Deeg: «I nidi? È tempo di correggere l’offerta»

«Le famiglie vogliono servizi su misura, più pedagogisti e maggiore flessibilità» Critico l’ex assessore Gallo: «La strategia provinciale è assurda: bisogna opporsi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. L’assessore provinciale Waltraud Deeg sui «nidi» non molla di un centimetro e non si dice affatto stupita della chiusura di tre sezioni a Bolzano (una a Casanova, una in via Milano e una in via Parma). «Le famiglie, ormai, cercano un servizio su misura. Il rapporto tra numero di utenti e pedagogisti, ad esempio, premia le microstrutture, al pari della flessibilità. I nidi garantiscono un servizio di alta qualità, ma devono fare uno sforzo supplementare e correggere in parte la loro offerta». A Bolzano, in particolare, viene fortemente criticato l’assegno di 200 euro alle famiglie, per una somma complessiva di oltre 35 milioni, che potrebbe essere reinvestita proprio per far funzionare meglio i nidi e ridurre le tariffe. «Difendo strenuamente anche questa erogazione finanziaria, prevista anche dal modello francese o tedesco. Le famiglie nel sociale vanno supportate anche economicamente, come accade ad esempio anche per l’assegno di cura. Il nostro modello è all’avanguardia».

A Bolzano, ma anche a Merano, Laives e Bressanone, c’è chi teme (molto) l’aumento delle tariffe dei nidi ipotizzato da gennaio 2017. Il numero delle iscrizioni, infatti, potrebbe crollare. Oggi, ai nidi, la tariffa è giornaliera (da 7 a 17 euro per 8 ore e da 8,75 a 21,25 euro per 10 ore), mentre per microstrutture e Tagesmütter la tariffa è oraria (3,65 euro l’ora). Se dovesse passare l’idea dell’unificazione delle tariffe - a cui Bolzano si oppone fortemente - altri nidi pubblici rischierebbero di chiudere. Tra i più critici sull’argomento c’è anche l’ex assessore comunale Luigi Gallo: «Il lento ma costante tentativo di depotenziare se non chiudere il sistema dei nidi pubblici sta ottenendo il suo risultato nefasto. La politica dei soldi in contanti alle famiglie (i famosi 200 euro mensili provinciali) crea un mercato, mentre contemporaneamente si vogliono aumentare ancora le tariffe dei nidi portandole a livelli inaccettabili. Già negli ultimi anni la Provincia non ha più finanziato le spese di costruzione ai Comuni per i nuovi nidi. Inoltre è stata portata a due anni e mezzo l'età per andare all’asilo. Insomma un mix micidiale e mirato per distruggere un'esperienza educativa importante per l'infanzia. Con i 36 milioni che si danno a pioggia alle famiglie si potrebbero abbattere le tariffe dei nidi pubblici, garantire un servizio educativo strategico per le famiglie e consentire maggiore autonomia alle mamme. Ma il progetto storico della Provincia purtroppo procede. Opporsi è necessario».

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