Dorfmann: «Venderemo metà sede della Svp»

L’europarlamentare: presa una decisione di principio per risanare i conti I locali di via Brennero sono troppo grandi «per le attuali esigenze del partito»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La Svp sembra essersi finalmente decisa. Venderà una parte della storica sede di via Brennero, in una zona di assoluto pregio e dove possono anche essere realizzati appartamenti, per risanare i suoi conti e per non continuare a pagare spese di condominio esorbitanti per un immobile utilizzato solo in minima parte. Una decisione di principio, come conferma l'europarlamentare Herbert Dorfmann (che si occupa del bilancio del partito), è stata presa nel corso di una riunione in via Brennero.

È arrivato il momento di vendere i gioielli di famiglia?

«Diciamo che non ha più senso mantenere l'attuale sede. È troppo grande per le nostre esigenze: ai tempi d'oro c'erano 25 dipendenti e adesso sono più o meno la metà. Per comunicare devono fare, in alcuni casi, decine di metri. Sono cambiati i tempi».

E c'è la necessità di risanare i conti...

«Sì, pure quello. Anche se il bilancio 2015, se sommiamo i conti del partito e quelli della fondazione, è più o meno in pareggio. Per il passivo accumulato negli anni passati certo dobbiamo pagare i mutui accesi con le banche».

E l'esposizione verso le banche è di alcuni milioni di euro.

«Si, è vero. Ma abbiamo varato un piano di ammortamento pluriennale, al quale stiamo ovviamente tenendo fede nell'ambito di un progetto di risanamento complessivo».

Quanto avete incassato lo scorso anno dal due per mille?

«In un anno siamo passati da 10 a 100 mila euro. E in un bilancio di circa 2 milioni di euro, fondazione compresa, non è poco».

Che peso hanno nel bilancio i soldi delle tessere?

«Molto importante. Siamo nell'ordine di un terzo del totale, a fronte di circa 40 mila soci».

Niente a che vedere con i tempi d'oro.

«Come tutti i partiti abbiamo pagato il 2014, un anno nel quale molti cittadini hanno perso la fiducia nella politica per la questione vitalizi, salvo poi tornare ad affidarsi alla Svp, a cui si deve molto per tutte le conquiste legate all'autonomia. Poi c'è stata una ripresa, anche nelle tessere».

La stessa sfiducia c'è oggi nella Comunità Europea. Come andrà a finire?

«Ero e resto un europeista convinto. Uscire dall'Europa oggi non conviene a nessuno. I messaggi veicolati dai contrari, in Gran Bretagna, tra l'altro non sono veri. Più che le conseguenze finanziarie, nel breve-medio periodo, mi preoccupano quelle politiche. I primi ad avere problemi sarebbero gli altoatesini - e sono molti - che vivono e lavorano a Londra. Non avrebbero più gli stessi diritti degli inglesi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità