Divorzi lampo, in un anno oltre 900

Si può fare anche senza avvocato. Coinvolti oltre 500 minori


di Alan Conti


BOLZANO. Divorziare è diventato più semplice e gli altoatesini non si sono fatti cogliere impreparati. Il discorso, ovviamente, è puramente normativo e non sentimentale ma le novità introdotte per accorciare i tempi del divorzio hanno avuto i primi effetti. Sono 900, infatti, le pratiche avviate e concluse nel 2016 a fronte delle 751 calcolate dall’Astat nel 2015 e delle 473 del 2014. Un trend in forte crescita che, in realtà, ha un’origine soprattutto giuridica e non indica una particolare crisi dei matrimoni altoatesini. «Le nuove regole - puntualizza la direttrice dell’Agenzia Provinciale per la Famiglia Gudrun Schmid - hanno ristretto l’intervallo di tempo che deve intercorrere tra la separazione e il divorzio da 3 anni a 6 mesi. In molti hanno deciso di approfittarne». Oltre a questa misura il 13 settembre 2015 è entrata in vigore una riforma nazionale che permette agli ex coniugi di presentarsi davanti ad un legale per la negoziazione assistita oppure direttamente negli uffici del Comune dove si sono sposati senza avvocato. In entrambi i casi ci deve essere un accordo totale che viene ratificato come se fosse la sentenza di un tribunale, ma nel secondo caso è necessario che tra i due contraenti non ci siano trasferimenti patrimoniali nè figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti. In ogni caso lasciarsi è diventato più facile e la tenuta delle coppie non è incoraggiante. «Un matrimonio su quattro è destinato a rompersi - continua Schmid - e ci siamo accorti che, statisticamente, i più duraturi sono quelli celebrati in chiesa».

I numeri dicono anche che sono 500 i minori che ogni anno devono affrontare questa situazione (ne parliamo più diffusamente nell’articolo sotto, ndr). Nel 75% dei casi sviluppano qualche problema collegato a questo trauma. Il 30% delle rotture, inoltre, avviene con un figlio tra i due ex coniugi. Rimanendo nell’ambito statistico del fenomeno ecco che per mille abitanti l’incidenza dei divorzi è passata da 10 a 15,2 mentre quella delle separazioni è scesa da 13,2 a 12,2. Al netto delle modifiche normative, dunque, l’andamento è piuttosto regolare. I matrimoni nel 2015, invece, sono stati 2.103.

L’Agenzia per la Famiglia, comunque, ha messo a punto una brochure dedicata a questo difficile passaggio intitolata «Per rimanere una famiglia - come affrontare crisi, separazione e divorzio». Un volume sviluppato nell’ambito del progetto “Famiglie più forti” che affronta il tema da diversi punti di vista. Ieri c’è stata la presentazione alla stampa. «Cerchiamo di avere un approccio che sia anche preventivo - queste le parole dell’assessore provinciale Waltraud Deeg - perché molti rapporti si possono salvare. Nei casi in cui il divorzio sia inevitabile, però, è giusto attivarsi per fare in modo che sia meno doloroso possibile per tutti. Con un’attenzione particolare ai bambini».

Nella pubblicazione si trovaanche un elenco delle cause più comuni che portano alle crisi ed alle separazioni. Al primo posto c’è l’individualismo nelle relazioni prima della scarsa disponibilità al dialogo. Problematica è anche l’intrusione delle famiglie di provenienza così come la nascita di un figlio richiede nuovi equilibri non semplici da trovare. Le differenza culturali possono essere un ostacolo nelle coppie che hanno differente bakground sociale mentre per tutti la routine può essere una trappola. Chiudono il quadro le relazioni extraconiugali, l’indebitamento e la sindrome da “nido vuoto” quando i figli diventano grandi e lasciano casa. Tra le cause più recenti si può menzionare anche l’uso smodato dei social network, che porta (indirettamente) ad una delle cause principali di rottura .

Paradossalmente, però, proprio i nuovi sistemi di comunicazione possono rivelarsi importanti alleati nel mantenimento dei rapporti. «Se ci sono dei figli possono essere utili nell’instaurare una relazione pacifica tra i genitori divorziati».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità