Il matrimonio scoppia al 15esimo anno

Separazioni e divorzi: in Adige Adige falliscono tre unioni su dieci, affido alla madre, e il padre paga 403 euro a figlio



BOLZANO. La crisi del settimo anno, almeno in Alto Adige, non esiste più: secondo l’ultimo rapporto dell’Astat su separazioni e divorizi, l’anno di unione che mette a dura prova la coppia è il quindicesimo. La durata media di un matrimonio prima della separazione è di tre lustri: poi si finisce nelle mani degli avvocati. Ma i numeri dell’Astat dicono anche che tre matrimoni su dieci sono destinati al fallimento; che generalmente - il divorzio - bisogna anche permetterselo economicamente (nella stragrande maggioranza dei casi lavorano entrambi i coniugi); e che i padri versano alla ex moglie - in media - 403 euro al mese di mantenimento per ogni figlio.

La stabilità del matrimonio non è più garantita nella stessa misura di prima: i dati a disposizione dimostrano che anche in provincia di Bolzano la formula "finché morte non li separi" vale sempre meno: il rischio di separazione coniugale nel 2011 è pari al 29,4%.

A livello provinciale, nel prossimo futuro, falliranno in media circa tre matrimoni su dieci.

Le cifre. Nel 2011 le separazioni in provincia di Bolzano sono state 643, ciò corrisponde ad un calo del 3,5% rispetto all’anno precedente. Nonostante gli stagnanti tassi di nuzialità e di separabilità il numero dei divorzi nel 2011 è salito da 504 a 526 (+4,4%). Il relativo tasso di divorzialità grezzo si attesta su 10,3 ogni 10.000 abitanti.

La crisi del 15° anno. Del totale delle 643 coppie che si sono separate nel corso del 2011, l’11,8% aveva alle spalle meno di 5 anni di convivenza matrimoniale, il 56,5% un numero di anni compreso tra 5 e 19, mentre più del 30% era sposato 20 anni e più. La durata media del matrimonio prima della separazione è attualmente 15,6 anni, quella prima del divorzio 18,8 anni, che corrisponde all’incirca al momento in cui gli eventuali primogeniti raggiungono la maggiore età. L’età media alla separazione è di 45 anni per gli uomini e 42 per le donne.

I motivi. Circa tre quarti delle domande di separazione sono state presentate congiuntamente da marito e moglie. Escludendo le separazioni consensuali, sono per lo più le donne (77,2%) a richiedere l'apertura di un procedimento giudiziale. Dal momento che la legge italiana non applica più il principio di colpevolezza, la motivazione nella maggior parte dei casi in cui si giunge alla separazione giudiziale è l'intollerabilità della convivenza. Oltre ai fattori psicologici, ci sono anche altre fattori, come l’istruzione, l’attività lavorativa dei coniugi e la crescente indipendenza economica della donna, che influiscono sulla propensione alla conflittualità coniugale. Nel 17,1% dei casi le donne possedevano un livello di istruzione superiore rispetto ai loro partner. Circa l’85% delle mogli e più del 90% dei mariti svolgevano al momento della separazione un lavoro retribuito ed erano, quindi, molto probabilmente finanziariamente indipendenti l'una dall'altro.

I figli. Circa 3 divorzi su 4 riguardano coppie con figli. Mentre il 25,5% delle coppie divorziate nel 2011 non aveva figli, il 29,7% ne aveva uno, un terzo due e l’11,1% tre o più. Complessivamente in circa tre di divorzi su quattro sono coinvolti dei figli. Anche se dal 2006 l’affidamento, salvo casi particolarmente difficoltosi, risulta condiviso, generalmente sono i padri a dover pagare il mantenimento dei loro figli o della loro ex-moglie. L'importo che i padri devono corrispondere per gli alimenti ai figli ammonta in media a 403 euro mensili a figlio. Solitamente l’abitazione coniugale viene assegnata alla moglie (45,8% contro il 4,9%), se non si è optato per due abitazioni distinte come nella metà dei casi. (ri.va)

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