la struttura comunale 

«Centro Pace, gestione sobria» 

Il direttore della Caritas, Valente: meno premi Nobel e più contenuti


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il Centro Pace che verrà? «Non sarà più la sagra dei premi Nobel». Lo dice Paolo Valente. Che aggiunge: «E a noi della Caritas non interessa tanto chi verrà a Bolzano ma cosa verrà a fare». Insomma, si cambia. Meno eventi e più "reti". Con l'Università, ad esempio. «E con chi si dà da fare con la convivenza dove è più difficile farlo, anche in Alto Adige», spiega ancora. L'idea è che la vocazione terzomondista del vecchio Centro Pace debba essere declinata adesso dentro questo schema: meno fughe all'estero e più voce a chi sta qui, dove non è che tutto fili liscio ma dove anche ci sono fior di esempi di "risoluzione pacifica dei conflitti". La decisione del sindaco, in sostanza, che dopo le tante polemiche sulle spese e sul ruolo di Francesco Comina e di Pax Christi fortemente strumentalizzate dalle opposizioni di centrodestra in municipio, sta facendo dunque compiere all'istituzione legata al Comune un mutamento di rotta che si preannuncia sensibile. L'affidamento alla Caritas diocesana, di cui Paolo Valente è direttore, del "marchio" Centro Pace dal 31 dicembre in poi, segna subito una sostanziale discontinuità con la precedente gestione. E il sindaco, dal canto suo, conta che tutto questo tolga alla questione la carica divisiva che ne aveva caratterizzato l'ultima fase, culminata con le polemiche seguite all'invito a Bolzano del controverso islamista Tariq Ramadan. Si amplia dunque il ruolo pubblico della Caritas. La quale, nei giorni scorsi, è stata ricevuta con tutti i suoi collaboratori dal vescovo. «Siate, nella nostra società, quel dito indice che aiuta tutti a guardare - ha detto Ivo Muser - e a non distogliere invece lo sguardo».

Valente, ci si chiede adesso quanto costerà al Comune questo Centro Pace "riformato".

«Nessun segreto. I numeri li ha la segreteria ma intorno ai 110mila euro. E la Caritas, come da statuto, ci metterà il 5%. Dunque l'ente pubblico ci finanzierà per il 95%».

C'erano state polemiche nei mesi scorsi sugli "stipendi" degli organizzatori del Centro Pace precedente. Adesso, assumerete qualcuno?

«Per la gran parte, all'organizzazione sarà delegata la nostra segreteria. Poi verranno comandati alcuni attuali collaboratori già impegnati con la Caritas su altri fronti . Probabile che, una volta capito meglio il livello dell'impegno, chiameremo una persona con contratto a tempo».

Ci avete pensato molto prima di accettare?

«Un po'».

E?

«Ci siamo chiesti: c'entra questo con la Caritas? Ebbene, si è pensato che i temi della pace, della povertà, del mondialismo, dei diritti umani sono già i terreni su cui operiamo. Poi siamo un organismo bilingue. Dunque, sì».

Cosa avete chiesto al Comune?

«Soprattutto autonomia. Sappiamo che c'è di mezzo la giunta comunale in questo incarico, ma ci teniamo ad essere garantiti nella gestione autonoma delle scelte. Non ci devono essere intromissioni politiche. Non ci saranno».

Negli anni scorsi Bolzano era stata invasa da premi Nobel.

«Ai Nobel penso sia più deputata la nostra Università. Anche come monte ingaggi. E già adesso posso annunciare che uno degli impegni che ci assumiamo è di intensificare molto la sinergia con l'ateneo e altre istituzioni culturali».

E dunque chi arriverà prossimamente?

«Domanda mal posta. Non ci si dovrà chiedere se mai arriverà qualcuno ma cosa avverrà. Quali contenuti».

E dunque quali?

«Non eventi ma percorsi. La nostra terra ha forti esperienze in tema di conflitti, anche gravi, ma pure di risoluzione di questi conflitti».

Esempi?

«Tra pochi giorni sarò a Gorizia. Ad un convegno tra sacerdoti e frati francescani italiani e sloveni. Ecco, chi più dell'Alto Adige può indicare la strada al mondo? Chi più di noi qui ha bisogno di condividere esperienze che magari non gli sono note ma le ha, per così dire, in casa?».

Con chi pensa di collaborare per approfondire tutto questo, per portare Bolzano al centro di questo dibattito su pace, guerra, diritti, povertà, immigrazione?

«Per primo le nostre risorse interne. Intendo quelle territoriali. Poi la Lub. E poi ancora persone e intelligenze da Trento e Innsbruck. E magari anche qualche Nobel».













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità