Chemio, il farmaco è finito L’Asl lo trova in 14 giorni 

Il caso. Paziente in cura al S. Maurizio: «Mi sono trovata senza le fiale per la terapia, terminate»  L’Azienda: «La mitomicina è introvabile in Italia ma ce l’abbiamo fatta. Nessun danno ai pazienti»



Bolzano. decine di pazienti in cura per cancro alla vescica in tutta italia sono rimasti senza farmaco - la stessa aifa (agenzia nazionale del farmaco) ammette le difficoltà a reperirlo - e nelle ultime settimane sono stati costretti a sospendere la terapia. é successo anche in alto adige ma - come fa sapere l’asl - il problema dopo un imponente sforzo è stato risolto.

La paziente racconta

Antonella Gecchele, 53 anni, trentina, in cura al San Maurizio, parla del suo calvario. «A fine giugno sono stata operata d'urgenza a Bolzano per tumore maligno alla vescica. Il primo ciclo di chemioterapia doveva essere di 7 infiltrazioni a seguire una visita di controllo e sulla base dell’esito degli esami, si sarebbe deciso la terapia successiva che comunque non poteva prescindere da un altro ciclo. Succede però che dopo la terza infiltrazione mi sospendono la terapia con una semplice telefonata dicendomi che il farmaco base, la mitomicina, era finito. Prima mi hanno chiamato per l’appuntamento, poi mi richiamano per dirmi che si erano sbagliati e che la fiala non era più disponibile».

Antonella si allarma e chiede di essere rassicurata: «Mi dicono che un’interruzione di terapia non comporta conseguenze negative, ma allora mi domando perché la chemioterapia è sostanzialmente obbligatoria se la si può sospendere o riprendere a piacere? Poi mi dicono che la mitomicina in Italia è difficile da reperire e che il San Maurizio è costretto a acquistarla all’estero e che stanno attendendo una fornitura di 15 fiale».

La paziente s’informa e viene a sapere che Enrico Rossi - presidente Regione Toscana - ha lanciato un appello proprio perchè manca mitomicina. «Il motivo della carenza? Non è chiaro se non che si tratta di un farmaco che all’estero verrebbe venduto ad un prezzo più alto rispetto a quello praticabile in Italia. Non solo, ma leggo anche che l’Azienda sanitaria di Trento ha contribuito all’emergenza sanitaria toscana con l’invio di 15 fiale... mi chiedo se a Trento c’è un’eccedenza di farmaco, non poteva mandarlo a Bolzano? Non penso di essere l’unica nelle mie condizioni... mi piacerebbe conoscere la situazione di altri pazienti».

L’Asl trova il farmaco

La soluzione però arriva. L’Asl fa sapere di essersi attivata immediatamente e di aver risolto un problema che esiste su tutto il territorio nazionale.

«Il Servizio farmaceutico dell’ospedale di Bolzano si è attivato immediatamente. Non appena si è evidenziata la carenza, abbiamo avviato le procedure per l’importazione del farmaco dall’estero richiedendo ad Aifa il nullaosta. Visto il protrarsi del rilascio del nullaosta, abbiamo sollecitato Aifa sia direttamente sia coinvolgendo l’assessorato. Non appena ottenuta l’autorizzazione siamo partiti con l’ordine ed il farmaco è giunto in ospedale martedì 23 luglio. Siamo rimasti senza mitomicina per soli 14 giorni, periodo che sicuramente non ha causato alcun danno ai pazienti che hanno avuto necessità di rinviare il trattamento.

In merito al suggerimento di avvalersi delle scorte disponibili a Trento, precisiamo che ad oggi non esiste un database che includa tutte le giacenze di farmaco di ogni singolo ospedale presente sul territorio nazionale e pertanto non vi era possibilità di sapere se a Trento vi fossero o meno scorte di mitomicina. Per avere tale informazione sarebbe stato necessario contattare ogni singolo ospedale nazionale senza alcuna sicurezza di ottenere un risultato favorevole vista l’emergenza in atto in tutta Italia».

Quindi l’Asl tranquillizza la paziente.

«Il tumore superficiale della vescica é una patologia ad alta incidenza nella nostra regione. Si tratta di una neoplasia fortemente legata al fumo di sigaretta e le recidive sono molto frequenti. Per ridurre il rischio, oltre alla sospensione immediata del fumo, viene consigliato di eseguire delle istillazioni endovescicali di mitomicina, per alcune settimane in seguito all´intervento chirurgico, secondo vari protocolli. La sospensione della terapia o la sua interruzione temporanea non comporta rischio di vita per i pazienti, in quanto si parla di una patologia superficiale a basso rischio, che viene tenuta costantemente sotto controllo mediante visite regolari. Comprendiamo lo stato d´animo dei pazienti, che vivono questo disagio, ma possiamo rassicurarli riguardo al fatto che questi ritardi non determineranno un aggravamento della loro patologia di base».















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