Caso Floyd, scoppia la bufera sul rifugio Capanna Nera

Bolzano. Il rifugio altoatesino Capanna Nera è finito al centro di polemiche per il suo nome tedesco, Negerhütte.Sull’onda dei movimenti antirazzisti in tutto il mondo che sono tornati a gran voce...



Bolzano. Il rifugio altoatesino Capanna Nera è finito al centro di polemiche per il suo nome tedesco, Negerhütte.

Sull’onda dei movimenti antirazzisti in tutto il mondo che sono tornati a gran voce dopo l’uccisione - da parte di un poliziotto - di George Floyd, avvenuta la sera del 25 maggio a Minneapolis, è partita dalla Germania una petizione online che nel giro di pochi giorni ha raccolto oltre settemila firme per far cambiare nome al noto rifugio della Val Badia.

I promotori si rivolgono, tra l’altro, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché possa intervenire.

Ma perché il rifugio della Val Badia è finito nel mirino? Per via del suo nome tedesco. «Ma il nome tedesco deriva dal latino “niger” (nero) e non dal tedesco “Neger” (negro)», spiegano i gestori del rifugio su Facebook, ricordando la storia ormai quasi centenaria della Capanna Nera.

«Respingiamo qualsiasi forma di razzismo, xenofobia e discriminazione. Tutti sono benvenuti, indipendentemente dalla loro provenienza. Comprendiamo il disappunto e intraprenderemo delle iniziative per fare sì che il nostro tradizionale rifugio resti un luogo di accoglienza», conclude il post dei gestori, che sperano con le loro parole di poter scrivere la parola fine sulla vicenda.













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
la promessa

Kompatscher: «Adesso basta: stop a case costruite per i turisti» 

L’emergenza abitativa. La risposta del governatore ai sindacati: «Gli alloggi nelle nuove aree convenzionate solo per residenti stabili». I rappresentanti dei lavoratori: «La zona di ponte Roma resti produttiva». Il sindaco: «Bisogna ampliarsi nei centri limitrofi»


antonella mattioli

Attualità