Con il Trio Melange rinasce per un giorno l’Orchestra di Cura

Un concerto ha dato visibilità al lavoro di due viennesi: stanno ricatalogando l’archivio della “Kurorchester”


di Gigi Bortoli


MERANO. Mattinata alla “Belle Epoque Meranese”, l’altro giorno nel giardino di Kallmünz. In un’atmosfera ovattata e baciata da un sole caldo, il Wiener Melange Trio, formato da Karl T. Kogler (primo violino), Elfriede Hallama (secondo violino) e Karheinz Dold (pianoforte), hanno dato vita ad un programma musicale d’altri tempi, strettamente legato a quelli che erano propri della “Kurorchester” della nostra città, la cui storia si è chiusa, paradossalmente, proprio col concerto che avrebbe dovuto rilanciarla, tenutosi in pompa magna al Kursaal il 30 marzo 1999. In realtà un’agonia che superò di poco il nuovo millennio prima della chiusura definitiva. L’altra mattina, dunque, è stato un po’ come incontrare dei suoni e delle melodie che eravamo, negli anni della giovinezza, abituati ad ascoltare sulle passeggiate alla Conchiglia. Con le Promenade rigorosamente chiuse da una poderosa catena. Non bisogna dimenticare che l’Orchestra di cura di Merano ha qualificato la vita culturale cittadina per 150 anni. Storia di ieri, certamente, ma che ha lasciato un poderoso repertorio, che proprio l’altra mattina si è rianimato riportando in luce anche delle straordinarie chicche, tutte meranesi o dei dintorni, da affiancare a classici come “Eine kleine Nachtmusik” di Mozart, accanto ad altre di Lehar, Haydn, Strauss, mirabilmente eseguite dal trio.

Si sono rianimate, dunque, anche canzoncine come “Die Glocken von Meran” di Georg Luksch (riportata in luce anni fa da una rilettura del Serafinan Quartet), ma anche le meno note “Ihr Glocken von Marling”, la “Erzherzog Ferdinand Karl Marsch” e un’altra meranese “Gruß an Meran”. Il merito di aver riscoperto gioielli va proprio a due dei musicisti esibitisi: Karl Kogler e Elfriede Hallama. Si sono fatti carico di mettere le mani nella mole di documenti dell’Orchestra di cura custodita all’Azienda di Soggiorno. Purtroppo, soprattutto in tempi piuttosto recenti, non sempre il materiale è stato catalogato con diligenza, soffrendo inoltre l’accumularsi del tempo e il succedersi di archivisti.

Due anni fa un caso fortuito – e fortunato – ha fatto incrociare la strada della coppia viennese, frequentatrice di Merano da lunga data, con l’archivio dell’Orchestra di Cura. Un incontro quasi predestinato. Con grande passione e investimento di tempo la coppia ha passato sotto la lente d’ingrandimento – e il lavoro non è ancora finito – tutta la documentazione. Ogni foglio è stato analizzato, classificato e catalogato, e successivamente inserito in una banca dati e infine conservato in speciali teche. Un lavoro incredibile, paziente e certosino. Un numero preciso non è ancora accertato, ma si stima si tratti di 6.000-7.000 pezzi.

Durante la catalogazione è emerso un dato di particolare interesse: tanti brani sono stati composti in omaggio a Merano e all’Alto Adige, altri ideati da meranesi e da sudtirolesi. Anche Franz Lenhart, celebre come pittore, si cimentò nel comporre e creare testi per le sue musiche.

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