Huber e Staffler, due Pd in collisione  

I candidati alla segreteria: idee diverse su scuola, bilinguismo, rapporti con la Svp e gestione del potere 


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Domenica il Pd avrà un nuovo segretario provinciale, dopo le dimissioni di Liliana Di Fede. Alessandro Huber e Uwe Staffler, i candidati che si sfideranno alle primarie del 12 novembre (aperte anche ai non iscritti) sono stati ospiti ieri nella nostra redazione per un faccia a faccia. Il primo, espressione della maggioranza attuale del Pd, sostenuto da liste Renzi e liste Orlando, ha come sponsor principali Christian Tommasini e Carlo Costa. Il secondo siede nella minoranza del partito, avendo come principali sostenitori Roberto Bizzo e Luisa Gnecchi. Fair play nella discussione in redazione, cui ha partecipato il direttore Alberto Faustini (con diretta Facebook), ma due visioni diverse.

Di solito nel Pd chi non è d’accordo, esce. Cosa vi divide e cosa vi unisce? Il Pd tra l’altro in queste ore è reduce da due cattivi risultati in Sicilia e ad Ostia.

Staffler: «Comunque vadano le primarie, resterò nel Pd, che considero l’unico luogo serio in cui fare una politica progressista. Ciò detto, non sono soddisfatto di come vanno le cose. Serve un po’ di pazienza e di pelo sullo stomaco. Quanto alle elezioni di domenica, non funziona la tecnica di puntare sul fallimento altrui, da Berlusconi alle sindache Appendino e Raggi. Bisogna essere semplicemente credibili».

Huber: «Sono un “nativo” democratico, ho sempre vissuto il Pd come la mia casa politica. Alcune uscite dal partito mi hanno ferito. Penso a Bersani, di cui frequentai la scuola politica, e a Civati, protagonista della prima Leopolda con Renzi e Debora Serracchiani, che resta il mio modello: rinnovare dall’interno. Prima ancora dei risultati elettorali, della Sicilia e di Ostia mi spaventa l’astensionismo, una sconfitta di tutta la politica. Il Pd deve dare risposte a intere fasce generazionali».

Perché votare per voi alle primarie di domenica?

Huber: «La mia è una scelta di proposta e costruzione. Vorrei un Pd che torni ad essere protagonista, dal territorio alla gestione del partito stesso».

Staffler: «Parola d’ordine, cambiamento. Il Pd non ha risposto alle attese di chi si è avvicinato a noi».

La prima cosa da fare, se diventerete segretari?

Staffler: «Proporrei a Huber di fare il vicesegretario, in una ottica di ticket. Credo che tutti gli elettori, ma proprio tutti, ci chiedano di superare le divisioni. Poi mi ritirerei per fare il punto su tutto. Nelle sedute della nostra assemblea provinciale non si parla mai di contenuti. Le nomine vengono decise in stanze chiuse, tra l’altro mai aprendosi ad altri. Sembreranno tecnicismi, ma per me avrebbe molta importanza la gestione della assemblea, perché è l’immagine del nostro partito, che va gestito con regole. Solo così si può avere un rapporto decente con la Svp, che finora è stato di subalternità».

Huber, il Pd sta così male?

Huber: «Uwe fa il grillino. In 10 anni di Pd si poteva lavorare per il cambiamento. Nel mio piccolo, ci provo. La mia candidatura non sarebbe così forte, se non avessi una squadra alle spalle. In questi giorni giriamo tanto nei circoli: c’è bisogno di unità, con la squadra che mi aiuta e con il gruppo di Uwe. Per quanto riguarda il rapporto con gli alleati, il Pd deve presentarsi con delle posizioni chiare».

Il Pd non soffre di un complesso di autosufficienza?

Huber: «Abbiamo certamente bisogno di aprirci, penso alle liste civiche.Dobbiamo rispondere anche alle paure delle persone, avere le antenne sul tempo».

Staffler: «Da dieci anni il Pd è gestito dalle stesse persone, che sono le stesse che sostengono Huber. Ho visto i nostri dirigenti per due volte festeggiare il 6 per cento alle elezioni provinciali. Ci si è accontentati di gestire l’orticello, che non dividi con altri. La gente è stufa. Vincerò».

Huber: «Uwe parla a me per attaccare altri. Dieci anni fa ero all’università, non nel Pd...».

Quali temi vi stanno più a cuore?

Staffler: «Il programma va costruito dal partito, non dal segretario. Ho in mente alcune urgenze. L’Alto Adige aspetta la scuola bilingue facoltativa. Siamo una piccola terra, dobbiamo puntare sull’eccellenza, garantita dall’incontro tra due culture. Su tempi più lunghi, spero nel superamento della proporz».

Huber: «Sono d’accordo sulla scuola bilingue, ricordando che la scuola italiana ha già fatto molto. Ma abbiamo altri problemi, mobilità, sanità e lavoro. La convivenza si costruisce nel tempo libero, nelle associazioni e nello sport, lì trovi il veicolo linguistico, italiano, tedesco e anche il dialetto».

Il Pd dovrebbe diventare il partito unico degli italiani?

Huber: «Il Pd deve rappresentare le persone in base alla sua proposta. Spero che sempre più italiani, sudtirolesi e nuovi cittadini si rivolgano a noi, ma dobbiamo avere una linea diversa dal centrodestra. Rispetto alle lamentele di Uwe, punto alle proposta. La sfida è rappresentare i cittadini dell’area urbana e chi vive anche solo 20 chilometri fuori, che è una realtà completamente diversa, pensiamo a Bolzano e Sarentino».

Staffler: «Ho iniziato a occuparmi di politica con Alex Langer e alcune delle sue intuizioni non sono state ancora realizzate. Se tutti gli italiani dell’Alto Adige si unissero, avresti ancora un partito etnico tedesco più forte. Vedo il Pd come partito di raccolta interetnico. Persone come me, sudtirolesi che possono permettersi di dire certe cose su toponomastica e altro, non sono mai state sfruttate dal Pd».

Ragionate in chiave regionale?

Huber: «Per me è naturale, anche per lavoro, ragionare dal Tirolo a Trento. Serve più sinergia, scambio di esperienze. Pensiamo solo a come in Trentino stanno riorganizzando la sanità».

Staffler: «Il Pd sicuramente deve lavorare con i trentini. Quanto alla Regione, è stato un errore presentarla come un ente inutile. Sarei favorevole alla regione dolomitica con i bellunesi, certo allora i tedeschi scenderebbero molto come percentuale, quello è il problema...».

Parliamo di Bolzano. La ricerca Astat sui giovani ha mostrato una disparità impressionante dei problemi vissuti nel capoluogo rispetto alla periferia. Solo percezione?

Huber: «No. Bolzano vive i problemi di altre realtà italiane, a partire dalla crisi delle grande aziende. La periferia gode della piena occupazione. E vogliamo parlare del costo delle case?».

Staffler: «Diciamo anche che per chi vive a Gries le cose non vanno come a Don Bosco».

Il depotenziamento del bassorilievo di Mussolini ha toccato un nervo, dividendo la città. Cosa ne pensate?

Huber: «Ho molto apprezzato l’operazione del Monumento alla Vittoria, cui si è arrivati con un percorso. Sul Piffrader devo riflettere. Se l’obiettivo era tirare fuori gli scheletri dall’armadio, missione compiuta».

Staffler: «L’altra sera in piazza ho visto solo Pd, sinistra e Svp. Spero che non diventi un altro argomento divisivo».

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