Il figlio ricorda il padre partigiano

La lezione di Marco Cavattoni ai ragazzi delle Alfieri: «Tramandare la memoria»



BOLZANO. Le immagini di Auschwitz scorrono sulla lavagna luminosa dell’aula magna della scuola media Alfieri. A spiegarle c’è Marco Cavattoni, figlio del partigiano Andrea detto “Dighe” sopravvissuto all’eccidio del 3 maggio 1945. Racconta delle camere a gas e dei forni crematori ma quando arrivano le foto dei bambini deportati deve fermarsi. «Ci sono immagini che fatico a commentare. Questi piccoli non hanno mai avuto una possibilità. Ciò che è stato compiuto è qualcosa di abominevole».

In due ore Cavattoni ha preso per mano i ragazzi dell’istituto di via Parma per spiegare l’orrore dei Lager, della deportazione e dello sterminio.

«Alcune persone quando vedevano gli ebrei deportati giravano la testa. Facevano finta di nulla. Una volta finito il nazismo dicevano di non aver mai visto nulla. L’odore dei crematori si sentiva a quattro o cinque chilometri di distanza e nessuno ha mai sentito niente?». Tra le foto ecco un verbale di trasporto di un treno. «Il peso complessivo del convoglio viene indicato in 15 tonnellate di carne umana. Non dice “persone”, dice proprio “carne umana”. Si tratta di un documento ufficiale».

La storia della Shoah è anche una storia di giovani vite spezzate. «Quando arrivavano i deportati al campo di concentramento erano attesi dai comandanti. Questi con un frustino passavano in rassegna e con un gesto decidevano se destinarli al lavoro o alle camere da gas. Superfluo dire che i più piccoli non erano utili alla produzione. Il loro destino era segnato».

Nelle camere a gas, l’ultima tappa prima della morte.

«Nei campi di concentramento venivano montate delle grandi pompe per spingere il Zyklon B velocemente in tutta la stanza. Non potevano aspettare, doveva essere uno sterminio rapido. Non solo, senza pompe c’era il rischio che diverse persone sopravvivessero. Per questo motivo i nazisti abbandonarono il monossido di carbonio: era troppo lento. Capitava, infine, che alcuni bambini rimanessero in vita coperti dal corpo delle mamme. Ma poi venivano uccisi». (a.c.)













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
la promessa

Kompatscher: «Adesso basta: stop a case costruite per i turisti» 

L’emergenza abitativa. La risposta del governatore ai sindacati: «Gli alloggi nelle nuove aree convenzionate solo per residenti stabili». I rappresentanti dei lavoratori: «La zona di ponte Roma resti produttiva». Il sindaco: «Bisogna ampliarsi nei centri limitrofi»


antonella mattioli

Attualità