Cartelli sui sentieri in Alto AdigeIl Cai: "No alla proposta di Berger"

Giuseppe Broggi, presidente del Cai, abbandona i toni diplomatici e parla in maniera schietta: "L’Avs ha avuto tantissimo tempo per fare quello che ha fatto: ovvero cancellare i nomi italiani. Noi invece stiamo facendo un lavoro serio"



BOLZANO. «Siamo per il rispetto dello statuto: non firmeremo mai la proposta dell’assessore Berger così come ci è stata presentata. Per questo stiamo lavorando ad una nostra proposta». Giuseppe Broggi, presidente del Cai, dopo l’ultima frecciata dell’assessore provinciale al turismo, abbandona i toni diplomatici e parla in maniera schietta. Perché non vuole passare per quello che starebbe - come sostiene l’assessore della Svp - boicottando il raggiungimento dell’intesa sulla delicata questione dei toponimi.
«L’Avs ha avuto tantissimo tempo per fare quello che ha fatto: ovvero cancellare i nomi italiani. Noi invece stiamo facendo un lavoro serio che richiede ovviamente tempo. I miei stanno verificando tutti i nomi riportati sulle carte dei sentieri, vale a dire i nomi che vengono utilizzati da coloro che vanno in montagna. Siamo rigorosi e per evitare contestazioni il lavoro delle nostre sezioni viene controllato da un cartografo».
A che punto siete? «Ormai è questione di giorni. Ci manca solo la Val Pusteria. Poi, per quello che ci riguarda, abbiamo concluso. Consegneremo l’elenco dei nomi all’assessore Tommasini che ne discuterà con Berger». L’impressione però è che la vostra proposta sia lontana anni luce da quella di Berger? «La lista di nomi presentata da Berger è ridicola. Assurda. Contiene solo tremila nomi bilingui. È di fatto il database dell’Avs. Per noi i toponimi bilingui sono almeno il doppio. Del resto, è lo statuto a prevedere il bilinguismo dei toponimi: noi chiediamo il rispetto del principio. Non potremmo fare altrimenti. In ballo, come qualcuno vorrebbe far credere, non ci sono i nomi di un prato o di una malga, su cui nessuno discute, ma i nomi di cime, sentieri, corsi d’acqua».
La situazione si complica. La colpa però non è del Cai ma di chi ha cancellato l’80% dei cartelli bilingui sui sentieri di montagna.
Dopo aver messo la politica davanti al fatto compiuto, l’Alpenverein avrebbe voluto - come chiesto all’ultima assemblea di Castel Firmiano - che la Provincia avallasse l’operazione di epurazione linguistica. L’assessore Berger da settimane ripete che si punta ad un accordo di “buonsenso tra Avs e Cai” e al ministro Raffaele Fitto, che sollecita il ripristino dei cartelli bilingui, ha assicurato che entro il mese ci sarà la soluzione. Ma le posizioni di Cai e Avs sono inconciliabili: i primi pretendono il rispetto del bilinguismo, i secondi hanno già provveduto a cancellare gran parte dei nomi italiani.
Il ministro Fitto, anche nell’ultima lettera inviata al presidente della giunta provinciale Durnwalder, lascia intendere che non accetterà ulteriori rinvii su una questione aperta ormai da troppo tempo. La Svp, compatta, fa barriera contro gli inviti al rispetto del bilinguismo che arrivano da Roma. L’onorevole Karl Zeller ricorda che la Provincia ha competenza primaria in materia di toponomastica (nel rispetto del bilinguismo però, ndr) e il ministro non ha voce in capitolo. I toni sono più o meno gli stessi di un anno fa, quando il commissario del governo aveva chiesto all’Avs il ripristino dei cartelli bilingui.
Stavolta però le cose potrebbero prendere una piega diversa. La soluzione allo studio, secondo la deputata Michaela Biancofiore (Pdl), è quella dell’esercizio di poteri sostitutivi da parte del governo rispetto alla Provincia. In sostanza Roma, attraverso il commissario del governo, potrebbe ordinare la sostituzione dei cartelli monolingui. Ma tra i giuristi ci sono opinioni divergenti sulla reale possibilità di percorrere questa strada. Un’altra soluzione potrebbe essere quella dell’impugnazione delle delibere provinciali che però richiede tempi più lunghi.
A questo punto sarà interessante vedere quali saranno le prossime mosse del ministro Fitto che ha chiesto entro fine mese una soluzione sui cartelli di montagna. Si dice però che più che gli ultimatum che arrivano dalla capitale a preoccupare la Provincia siano soprattutto le ricadute negative che la discussione sulla toponomastica potrebbe avere sul turismo. L’industria delle vacanze va alla grande e non ci si può permettere di aprire la stagione con le polemiche sui cartelli monolingui. Anche perché, soprattutto in estate, a riempire gli alberghi delle vallate altoatesine sono proprio le famiglie italiane. Inutile dire che non apprezzano quando trovano cartelli quasi esclusivamente in tedesco.

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