritti a godere di nessun'agevolazione visto che non hanno i cinque anni di residenza. SICUREZZA. La percezione di poca sicurezza è legata a luoghi percepiti come degradati o ad alta densità di popolazione immigrata ma non solo. Alcune zone di Don Bosco, ad esempio Ortles Similaun, sono viste come pericolose soprattutto nelle ore notturne. Percezione legata ad elementi a basso fattore di controllo (come per esempio gli extracomunitari ecc.) ma anche a zone con pochi controlli. Le forze dell'ordine vengono percepite più come "controllori" che come presenza rassicurante e questo ancora una volta e soprattutto dai giovani.

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