I lavoratori: sfruttati da Comune e Provincia

I sindacati: «Enti pubblici a caccia del massimo ribasso sulla pelle degli altri» Costanzo (Cgil): «Indegni i tagli di ore nei cambi-appalto: bisogna cambiare»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Erano almeno 400 - ieri mattina in piazza della Mostra - i lavoratori delle pulizie, delle mense e del settore multiservizi di Bolzano e Trento. Hanno paghe da fame, tra i 350 e i 1100 euro netti al mese, e sono in gran parte donne, spesso alla ricerca di un secondo lavoro per tirare a campare. Per farsi sentire hanno usato trombe da stadio (il cui suono arrivava fino in piazza Walther) ma anche secchi, mestoli e altri attrezzi del mestiere. Molti di loro lavorano per aziende che hanno vinto appalti al massimo ribasso indetti da Comune e Provincia. Si tratta di bandi che prevedono sempre meno ore (con tagli fino al 25-30 per cento) ma anche meno soldi. «Un esempio? Per l’igiene e la salubrità degli uffici comunali, a Bolzano, c’è stata una decurtazione secca di un quarto del monte-ore. Oltre che risparmiare su una delle categorie più povere di lavoratori, ci domandiamo come il Comune intenda garantire condizioni di pulizia essenziali all'agibilità degli uffici»: commenta Antonella Costanzo, segretaria provinciale della Filcams/Cgil. Il sindaco Renzo Caramaschi, in realtà, ha ereditato questo appalto dal commissario: «È stato indetto nel 2016 e durerà 4 anni. Abbiamo optato per una pulizia a corpo ma mi pare che i tagli siano stati pagati a caro prezzo proprio dai più deboli. Bisognerebbe innanzitutto aumentare la paga oraria (oggi è più o meno di 6 euro e 50 centesimi ndr) ma obbligare al contempo le aziende che vincono a non tagliare il monte-ore».

Sotto accusa anche la Provincia - per le pulizie al Consiglio - e la Caritas, che ha deciso di abbandonare la ristorazione alla mensa degli anziani a Merano tenendo con il fiato sospeso almeno una quindicina di lavoratori. «Le regole sono sbagliate - sottolinea Roberto Bizzo, presidente del Consiglio provinciale - e per uscirne basterebbe pagare gli addetti delle aziende che vincono gli appalti come i dipendenti pubblici che svolgono le stesse mansioni». Paolo Valente, direttore della Caritas, spiega «che il servizio di ristorazione a Merano, dopo tanti anni, non è stato più ritenuto prioritario. Noi, però, i dipendenti li abbiamo sempre trattati bene. Molti saranno riassorbiti».

Mensa scolastica: 750 euro per 27 ore. Paola Bramini, 52 anni e due figli, lavora all’ufficio prenotazioni delle mense scolastiche a Bolzano. «Faccio 27 ore e giro come una trottola per 750 euro al mese. Distribuisco i buoni pasto ai genitori. Questa mattina (ieri ndr) mi sono infilata la maglietta verde della Cisl e ho chiesto ai miei ragazzi come stavo. Poi sono scesa in piazza a scioperare: l’ho fatto soprattutto per garantire loro un futuro dignitoso».

Pulizie in Provincia e in banca per 400 euro al mese. Fatima Rguibi, 32 anni, è nata a Rabat ma è italiana. Ha due figli: uno di 2 anni al nido in via Milano e l’altro di 7 alle «Pestalozzi» in viale Europa. Suo marito lavora per Bartolini a 800 euro al mese. «Io faccio le pulizie in Consiglio provinciale e in due banche 5 giorni la settimana dalle 18 alle 21 per 400 euro. Tenere le stesse condizioni, già al limite, da un appalto all’altro è difficilissimo. Sto cercando un secondo lavoro al mattino...».

Pulizie in Comune per 350 euro al mese. Mina, 52 anni, 3 figli, vive in viale Europa e lavora per la ditta trentina Miorelli che ha vinto l’appalto del Comune di Bolzano. «Mi danno 350 euro per 15 ore. E nel passaggio da un appalto all’altro mi hanno anche tolto un livello. Prima di ore ne facevo 22 la settimana e portavo a casa 600 euro. La situazione è peggiorata sensibilmente negli anni e il costo della vita è aumentato».

Da McDonald’s al Twenty per 950 euro al mese. Adil Younes, 27 anni, è nato e cresciuto in Italia. Lavora al McDonald’s al Twenty per 950 euro al mese (30 ore). «Ho un contratto a tempo indeterminato e sono contento. Ma per avere anche solo una domenica libera bisogna chiedere. E non ci sono nemmeno garanzie di ottenerla. Sono sceso in piazza perché, come molti altri, mi sento schiacciato. Vorremmo un contratto dignitoso e invece siamo in attesa del rinnovo da quattro anni. Il fatto che oggi (ieri ndr) siano venuti in tanti mi ha fatto sentire molto meno solo».

Il carrellista guadagna 1.100 euro al mese per 40 ore. Elantri Abdelghani, 36 anni, fa il carrellista e scarica la merce dai camion per due note catene di supermercati. Ha due figli, di 3 e 5 anni, e vive a Oltrisarco. «Negli anni ho cambiato cinque datori di lavoro e la situazione non è certo migliorata. Per 40 ore guadagno 1.100 euro. Nelle mie condizioni ci sono almeno altre 50 persone ma non tutti se la sentono di alzare la testa e prendere posizione».

Il «dumping salariale» tra mense-bar-ristoranti e alberghi. Ulrike Egger della Cisl ha preso carta e penna per sottolineare il dumping salariale esistente tra mense e pubblici esercizi da una parte e alberghi dall’altra: «Per un quarto livello i primi guadagnano 1.166 euro netti mentre negli alberghi siamo a 1.256, per un quinto livello nelle mense, nei bar e nei ristoranti siamo a 1.110 mentre negli hotel siamo a 1.202. Il lavoro è esattamente lo stesso ma la differenza netta mensile è di 90 euro netti. Una situazione inaccettabile».

I nuovi contratti. Tutte queste categorie attendono il rinnovo da 4 anni, ma i datori di lavoro hanno proposto modifiche peggiorative su permessi, malattia, scatti di anzianità e cambi di gestione. «Una presa in giro a cui non ci presteremo in alcun modo», sbotta Antonella Costanzo della Cgil.

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