Fondi riservati, Durnwalder rischia un nuovo processo 

La Procura generale in Cassazione ha chiesto la ripetizione del giudizio in relazione alle compensazioni tra crediti per anticipazioni e spese private 


La Procura generale ha chiesto di annullare la doppia assoluzione di Luis Durnwalder la gestione dei cosiddetti fondi riservati. La richiesta riguarda un unico capo d’imputazione e cioè il sistema di compensazione che l’ex goernatore aveva ideato


BOLZANO. La Procura generale ha chiesto di annullare la doppia assoluzione di Luis Durnwalder per la gestione dei cosiddetti fondi riservati. La richiesta riguarda un unico capo d’imputazione e cioè il sistema di compensazione (tra presunti crediti vantati per anticipazioni di rappresentanza e spese personali) che l’ex governatore aveva ideato. Si tratta del capo d’imputazione più insidioso per l’ex governatore che sia in primo grado che in appello se l’era cavata grazie alla mancanza di dolo emersa dalla sua condotta. Una valutazione che la Cassazione ha ammesso solo per le altre contestazioni inserite nel capo d’imputazione. Il discorso ha un preciso fondamento giuridico. Nessuno - è bene sottolinearlo - ha mai asserito che l’ex governatore si fosse indebitamente intascato parte delle somme che aveva annualmente a disposizione. Il problema è formale. E la forma in diritto può anche diventare sostanza. Per la gestione del fondo, Durnwalder deve rispondere di peculato. Da un punto di vista strettamente giuridico il peculato è un «reato istantaneo a dolo generico» che significa che non è richiesto un fine particolare e ulteriore perché il fatto rappresenti un reato. In altre parole il reato di peculato si consuma nel momento stesso in cui un pubblico ufficiale si appropria o utilizza per scopi privati del denaro pubblico. Secondo dottrina, dunque, se l’ex presidente Durnwalder ha utilizzato i soldi del fondo riservato per pagare il proprio canone della televisione avrebbe commesso reato (per l’appunto peculato) a prescindere dal calcolo di possibili compensazioni per presunti crediti. In sostanza Durnwalder avrebbe dovuto ottenere personalmente il rimborso (per i soldi anticipati) per poi far fronte alle proprie spese personali con i propri soldi.

Il concetto giuridico sul peculato «reato istantaneo» era già stato richiamato dalla Procura nei due giudizi di merito. Anche in secondo grado la Corte d’appello aveva però rilevato che i criteri di utilizzo del fondo da parte dell’ex governatore Durnwalder non erano certo legittimi arrivando però alla conclusione che l’ex presidente andava comunque assolto perchè avrebbe sempre agito in buona fede. A tal proposito i giudici sia di primo che di secondo grado non individuarono negli atti del processo la prova che l’ex governatore fosse consapevole dell’antigiuridicità del sistema. Oggi la Cassazione renderà noto il suo verdetto. Se l’assoluzione per le compensazioni sarà annullata, Durnwalder dovrà subire un nuovo processo d’appello, limitatamente alla condotta dal 2008 in poi in quanto i fatti precedenti sono già prescritti. (ma.be.)

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