Frecciargento, è caccia agli attentatori

Gli inquirenti stanno passando al setaccio le immagini. Il “modus operandi” è lo stesso utilizzato dai «No-Tav» in val di Susa


di Alan Conti


BOLZANO. Fotogramma per fotogramma. Ogni singolo volto analizzato nel dettaglio. Non si trascura nulla nelle indagini che Digos, Procura e carabinieri stanno conducendo sull’attentato che l’altra mattina ha visto comparire sei bombe molotov all’interno del locomotore del Frecciargento che avrebbe dovuto prendere la strada per Roma alle 7.11 di sabato. Attività investigativa di quelle particolarmente impegnative perchè i protagonisti hanno dimostrato di avere una certa accortezza e ciò rende ancora più difficile dare loro un volto e un nome. Dall’uso di un righello per tracciare le lettere del cartello con la parola “esplode” lasciato vicino al treno alla mancata presenza di qualunque impronta significativa: tutto sembra studiato a tavolino.

Ci vorrà del tempo, dunque, per capire esattamente cosa raccontano le immagini. Non essendo direttamente puntate sul locomotore, infatti, le telecamere non forniscono immediatamente dettagli decisivi. Bisognerà incrociare le loro informazioni con quanto già in possesso delle forze dell’ordine. Il luogo, oltretutto, non è tra i più complessi da raggiungere: l’areale della stazione di Bolzano è quanto di meno ermetico ci possa essere. Nella giornata di ieri, però, sono continuati gli accertamenti sul posto per non lasciare nulla di intentato. Tutto il materiale rinvenuto (sei bottiglie di plastica da un litro e mezzo l’una colme di benzina, una confezione di diavolina, un pacchetto di fiammiferi e quattro stelle filanti natalizie) sarà sottoposto alle analisi della polizia scientifica in laboratorio. Si tratta, chiaramente, di operazioni che richiederanno giorni di tempo prima di dare delle possibili indicazioni dirimenti.

Gli inquirenti parlano di “indagini a 360 gradi”, ma la pista legata ai movimenti No Tav e agli ambienti anarchici trentini rimane la più forte. Senza contare che alcune propaggini di solidarietà, più per singoli elementi, ci sono anche a Bolzano. Il modus operandi simile a quanto avvenuto al Tribunale di Sorveglianza di Trento (nonostante la diversa natura dell’ordigno rispetto alle bombole di gas utilizzate in quel caso) e la scelta di un treno come obiettivo sono gli elementi che fanno pendere per questo orizzonte. Qualche anno addietro gli stessi No Tav della val di Susa utilizzarono proprio delle molotov per realizzare una serie di attentati dimostrativi sulla linea piemontese, specialmente nella zona di Avigliana in provincia di Torino.

Resta, comunque, la convinzione che non si sia affatto trattato di un atto dimostrativo, ma di una bomba realizzata per esplodere, seppur all’interno della rimessa e con l’intenzione di non fare vittime. A fare difetto, come noto, sono state le stelle filanti che avrebbero dovuto funzionare da miccia della prima bottiglia in serie, posizionata come detonatore. Tutti i materiali utilizzati, infine, sono facilmente reperibili in un supermercato il che rende difficile pensare di risalire a una qualche tracciabilità del loro acquisto. Di certo non si tratta di sprovveduti.

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