Gli artigiani altoatesini: la burocrazia ci soffoca

Il presidente Lanz (Apa) a Durnwalder: la politica non può lasciarci soli


Davide Pasquali


BOLZANO. Gli artigiani edili rispondono a Durnwalder che li ha invitati a fare la loro parte. «Non è questione di fare la nostra parte», contrattacca il presidente Apa Lanz. «Le aziende che potevano permetterselo si sono mosse, innovando e cercando nuovi mercati, le altre non è che non vogliano, non possono: sono troppo piccole e schiacciate dalla burocrazia».

LA STRIGLIATA. «In questi anni - ha dichiarato il presidente altoatesino Luis Durnwalder durante l'assemblea degli edili Apa di venerdì - abbiamo investito tantissimo nel settore dell'edilizia, ma adesso tocca a voi fare la vostra parte. Puntate su innovazione e ricerca e andate a cercare lavoro anche fuori dai confini dell'Alto Adige. Continueremo a fare la nostra parte per aiutarvi, ma non potete chiedere alla Provincia l'impossibile». In questi anni, ha aggiunto il governatore altoatesino, strigliando gli artigiani come già aveva fatto qualche mese fa con i costruttori, «molte cose sono state fatte. È stato costruito molto, ma adesso non possiamo demolire tutto e ricominciare daccapo. Dovete darvi da fare e assumervi i vostri rischi: sta a voi trovare soluzioni alternative in grado di generare nuove opportunità. Una di queste è l'energia pulita». Il presidente si è impegnato a ridurre la burocrazia provinciale, ma ha aggiunto: «Abbiamo le mani legate per quanto riguarda le norme statali ed europee». Durnwalder si è infine limitato a questa promessa: «Il polo scientifico e tecnologico lavorerà su innovazione e ricerca, di cui potranno beneficiare anche le piccole aziende artigiane».

LA REPLICA. Non accettano la lezione, gli artigiani Apa. «La questione non è che dobbiamo muoverci noi», risponde il presidente Gert Lanz. «La Provincia deve creare degli spazi per noi. Quello che aspettiamo è un sostegno. Ci creino un piazzale dove possiamo muoverci. Noi, negli ultimi anni, ci siamo mossi eccome, lo facciamo tutti i giorni. Però non possiamo fare miracoli».

GLI APPALTI. «Adesso - prosegue - occorre soprattutto che si sblocchino gli appalti pubblici. Bisogna migliorare l'accesso alle gare per le imprese piccole, quelle che lavorano nei paesi. È molto importante. Lo vogliono tutti, tutti vogliono che sopravvivano. Per questo mi sembra strano che ci dicano: non è possibile».

VOLERE NON È POTERE. «Chi di noi ha potuto, ha puntato sulle nuove tecnologie, ha cercato nuove forme di collaborazione, tentando di unirsi per superare le difficoltà; ci siamo buttati nei nuovi settori. Chi di noi poteva, l'ha fatto. Per gli altri non è questione di volontà. È che non possono. Sono aziende troppo piccole e al loro interno non possiedono le competenze». Perciò, occorrere un duplice supporto.

LA RICETTA. «Intanto, bisognerebbe capire se davvero serve che le piccole e piccolissime aziende, quelle con due o tre dipendenti, siano oberate da così tante incombenze burocratiche. Le nostre piccole aziende sono schiacciate da questo mostro amministrativo. La politica dovrebbe fare qualcosa per distinguere. Ci sono ditte e ditte». Tradotto: chi ha la grandezza e le competenze sufficienti per uscire dalla provincia, tentare vie innovative e sperimentare, riesce anche a gestire le scartoffie. Gli altri no. «Soffrono». E a chi mancano capacità e mezzi, «la politica dovrebbe dare sostegno, perché non possiamo risolvere tutto da soli. Come associazione stiamo cercando di fare il possibile, ma non basta. La politica dovrebbe studiare nuove regole, perché ora come ora la legge non fa differenze tra piccoli e grandi. Si stabilisca, per i piccoli artigiani, cosa ha senso e cosa non ne ha».

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