Crisi, esplode la cassa integrazione

Nei primi due mesi del 2009 oltre 440 mila ore: in tutto il 2008 erano state 380 mila. Oggi nuovo vertice in Provincia, ma sindacati e imprenditori chiedono misure concrete


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Oltre 440 mila ore di cassa integrazione in due soli mesi. La crisi è esplosa in tutta la sua forza anche in Alto Adige. Basta pensare che nell'intero 2008 le ore di cassa integrazione erano state 380 mila, e un anno prima 177 mila. Rispetto ai primi due mesi dello scorso anno (60.479 ore di cassa integrazione), l'aumento è stato di oltre il 700%. Aumentate del 40% anche le domande per i sussidi di disoccupazione. Oggi nuovo vertice in Provincia, ma le categorie chiedono che finalmente si passi dalle parole ai fatti. Questa mattina in Provincia l'assessore al lavoro Barbara Repetto ha convocato sindacati e categorie economiche per un vertice sullo scudo anti-crisi.

Ci sarà anche Antonio Giuseppe Morciano, direttore provinciale dell'Inps, che presenterà gli ultimi dati relativi a cassa integrazione e sussidi di disoccupazione. Dati che confermano come la crisi sia arrivata anche in Alto Adige. Eccoli: nel 2007 le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate dall'Inps in Alto Adige erano state 177.683. Nel 2008, con la crisi che si era già fatta sentire negli ultimi mesi dell'anno, le ore di cassa integrazione ordinaria complessivamente autorizzate erano state invece più del doppio rispetto all'anno prima, ovvero 380.312. Per capire la situazione attuale, basta pensare che a gennaio e a febbraio - e quindi in soli due mesi - le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 441 mila (negli stessi due mesi del 2008, erano state soltanto 60 mila). Se, come pare inevitabile, questa tendenza sarà confermata, nel primo trimestre del 2009 si supereranno le ore di cassa integrazione autorizzate nel biennio 2007-2008. Meno drammatico, ma ugualmente preoccupante, l'aumento delle richieste presentate all'Inps per i sussidi di disoccupazione: nel 2007 erano state 16 mila, nel 2008 hanno invece superato quota 22 mila con un incremento del 40%. Morciano porterà avanti una richiesta che farà discutere: «Il problema - afferma il direttore dell'Inps - va affrontato alla radice. Nel nostro sistema ci sono soggetti ipergarantiti e altri che invece non hanno quasi tutele. Questi ultimi sono soprattutto i giovani ed è su questo che bisogna lavorare, attuando una redistribuzione dei redditi».

I sindacati hanno pronta una lunga lista di proposte. Ne elenca alcune Toni Serafini, segretario provinciale della Uil: «La priorità dev'essere quella di difendere il lavoro: no ai licenziamenti, sì all'utilizzo degli ammortizzatori sociali, alla riduzione dell'orario del lavoro e ai contratti di solidarietà. Alla Provincia, ai Comuni e a tutte le società di emanazione pubblica chiediamo di stabilizzare i precari, alle banche di riaprire i rubinetti del credito alle imprese e alla Provincia di dare degli aiuti economici a quelle categorie di lavoratori, come i precari, che non godono degli aiuti garantiti dagli ammortizzatori sociali. Va inoltre rivisto il settore del commercio: serve una liberalizzazione completa per ridare slancio alla concorrenza e far abbassare i prezzi».

Dall'altra parte ci sono le imprese. Udo Perkmann, direttore di Assoimprenditori, non risparmia una frecciata alla Provincia: «La politica sta sottovalutando la crisi. Le nostre richieste le avevamo già presentate a metà ottobre e ora ci ritroviamo di nuovo tutti qui a discutere. Possibile che Obama sia riuscito ad approvare un pacchetto congiunturale da 780 miliardi di dollari in poche settimane e noi non riusciamo a portare avanti una manovra di decine di milioni di euro in cinque mesi? Le nostre priorità sono sempre le stesse: via l'Irap, che penalizza soprattutto le imprese che occupano più lavoratori, sospensione della tassa di costruzione e degli oneri di infrastrutturazione a carico delle imprese, riduzione dei tempi per la concessione dei contributi».

Preoccupato anche Paolo Pavan, direttore di Confesercenti: «Passato il periodo natalizio e quello delle svendite, ora la crisi dei consumi ci sta colpendo in pieno. È incerta la sopravvivenza di molte piccole attività commerciali, alla Provincia chiediamo di rivedere il piano per la grande distribuzione: per ogni nuovo posto creato nella grande distribuzione, se ne perdono tre nel commercio tradizionale».













Altre notizie

Attualità