Crepet: più malati di web, che di gioco

Lo psichiatra: l’Alto Adige si accanisce contro l’azzardo. La Sapar: tuteliamo le macchinette legali



BOLZANO. Un convegno piuttosto monocorde, senza la presenza per così dire della controparte, ossia della politica, in primo luogo quella provinciale.

Stiamo parlando di “Gioco legale, parliamone a carte scoperte”, l’appuntamento tenutosi nel pomeriggio di ieri al Tis e organizzato dai gestori del gioco legale in Alto Adige.

Un approfondimento che sarebbe stato a 360 gradi se solo il primo attore altoatesino, ossia la giunta provinciale, fosse stata presente con i suoi rappresentanti. Così non è stato. A parte un acceso scontro fra lo psichiatra Paolo Crepet, noto volto televisivo, invitato dalla Sapar sul palco, che ha difeso a spada tratta la tesi secondo cui la ludopatia non esisterebbe in quanto malattia, e il bolzanino Cesare Guerreschi, fondatore del Siipac, che da due decenni è proprio impegnato nella cura delle malattie da gioco, il convegno è stato piuttosto piatto, o meglio omologato su una posizione univoca, chiarissima, enunciata dal presidente Sapar Raffaele Curcio.

Il gioco in Italia è sempre esistito, esiste, esisterà. Fino a un decennio fa le macchinette c’erano, erano uno stuolo e non erano in rete, ossia nessuno le monitorava. Ergo, il fenomeno era assolutamente fuori controllo. Poi si sono introdotte le new slot e le vlt, collegate ai Monopoli. E il gioco illegale è pressoché svanito. Ora, purtroppo, questa la tesi Sapar, il crescente proibizionismo, con il caso pilota di Bolzano che sta facendo scuola in Italia, si rischia di tornare indietro. Via le slot dai bar, sono arrivati i totem. Altrove, se le distanze dai luoghi sensibili saranno introdotte e fatte rispettare, ritornerà anche altro, comprese magari le bische clandestine. Anche le mafie, tutte, non vedrebbero l’ora che il gioco legale venisse se non eliminato almeno fortemente ridimensionato. Per guadagnarci loro, subentrando nel business.

Un punto di vista piuttosto originale, come detto, è stato espresso da Paolo Crepet. Che ha battuto soprattutto su due tasti. Primo: in Alto Adige prima di accanirsi contro il gioco d’azzardo e i suoi effetti negativi, occorrerebbero dei dati certi, scientifici, come vengono raccolti in altri stati europei, a partire dall’Olanda. Solo con quelli in mano si potrebbe conoscere la vera dimensione del fenomeno. E agire. Poi, partendo dall’assunto che la ludopatia, intesa come malattia da curarsi, non esisterebbe, perché si dovrebbe piuttosto parlare di problematiche varie legate al gioco, in primo luogo economiche e non certo fisiche e curabili dalla sanità, ha bacchettato la Provincia che, nei luoghi sensibili, ha inserito le scuole. «Ormai, i ragazzini giocano e scommettono online da qualsiasi tipo di schermo, sul quale trascorrono circa 7 ore al giorno».©RIPRODUZIONE RISERVATA













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