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Bolzano, scatta lo stop a due sale giochi. Nel 2023 previste altre chiusure 

Ci devono essere almeno 300 metri di distanza tra le attività e i “luoghi sensibili” come scuole e chiese. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato, dichiarando legittima la legge provinciale. E ora sono scattati i primi provvedimenti


ALIOSHA BONA


BOLZANO. Buona parte delle sale slot altoatesine sono costrette a chiudere, o quantomeno a spostarsi. Almeno quelle che non rispettano i 300 metri di distanza da luoghi sensibili come scuole e chiese, parchi e centri giovanili. Negli scorsi giorni il Consiglio di Stato ha dichiarato inammissibili i nuovi ricorsi che erano stati presentati dai titolari delle attività, con una sentenza che certifica la legittimità della legge provinciale. La norma, che è di fatto una sorta di deterrente al gioco d’azzardo, ha già previsto due stop a Bolzano: la sala giochi in via Gaismair 21 e quella in viale Europa 60. Attività che però fino a ieri erano ancora aperte: «La chiusura non prevede eccezioni, in queste ore interverranno le forze dell’ordine per accertarsi che tutto sia in regola», spiega l’avvocatura del Comune di Bolzano.

Si tratta solamente di due delle numerose attività altoatesine “colpite” dalla norma. Le stesse chiusure si stanno susseguendo anche a Merano, Ortisei, Bressanone e Brunico. Tra febbraio e marzo del nuovo anno sono già state fissate le udienze per tutti gli esercizi ancora non coinvolti nella prima tranche di stop: dalla sala giochi in via Roma 50 a quella in corso della Libertà 57, passando per quelle in piazza Mazzini, compresa la “Sisal Matchpoint” sotto i portici. Trovandosi in un centro abitato ricco di luoghi sensibili, non rispettano il cosiddetto distanziometro.

I primi commenti

«Finalmente è arrivata la sentenza e di conseguenza le prime chiusure», commenta il sindaco Renzo Caramaschi, «Io capisco che all’interno di questi esercizi vi siano dei posti di lavoro, ma ci troviamo sempre a commentare situazioni sociali difficili provocate dalle scommesse e il gioco d’azzardo. Ci sono famiglie rovinate dal gioco, tante di queste necessitano assistenza». Non c’è un effetto espulsivo delle sale dal territorio. Ma per continuare a offrire i propri servizi, l’unica soluzione è quella di un trasferimento in zona produttiva.

«Definirei questa sentenza come una sorta di passaggio educativo», spiega l’assessore Juri Andriollo, «è uno step importante, perché il gioco si trasforma in un vizio e poi in una malattia. ora ci si deve attenere alla decisione del consiglio di stato, anche se gran parte del consumo avviene online».

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