il caso

Divisi al 25 aprile, FdI si smarca: «Festa rossa» 

Coalizione. Il presidente Kompatscher parteciperà alle cerimonie: «Valori non negoziabili» Assenti «ma solo per impegni» Gennaccaro e Bianchi. Galateo si tira fuori: «Evento divisivo»



BOLZANO. Ieri, alla vigilia del 25 aprile, Marco Galateo ha dato una notizia: «Ho approvato un nuovo finanziamento per l’Anpi». Il leader dei meloniani che dice sì ai contributi per l’associazione dei partigiani? «Certo, sono un democratico». Ma poi c’è, oggi, la festa della Liberazione. E qui le questioni si complicano. Dice il vicepresidente della Provincia: «Se ci sarò alle celebrazioni? No, purtroppo sono via». Ma se fosse rimasto qui? «Allora, chiariamo. La Costituzione è un mio punto di riferimento. Penso che libertà e democrazia siano valori assoluti, che il fascismo ha negato», risponde Galateo. Detto questo? «Purtroppo la festa resta divisiva. C’è chi se l’è intestata e la gestisce a suo modo. La riempie di bandiere rosse e ha sempre teso ad escludere chi non le vedeva di buon occhio. E criticava certa retorica. Sa qual è la mia, anzi la nostra festa?». Prego: «Il 2 giugno. La festa della Repubblica e di tutti gli italiani». Dunque Arno Kompatscher se ne faccia una ragione. Martedì il presidente, sempre presente al 25 aprile, aveva chiarito: «I valori della democrazia non sono negoziabili». Anche per il suo vice, ma evidentemente non in presenza il 25 aprile.

È pronta, salvo impegni di lavoro, ad andare al Muro del lager invece, la sua compagna di partito Anna Scarafoni: «Lì, in quel luogo, ci sono sempre andata. Con il cuore o in presenza, anche se qualcuno che pretende che sia una sua esclusiva non ha gradito». E aggiunge, la consigliera di FdI: «Non sono fascista, sono una democratica e al Muro ci sono andata anche perché difendo Israele e gli ebrei». Ma poi c’è un ma: «Spero di non vedere bandiere rosse. E soprattutto di non scorgere bandiere palestinesi. Ecco, questo uso strumentale delle manifestazioni del 25 aprile per ribadire l’odio nei confronti di Israele rischia di tenermi ancora lontana». E la Lega? Christian Bianchi non ha incertezze. Non ci sarà, oggi, solo perché impegnato in altri ambiti, ma tiene a dire che la sua vicinanza ai valori e alla festa stessa è senza equivoci. «Come sindaco di Laives», dice l’assessore provinciale (Lega-Uniti), «ho sempre partecipato con convinzione alle cerimonie per dieci anni. E lo farò anche in futuro. Onorando il 25 aprile e i suoi valori». Niente a che vedere, insiste, con le «presunte polemiche» sulla partecipazione o meno di esponenti della sua coalizione. Il primo 25 aprile con il Fratelli d’Italia al governo dell’Alto Adige trova la giunta non proprio compatta nonostante i richiami espliciti del Landeshauptmann. Anche Ulli Mair (Freiheitlichen) è fredda. Ma lei, l’assessora alla Sicurezza, non ha mai cambiato idea sulla questione.

Come Alessandro Urzì. In questi giorni il parlamentare di FdI è a Roma: «Arriva in aula l’autonomia differenziata, non ce la faccio a muovermi». Se non avesse avuto questa agenda, invece? «Se il 25 aprile si andasse solo al muro del Lager, nessun problema. Ho una storia di infiniti pellegrinaggi ad Auschwitz, Birkenau, Beresin, la risiera di San Sabba». Da quei luoghi, cosa ha tratto? «L’orrore per le dittature. Ma anche, guardando al dibattito politico che scatta automatico una settimana prima del 25 aprile, l’uso strumentale dei riti cerimoniali, il loro carattere divisivo. E ho osservato sempre molte più bandiere con la falce e il martello, simboli di altre dittature, che quelle nazionali». Urzì, come Galateo, non ha dubbi: «Io festeggio sempre il 2 giugno. La festa della Repubblica è la festa di tutti gli italiani. Anche la mia». Per dire quanto la data di oggi colga la nuova giunta provinciale e la maggioranza che la sostiene in ordine che più sparso non si può, ecco Angelo Gennaccaro (La Civica). L’assessore regionale si trova a Palermo in questi giorni per la “partita del cuore” ma con il cuore sarà a Bolzano: «Per me il 25 aprile è la festa che non divide, ma unisce, che ama e non odia. Che supera il conflitto e chiede cooperazione tra tutte le forze politiche». La vuole inclusiva, «e non divisiva come lo fu il fascismo. Una festa di tutti, e tutti coloro che si sentono fortemente italiani dovrebbero sentire propria». Il risultato, tra sì, no e ni è che oggi al muro e alle cerimonie tra Comune, cimitero e piazza Adriano, della nuova giunta è probabile sarà presente il solo Arno Kompatscher. P.CA.

 













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