Durni benedice gli Alpini: «Alla sfilata ci sarò anch’io»

Il presidente: «Nel 2009 dicemmo di no per non sovrapporci all’anno hoferiano. Adesso abbiamo detto subito di sì»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Un vero colpo di teatro, da consumato attore sulla scena politica altoatesina. Alla presentazione ufficiale dell’adunata nazionale degli alpini, il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder ieri ha messo piede (dopo anni annorum di assenza) nell’aula del Consiglio comunale di Bolzano. A conferenza stampa già iniziata da qualche minuto, per calamitare a dovere l’attenzione. In pochi se lo aspettavano. Ancor meno ci si aspettava le sue parole, inequivocabili: «Nel 2009 dicemmo di no per la coincidenza con il bicentenario hoferiano, ma per l’adunata nazionale del 2012 abbiamo detto subito un sì convinto. Non sono più gli anni Sessanta, quando in Alto Adige nei confronti degli alpini c’era diffidenza, quasi odio. L’Alto Adige, grazie all’autonomia, ora è cambiato. Oltre che più ricco, allora eravamo poveri, è anche più aperto: un modello di convivenza europea. Gli alpini sono i benvenuti. Spero che i nostri siano tolleranti e che, da parte di chi viene da fuori, non si verifichino abusi». Insomma, una sorta di do ut des: sfilate pure, ma rispettate le nostre specificità.

Annuncio a sorpresa. Raggiunto telefonicamente nel pomeriggio, il presidente, a scanso di equivoci, a precisa domanda ha risposto: «All’adunata sarò presente anch’io, in prima fila col resto delle autorità. Non ci starò magari per tutta la domenica, perché la sfilata durerà molto a lungo, ma per qualche ora sarò fra gli spettatori. Perché, avevate dei dubbi?».

Dubbi leciti. A dire la verità, nutrire dubbi era piuttosto lecito, anche perché soltanto l’anno scorso il presidente era balzato agli onori delle cronache nazionali in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Non sentendosi italiano, non aveva partecipato alle celebrazioni ufficiali. Né in Alto Adige, né nella Capitale, né altrove.

L’appoggio del sindaco. Stavolta invece, come ha sottolineato ieri il sindaco Luigi Spagnolli, «Durnwalder ha interpretato nel modo giusto questo evento. Del resto non c’era dubbio, perché ha sempre sostenuto che era giusto che Bolzano si candidasse e che, se otteneva l’assegnazione, organizzasse l’adunata nazionale. Così è stato e lui mantiene la sua parola». Però, ha proseguito il sindaco, «al di là di tutto, credo che Durnwalder sia convinto che questo evento sia una tappa importante nell’ambito del processo di convivenza, che è un processo sempre in itinere. La convivenza non si raggiunge mai, si costruisce giorno per giorno. E si costruisce anche organizzando l’adunata nazionale degli alpini». Il sindaco, per l’11, 12 e 13 maggio, non nutre timori. «Ci sono persone che hanno in animo di utilizzare questa occasione per far valere le loro idee; spero che tutto questo avvenga in modo corretto, in maniera da non creare provocazioni che non gioverebbero a nessuno. Viviamo in una città democratica ed è giusto che ognuno abbia l’occasione di mostrare ciò che pensa. Ovviamente, però, senza offendere gli altri. Questo è lo scopo che ci prefiggiamo noi, anche quando eserciteremo il controllo, che ci sarà, su quelli che parteciperanno alla festa».

Occasione da non perdere. Per quanto riguarda i cittadini di lingua tedesca, «ma anche quelli di lingua ladina, italiana e anche gli extracomunitari che vivono a Bolzano, se vogliono partecipano alla festa, altrimenti fanno a meno. Dico solo che chi non partecipa perde un’occasione». Se poi qualcuno dovesse chiedersi per quale motivo un bolzanino di lingua tedesca dovrebbe partecipare all’adunata, il sindaco risponde con quattro, semplici parole: «Perché è una festa».

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