Il caso

Bolzano, materie prime alle stelle: Polo bibliotecario in stallo 

Vent’anni di immobilismo: i costi di costruzione sono esplosi e la cordata di imprenditori non ci sta più dentro. Sforato il budget iniziale previsto dal bando. Procedura amministrativa bloccata e questione in mano all'Avvocatura


Paolo Campostrini


BOLZANO. Fatti due conti, il Polo bibliotecario ha vent’anni. Nel senso che non c’è da tutto quel tempo. È, dunque, un sogno ampiamente maggiorenne. Con rischi di precoce invecchiamento dovuto all'usura dell'idea stessa, essendo stato pensato e progettato nei primi duemila. E costituisce l'icona delle cose non fatte, ben ritta sul podio per manifesta anzianità di servizio. La seconda a pari merito è il raddoppio dell'Arginale, avendo la stessa età la sua prima corsia.

Ma oggi? Ecco, ora è quasi peggio. Perché dopo alcuni sussulti che mostravano una qualche reazione, il Polo è ripiombato nella sua zona preferita: quella d'ombra. La notizia è infatti questa: i suoi costi sono esplosi. Così, dopo che i prezzi delle materie prime nell'ultimo anno sono saliti alle stelle, la cordata immobiliare che era finalmente subentrata a Condotte nell'assegnazione del cantiere non è più in grado di "star dentro le spese". Quelle predisposte nel budget iniziale. Dunque la procedura amministrativa è bloccata e tutta la questione è in mano all'avvocatura.

Tempi? "Non lo sappiamo. La ragione - spiega Davide Gemmellaro, direttore del dipartimento edilizia pubblica di Palazzo Widmann - è che tra noi e la cordata subentrante non si era ancora giunti alla ratifica del contratto e dunque, con questa nuova situazione, creatasi per la crisi delle forniture, non è possibile attivare l'istituto della compensazione".

Il quale, semplificando, significa questo: se esiste un contratto perfezionato, si è in grado di far partire i lavori e poi, in corso d'opera, di compensare di volta in volta gli aumenti che si possono presentare per la fornitura dei materiali, con accordi successivi tra le parti. Senza, invece, le aziende si trovano davanti all'incertezza. Se cioè avviare il cantiere sulla base del budget prestabilito dal bando ma poi non avere la sicurezza che il committente, cioè la Provincia, approvi, ritenendoli adeguati, gli aumenti di spesa verificati sul campo.

Il Polo era arrivato al bando, vinto da Condotte, e poi alla successiva riassegnazione dopo la crisi del grande gruppo infrastrutturale, prevedendo una spesa di 60 milioni. Cifra a sua volta molto ribassata rispetto alla precedente, che quasi sfiorava gli 80 milioni, in virtù di alcuni risparmi nella volumetria, nel numero dei piani e in altre voci di spesa. Questo perché la giunta provinciale aveva verificato che l'opera stava uscendo dal budget allora considerato politicamente compatibile e si dovevano effettuare alcuni sacrifici intorno al progetto elaborato dall'architetto Cristoph Mayr Fingerle e approvato finalmente nel 2005, dopo la definizione delle cornici concorsuali stabilite alcuni anni prima. Il quale progettista, già "ab initio", aveva dovuto porvi mano.

Una protesta sfociata in manifestazioni e raccolte di firme aveva infatti contestato la versione della riqualificazione che prevedeva la totale rimozione del corpo storico delle vecchie Pascoli, anche nella facciata che guarda verso corso Libertà. Al centro, stava la salvaguardia della scalinata, considerata un patrimonio dell'insieme meno sacrificabile di altri. Dunque, il successivo progetto, avrebbe conservato la "curva" modernista e le scale. Da qui si era partiti col bando di assegnazione lavori e la vittoria di Condotte.

Questa stasi nella procedura, dovuta alla crisi dell'azienda, era stata rotta attivando la norma che prevede di far salire i secondi in gara una volta accertata l'insolvenza dei primi. Da qui l'avvio delle trattative col gruppo locale intorno all'appalto integrato.

Ora siamo di nuovo in un imprevedibile stallo. "Secondo i calcoli, tra il 2020 e il 2021, fino ad oggi, l'incremento dei costi per le materie prime nell'edilizia - dice ancora Davide Gemmellaro - è stato intorno al 140%. Così ci dicono le aziende...".

In sintesi: si dovrebbero rivedere tutti i costi alla luce degli aumenti. E farlo ben prima dell'avvio dei lavori per il Polo, il quale vede così invecchiare ancor più la sua idea riqualificativa e profondamente identitaria: dotare la città di un luogo in cui concentrare tutte le sue biblioteche, sia comunali che provinciali, per diventare il motore della nuova cultura bi-trilingue. La quale già traballa. Perché c 'è chi denuncia l'inutilità della struttura sulla spinta della presenza della biblioteca universitaria e chi invece si prepara a dare una nuova spallata al progetto invocando raccolte di firme per proteggere un esempio iconico dell'architettura razionalista.

In Provincia, nel mentre, studia il da farsi. L'avvocatura lavora ma anche i tecnici si attendono dal governo un aiuto: una norma che colmi le zone d'ombra che intercorrono tra i contratti non perfezionati e l'avvio dei lavori, proprio in presenza di richieste di aumenti nei budget non previsti inizialmente.

Ma l'impressione è che il Polo bibliotecario si appresti a doppiare anche il ventennio. Nei tempi di attesa.













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