Dopo le frane, la statale 12 riapre

Una giornata di lavoro ieri per sgombrare gli 8 mila metri cubi caduti in tre smottamenti sabato sera



VAL D’ISARCO. È stata necessaria un’altra giornata di lavoro, ieri, dopo quella di domenica, per liberare la statale 12 del Brennero dalla montagna di sassi e terra scivolati a valle sotto la pioggia di sabato sera, confluiti in tre frane all’altezza della diga di Funes. La riapertura è avvenuta alle 19 di ieri, a senso unico alternato, dopo che il Servizio strade Salto-Sciliar, con varie ditte, i tecnici dell’Agenzia provinciale della Protezione civile e i vigili del fuoco di Chiusa, ha tolto dalla carreggiata fra gli 8 e i 10 mila metri cubi di materiale. “Sgombero e pulizia hanno riguardato ovviamente la statale - ha spiegato il geometra del Servizio strade Marco Losso - ma anche i guard rail e alcuni ponticelli, dove terra e arbusti si sono accumulati e incastrati, e i ruscelli a monte, intasati anch’essi di materiale”.

Sulla statale tra Chiusa e S.Pietro Mezzomonte, sono stati impiegati 12 camion, tre escavatori e due pale gommate. L’assessore provinciale Florian Mussner, competente per la rete stradale, ha ringraziato “gli operatori del Servizio strade e le decine di persone che hanno fornito il loro aiuto”.

Intanto, sembra chiarito che gli smottamenti siano stati innescati dall’acqua tracimata dai fossi per la raccolta idrica a ridosso dei vigneti. Erosi gli argini, l’acqua ha portato con sé quello che ha incontrato nella discesa. Una discesa che formando le tre frane ha bloccato 21 persone chiuse in 7 auto e poi salvate dai pompieri di Chiusa, Tiso, Velturno e S.Pietro Mezzomonte.

“Tornando domenica, in giornata, a recuperare la mia Fiat 500 mi sono resa conto di quanto era successo e di quanto sarebbe potuto accadere”. Cristina Corbetta, insegnante di Bressanone, era con la figlia in uno dei veicoli intrappolati: “Sabato sera, al buio e con la pioggia torrenziale - racconta - dai finestrini vedevamo solo fango e detriti. Con la luce e i segni lasciati dagli smottamenti, ho capito che siamo passate in auto sopra la colata di terra della prima frana e non so come abbiamo potuto farcela a vincere la forza del fiume di melma”. Dopo che tutto è andato per il verso giusto, dopo che sono state recuperate le auto che tanti davano per perse e le cose all’interno (“Domenica ho visto le prime foto della frana e ho pensato che la mia Fiat fosse sotto quei mucchi di terra”), Cristina Corbetta capisce “che rischio abbiamo passato. Provando a uscire dall’abitacolo, l’acqua arrivava alle caviglie e il buio ci sconsigliava di avventurarci chissà dove. Per fortuna sono arrivati i pompieri e un contadino ci ha accolti nel suo maso”.©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità