Bolzano

Figlia colpita a cinghiate, i genitori sotto processo

Prosegue il processo a carico di un professionista e della moglie al tribunale di Bolzano



BOLZANO. Era stata la figlia a denunciare direttamente ai carabinieri un presunto “menage familiare” molto pesante, che era anche finito al vaglio dei servizi sociali. Ieri la giovane donna, a distanza di tre anni, è stata chiamata a deporre in aula nel corso del processo avviato davanti al giudice Stefan Tappeiner e ha cercato in qualche modo di ridimensionare la portata delle proprie dichiarazioni.

La nuova presa di posizione della teste non ha però risolto il problema sotto il profilo processuale. I genitori della giovane, infatti, sono inquisiti con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, reato perseguibile con procedura d’ufficio. Dunque anche l’eventuale decisione della figlia di ritirare la denuncia-querela dell’epoca non avrebbe potuto fermare il processo.

Dopo l’ultima udienza restano comunque agli atti le dichiarazioni rese dalla denunciante, che ha ammesso di aver illustrato, all’epoca, una situazione più pesante di quella reale.

Il processo ha portato sul banco degli imputati entrambi i genitori, cioè il patrigno e la madre, che stanno affrontando il processo con l’assistenza legale dell’avvocato Marco Ferretti.

Il legale ha innanzitutto contestato la sussistenza stessa del reato, in quanto gli episodi raccontati dalla figlia (ed ora in parte ritrattati) non sarebbero avvenuti con continuità. Si tratta infatti di un reato abituale, in quanto le condotte poste in essere dal soggetto attivo possono essere irrilevanti giuridicamente (se considerate singolarmente), ma divengono illecite a seguito del loro protrarsi nel tempo. Infine, per la configurazione dei maltrattamenti in famiglia, è richiesto il dolo generico, ovverosia la coscienza volontà di ingenerare nella vittima, con il proprio comportamento, una serie di conseguenze negative.

Tutte situazioni che, secondo l’avvocato difensore, non si sarebbero verificate nel caso in questione. E’ quanto è emerso anche in occasione della deposizione in aula del patrigno (un professionista) che ha rivelato una presunta condizione di instabilità di carattere psicologico da parte della figlia denunciante.

L’udienza è stata rinviata ad aprile per permettere l’audizione anche di un operatore dei servizi sociali che al momento della presentazione della denuncia si era occupato del caso verificando di persona la situazione all’interno del contesto familiare.

I problemi sarebbero stati legati ad un periodo particolarmente critico della donna che avrebbe alzato le mani nei confronti delle figlie. E’ nei confronti della donna che sono rimasti in piedi alcuni degli episodi contestati.

La madre in alcune occasioni avrebbe addirittura utilizzato una cinghia per infliggere alla figlia più grande maggior dolore per effetto di quelle che risultavano vere e proprie frustate. Un sistema di “correzione” in ambito familiare molto pesante.

E’ su questo punto che il giudice intende ascoltare la testimonianza (a questo punto decisiva) dell’operatore dei servizi sociali.













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