WELFARE E URBANISTICA

Bolzano: stop al piano casa per il ceto medio

Nel quartiere Casanova non si riescono a realizzare i mille alloggi a  costi agevolati


Antonella Mattioli


 BOLZANO. «Basta slogan: bisogna dare un’accelerata al piano per il ceto medio». L’assessore Sandro Repetto vorrebbe chiudere il mandato con qualcosa che vada al di là della promessa, fatta nel 2005 dalla giunta Spagnolli, di realizzare, all’interno del quartiere Casanova, 90 alloggi da assegnare in affitto agli under 30. A questo progetto ambizioso, nel frattempo, con l’arrivo all’assessorato provinciale all’edilizia di Christian Tommasini, se n’è aggiunto uno ancora più importante: mille alloggi, di cui 330 nel capoluogo, destinati al ceto medio. Ovvero a quelle famiglie considerate finora troppo ricche per ottenere un alloggio Ipes e troppo povere per acquistare sul mercato privato. Il Comune ha il vantaggio di avere a Casanova le aree: c’è il lotto riservato appunto ai giovani e un altro, inizialmente destinato interamente a terziario-commerciale, che dopo due gare deserte, si è deciso di assegnare in parte al commercio e in parte, una cinquantina di alloggi, al ceto medio. Se si aggiunge che la legge provinciale sulle case per questa particolare fascia di famiglie è del 15 dicembre 2008, ci si chiede perché - considerata anche la fame di lavori che hanno le imprese - sia ancora tutto fermo. Ci sono due questioni di fondo irrisolte: una riguarda chi costruisce, l’altra è rappresentata dalla mancanza di un regolamento attuativo che definisca esattamente chi rientra nel ceto medio e fissi i parametri per valutare la sostenibilità economica dell’operazione.
 L’assessore Chiara Pasquali vorrebbe che gli alloggi per i giovani li costruisse l’Ipes; gli altri, quelli per il ceto medio più la parte commerciale, le coop. L’assessore Repetto insiste invece per accelerare i tempi e assegnare la gestione dell’intera operazione a cooperative e Acli: «È l’unico modo per tradurre quelli che oggi sono solo slogan in qualcosa di concreto. Inoltre, daremmo lavoro alle imprese edili e agli artigiani che sono fermi. Ovviamente, andrebbe rivisto il progetto per gli under 30, per consentire alle coop di sostenere finanziariamente l’operazione». Se si considera che i terreni di Casanova sono gli unici disponibili subito - gli altri in fondo a via Druso saranno utilizzabili solo fra 3-4 anni - si capisce il perché di tanta attenzione sugli ultimi lotti del nuovo quartiere. Oltre alla parte residenziale, c’è quella commerciale: «Come cooperative - spiega Andrea Grata, direttore di Confcoop - abbiamo completato la consegna di 450 alloggi a Casanova. Con i nostri soci ci siamo impegnati a garantire la realizzazione di negozio, un bar, un ristorante, un giornalaio. Servizi indispensabili, se non si vuole che il quartiere diventi un dormitorio. Ci sono anche i nostri soci disposti a partecipare al progetto con delle quote. Il guaio è che il piano di attuazione prevede che la parte commerciale sia tagliata in due da una strada, cosa questa che - a detta di chi opera nel settore - farebbe naufragare qualsiasi iniziativa. Per questo bisogna cambiare il piano di attuazione: chiediamo di farlo noi». In questo quadro le cooperative realizzerebbero la parte commerciale e gli alloggi destinati al ceto medio. «Abbiamo già - spiega Grata - 200 persone interessate al progetto ceto medio». Confcoop, Lega, Acli tedesche sono pronte a costruire alloggi, purché - mette le mani avanti il presidente di Legacoop Alberto Stenico - sia finanziariamente sostenibile













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