il soccorso in quota

Cade nel crepaccio allo Stelvio, salvato in extremis

Uno scialpinista di Monza era rimasto sepolto nella neve: sabato sera il difficile recupero ha avuto un lieto fine


di Bruno Pileggi


PASSO STELVIO. Se ha potuto riabbracciare la propria famiglia, Pier Angelo Colombo, scialpinista di Monza di 52 anni, deve ringraziare il rapido intervento degli uomini del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Silandro, che, insieme agli uomini del soccorso alpino di Bormio, di Prato allo Stelvio e di Trafoi, l’hanno estratto sabato sera dal crepaccio dove era precipitato, nel ghiacciaio di passo Stelvio.

L’allarme al 118 era giunto intorno alle 18.15 e i soccorritori hanno iniziato prontamente le ricerche lavorando contro il tempo per individuare lo scialpinista, che non aveva ancora fatto rientro in albergo dopo un’escursione sul ghiacciaio.

Le condizioni climatiche non erano cattive, ma il buio iniziava a calare quando i soccorritori hanno udito una flebile voce che invocava aiuto. Trovato il crepaccio dove l’uomo era caduto, è iniziato il difficile recupero alla luce delle fotocellule e delle torce sui caschetti.

I soccorritori si sono calati nel crepaccio per una quindicina di metri e hanno recuperato lo scialpinista, estratto con sintomi di ipotermia, ma salvo. Colombo è stato portato in superficie non senza difficoltà e nel frattempo il buio era calato in zona e per i soccorritori c’erano solo le luci artificiali. È stato allertato l’elisoccorso svizzero abilitato al volo notturno per il trasporto del ferito in ospedale e, assieme allo scialpinista e alla sua famiglia subito avvertita del recupero felicemente eseguito, quando si era già verso la mezzanotte anche il folto gruppo dei soccorritori ha potuto tirare un grande, liberatorio sospiro di sollievo. Quindi, gli uomini del soccorso alpino hanno potuto far rientro a casa.

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