Heidegger: «Sta bene, ma del bimbo non parla»

Merano. È stata portata dai carabinieri direttamente nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Merano, senza necessità di passare prima dal Pronto Soccorso, la donna sottoposta a fermo e piantonata...



Merano. È stata portata dai carabinieri direttamente nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Merano, senza necessità di passare prima dal Pronto Soccorso, la donna sottoposta a fermo e piantonata giorno e notte dai militari. Sotto il profilo ginecologico sta bene, anche se non è dato sapere quale sia il suo stato d’animo.

A dare un quadro della situazione è Herbert Heidegger, primario di Ginecologia del Tappeiner. «Le condizioni della donna ricoverata sono buone. Ma bisogna tener conto che io posso esprimere solo il punto di vista ginecologico. Resterà in ospedale per pochi giorni, per la normale durata del puerperio». La giovane raccoglitrice di mele non fa parola, però, del neonato che lunedì pomeriggio una turista tedesca ha trovato nascosto in un cespuglio lungo il ciglio di vicolo Raffein, a Lana di Sopra. «Sul bambino non dice nulla», conferma il primario. Di nazionalità romena, la donna conosce l’italiano.

L’interrogativo maggiore riguarda la sua salute psichica, argomento sul quale Heidegger non può esprimersi, perché non rientrante nella sfera della cura ginecologica. «Il nostro dovere è di assisterla nel suo stato di puerpera. Per verificare le sue condizioni psichiche è venuto uno psichiatra». Quest’ultimo ha fornito una prima, fondamentale consulenza: per un’eventuale perizia dovrebbe invece intervenire uno psicologo forense. Secondo quanto fa sapere il primario, inoltre, la giovane gode del servizio di supporto psicologico, come chiunque ne abbia bisogno. Si può sapere qualcosa di più sullo stato di salute della donna romena in stato di fermo? Heidegger non si sbottona. «Non so che cosa pensi, come si possa sentire. Non mi è dato saperlo».

A Merano sono poche, quasi un’eccezione, le neomadri che scelgono di partorire nell’anonimato e di lasciare che il bambino sia dato in adozione. Ma è una possibilità che l’ospedale offre e che al Tappeiner si verifica con cadenza pressoché mensile. «In un parto anonimo è garantito il massimo livello di riservatezza. I parenti non lo vengono a sapere», informa il primario.

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