La truffa

Contributi Covid truffaldini: al lavoro per scontare la pena 

Un commerciante e un artigiano avevano ottenuto 70 mila euro non dovuti. Ora restituiranno in parte e pagheranno il conto con la giustizia svolgendo opere socialmente utili


Mario Bertoldi


BOLZANO. Il primo gestisce un negozio nel quartiere Don Bosco, il secondo è un elettricista. Entrambi sono stranieri giunti a Bolzano per lavorare ed ora finiti sotto processo con l’accusa di aver ottenuto in maniera fraudolenta un sostanzioso aiuto economico dallo Stato nell’ambito degli incentivi a pioggia elargiti a sostegno dell’economia durante l’emergenza Covid.

I due, che vennero individuati a seguito di una serie di controlli da parte della Guardia di Finanza (e poi dell’Agenzia delle Entrate) in un primo tempo avevano negato e pensavano di poter resistere anche in sede di giudizio contro le contestazioni della Procura della Repubblica.

Ora invece hanno deciso un’altra strategia preferendo cercare un accordo con la pubblica accusa e con il giudice che garantisse una via d’uscita il più indolore possibile.

La strada scelta dagli avvocati difensori Marco Ferretti e Matteo Di Narda è quella della messa alla prova che prevede la possibilità (nei confronti di imputati incensurati) di chiudere la vicenda giudiziaria con un programma di lavori socialmente utili (curato dall’ufficio esecuzione penale esterna) con un iter che porta alla completa estinzione del reato.

L’ipotesi di reato contestata e di «indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (articolo 316 ter del codice penale) che punisce penalmente «chi ottiene contributi concessi dallo Stato mediante l’utilizzo di dichiarazioni e documenti falsi o attestanti cose non vere».

I due inquisiti rischiavano una condanna da sei mesi a tre anni. Ora entrambi gli inquisiti avrebbero trovato un’intesa tra loro per risarcire in buona parte il danno arrecato all’erario (cioè tra i 50 e i 60 mila euro) per poi estinguere il reato con servizi e lavori .

E’ destinato a restare in piedi, invece, un secondo procedimento legato a questa vicenda e che vede l’artigiano coinvolto accusato dal commerciante di estorsione. Il titolare del negozio ha infatti denunciato di essere stato vittima di un’ estorsione da parte dell’elettricista il quale gli avrebbe chiesto circa 15 mila euro che però, secondo l’artigiano erano dovuti a seguito di lavori effettuati all’impianto elettrico.













Altre notizie

Attualità