Ex Memc, la crisi colpisce tutta la frazione di Sinigo

Sono 157 le famiglie che, ogni giorno, devono cercare di far quadrare i conti I commercianti: «La situazione è pesante, noi cerchiamo di venirgli incontro»


di Ezio Danieli


MERANO. Sono 157 gli operai (la maggior parte dei quali abitanti a Sinigo) da mesi senza stipendio. E con la cassa integrazione bloccata. La Solland Silicon vive un momento difficile. C'è il rischio, fondato, che possa chiudere il reparto del policristallo visto che stanno venendo meno, un po’ alla volta, le speranze che il nuovo proprietario aveva messo (troppo in fretta) della ripresa dell'attività produttiva. Massimo Pugliese ha messo in gioco anche il futuro di Sinigo.

Nella frazione la vita sociale è fortemente compressa, anche il commercio risente della crisi che attanaglia la Solland Silicon. Non si intravedono, purtroppo, vie d'uscita praticabili. Diffusa la preoccupazione. Dice Giusto Savio. «La frazione ha sempre avuto nella ex Montecatini un punto di riferimento importante per costruire il suo futuro. Sono stati fatti passi importanti per la crescita. Poi sappiamo tutti come è andata a finire».

«Il passaggio dalla SunEdison alla Solland Silicon è stato un errore, grave. Si sapeva, un po' tutti, chi fosse Massimo Pugliese e quale curriculum avesse. Non vado a cercare colpe, mi dispiace molto per la situazione venutasi a creare e per le difficoltà dei lavoratori. Mi dispiace anche per Sinigo che sta perdendo la sua identità sociale oltre che quella commerciale, viste le difficoltà che persistono», ancora Savio.

Dietro il bancone del bar Vittoria, in piazza Vittorio Veneto, c'è Paola Zampieri: «Siamo passati dalla padella alla brace con il nuovo proprietario della Solland Silicon e con le sue promesse non mantenute. Penso, esprimendo loro la mia solidarietà, agli operai che sono attualmente in difficoltà per gli stipendi non ricevuti e per la cassa integrazione bloccata dall'Inps».

«Io penso che qualcuno di loro, i più giovani, dovrebbero cercare un'altra occupazione. Ma non è facile, anche perché la fabbrica di Sinigo, oltre che garantire una buona retribuzione, è sempre stata un simbolo per il paese. I disagi, in conseguenza dei guai provocati da Pugliese, si ripercuotono anche sul fattore commerciale di Sinigo dove 157 famiglie devono fare i conti per il pane ed il latte. Hanno inoltre la necessità di acquistare lo stretto necessario per vivere: e lo debbono fare cercando di risparmiare il più possibile», sottolinea Zampieri.

Di giro di affari parla anche Aiace Casamassima titolare di un negozio di biciclette in via Nazionale. «Non mi posso lamentare visto che è rimasto quello del passato. Fra i miei clienti abituali ho anche doversi lavoratori della fabbrica. A loro concedo delle agevolazioni perché so dei problemi che hanno. Ho deciso di venire incontro alle loro esigenze. Certo che una situazione come quella che stanno vivendo è drammatica: non hanno lo stipendio, non hanno neppure l'aiuto della cassa integrazione e nessuna prospettiva per il futuro. Certo che la scelta di cedere il policristallo a Pugliese è stata quantomeno affrettata», evidenzia la commerciante di biciclette.

Anche il parroco di Sinigo don Gianni Facchetti segue la vicenda della Solland Silicon con attenzione: «Mi dispiace per la vicenda che riguarda i lavoratori e sono vicino a loro».

«Nei prossimi giorni deciderò cosa fare di concreto per aiutarli in qualche modo: so di gente alle prese con il bilancio familiare che non riesce proprio a far quadrare. Ne parlerò con il comitato parrocchiale e di sicuro qualcosa di concreto riusciremo a fare. E tutta la frazione che è attenta alla problematica», spiega il parroco. Una problematica che è «esplosa» per l'ennesima volta di recente. E che rischia di avere pesanti ripercussioni. A Sinigo e anche a Merano.

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