La storia

Good bye Café Londra, dopo 25 anni addio all’angolo “british” di Bolzano

In via Dante lasciano gli storici gestori Gianni Marchi e Patrizia Mazzier: «È cambiato tutto» 


Filippo Rosace


BOLZANO. Good bye “Cafè Londra”. Gianni Marchi e Patrizia Mazzier salutano l’attività che hanno gestito per un quarto di secolo. Venticinque anni durante i quali i protagonisti hanno vissuto la trasformazione della comunità, e soprattutto di quel quartiere che ha apprezzato immediatamente l’atmosfera “british” del locale all’angolo tra via Dante e largo Kolping nelle case gialle Ex Incis, incisa nel design del bar ed anche quella passione familiare trasmessa costantemente dai sorrisi di Gianni e Patrizia. Da oggi Gianni e Patrizia passeranno la mano, al termine di un percorso che ha valorizzato il “Cafè Londra” e la stessa impresa familiare che, in quell’agorà commerciale, ha intessuto cinque lustri di rapporti, amicizie e confidenze.

Nel 1997 il “Cafè Londra” ostentava il discreto aplomb albionico, in un quadrilatero forgiato dall’architettura dei palazzi signorili, dall’imponenza del (vecchio) Ospedale, dalla compassata cultura del “Rainerum” e dalla freneticità del parcheggio dell’ex Monopolio. Fotografia ingiallita di uno spaccato di una Bolzano che fu, in cui aveva trovato posto il “Cafè Londra”, colorato dai desideri e dalle ambizioni di Gianni e Patrizia. «Rilevai il locale da due amici che decisero di lasciare dopo pochi mesi dall’avvio – ricorda Gianni Marchi –. Insieme a mia moglie decidemmo di fare quel passo, nonostante provenissimo da due settori diversi: io rappresentante di generi alimentari e Patrizia commessa. Investimmo nell’idea e non ci siamo mai pentiti di averlo fatto».

Gianni e Patrizia, sposati da 40 anni, da dietro il banco del “Cafè Londra” hanno vissuto il rapporto con la clientela, unitamente alla trasformazione strutturale e culturale della città. «Quando nel 1997 rilevammo il locale – continua Gianni - avevamo di fronte il parcheggio del Monopolio, sulla destra c'era ancora l’Ospedale con i suoi ambulatori. Non c’era ovviamente l’Università, non c’era il Museion, non c’erano i nuovi condomini che sono via via sorti negli anni. C’era un quartiere completamente diverso e, se vogliamo, con quella caratteristica di “popolare” che lo aveva da sempre contrassegnato. A quei tempi si lavorava con la gente del posto… del quartiere, successivamente il lavoro è stato più complesso perché con l'arrivo dell’Università e del Museion è cambiata la clientela. Il lavoro è indubbiamente cresciuto, e per questo siamo stati anche fortunati. Probabilmente, però, è andato via via smarrendosi quel carattere di confidenzialità che ci legava a gran parte della nostra clientela».

In quella “city” disegnata dalla simmetria di via Dante e di via Ospedale, è cresciuta una comunità che ha trovato nel “Cafè Londra” il punto di riferimento per un dettaglio fatto di mercanzia, consigli, e discussioni da bar dello sport.

«Si è vero – conferma sorridendo Gianni – in questo bar si è parlato prevalentemente di sport: ho avuto il pregio di avere come clienti Klaus Dibiasi, Gustav Thoeni, Alberto Tomba… Insomma tanti sportivi che si sono fermati a bere qualcosa e fare quattro chiacchiere. Tra questi campioni voglio citare un personaggio che, oltre ad essere stato un campione, è stato per me un grande amico: Gino Pasqualotto. Gino assieme anche a Robert Oberrauch sono stati dei clienti fissi… anzi, degli amici puntuali».

E in quella Bolzano che stava per entrare nel fotocolor del futuro, il “Cafè Londra” di Gianni e Patrizia ha rappresentato uno dei tanti “confessionali” di quella clientela che aveva apprezzato la passione e la familiarità dei gestori.

«Sì è vero! Il Cafè Londra ha rappresentato anche un punto di riferimento per quei clienti con i quali si era stabilito un rapporto confidenziale, tanto da permettere loro di sfogarsi e raccontare tanti segreti, che ovviamente sia io che mia moglie abbiamo blindato. Credo che sia anche logico, visto che in 25 anni si riesce a creare un rapporto di forte amicizia con i clienti storici».

Il “Cafè Londra”, oltre alla posizione strategia, è stato impreziosito dalla sinergia del sodalizio Gianni-Patrizia, marito-moglie, papà-mamma, colleghi di lavoro che sono riusciti ad affrontare, attraversare e superare criticità di ogni tipo, da quelle semplici a quelle complesse.

C’è un segreto in tutto questo?

«Io e Gianni – spiega Patrizia Mazzier – in questi venticinque anni abbiamo sempre lavorato con grande entusiasmo ed energia. In questo percorso ci hanno dato anche una mano i nostri figli, e tutto è filato liscio. Non credo che ci debba essere un segreto per spiegare venticinque anni di lavoro in comune, basta saper essere consapevoli delle scelte e rispettarsi a vicenda».

Gianni annuisce e sorridendo aggiunge: «Tutto è andato per il meglio perché Patrizia sa sopportarmi! Perché abbiamo deciso di lasciare? È stato un pensiero che avevamo in testa già da un po’ di tempo, poi all’improvviso c’è stata la proposta della nuova gerente che si è innamorata di questo bar. Ne abbiamo parlato a casa con i nostri figli, e alla fine abbiamo deciso di passare il testimone. Qual è il consiglio per il nuovo gestore? Stabilire un contatto familiare con i clienti, accogliendoli con il sorriso e coccolarli di attenzioni. Per riuscire in questo lavoro non bisogna far pesare gli eventuali problemi che hai a casa, bisogna saperli mettere da parte ed essere sempre positivo con i clienti. In questi 25 anni siamo stati sempre Gianni e Patrizia con il sorriso».

Sorrisi che da questo pomeriggio saranno vergati da (inevitabili) lacrime di commozione. Alle 17, difatti, Gianni e Patrizia hanno organizzato al “Cafè Londra” un aperitivo di commiato per clienti ed amici.

«È vero – conclude Patrizia Mazzier. Lo facciamo per dimostrare la nostra gratitudine e riconoscenza a chi, in questi venticinque anni, ha riconosciuto ed apprezzato il nostro lavoro, la nostra cordialità e la nostra amicizia. Non è facile, in una città come Bolzano, individuare attività che possano vantare un quarto di secolo di lavoro ininterrotto. Per il “Cafè Londra” è stato possibile grazie all’impegno quotidiano mio e di Gianni ed anche, soprattutto, alla stima della nostra clientela. Sarà difficile staccarsi, ma questo momento è arrivato e ci saluteremo ancora con un sorriso ed un singhiozzo».













Altre notizie

Attualità