Il Pd: ripartiamo dall’opposizione 

Staffler: «Una scossa ci farà bene». De Pascalis: «Adesso centrosinistra». Dialogo con il gruppo Bizzo



BOLZANO. E poi sono finiti all’opposizione. Il Pd si sveglia sui banchi «sbagliati» dopo 25 anni di centrosinistra nel governo provinciale. Restano alcune giunte cittadine (Bolzano, Merano e Bressanone le principali), ma nel 2020 chissà. Da ieri Svp e Lega hanno iniziato il lavoro sul programma di Palazzo Widmann. Sarà in ogni caso un accordo «tecnico», ma nessuno immagina più un colpo di scena. E il Pd deve organizzarsi una identità di partito di opposizione. La versione prosaica sarà la cessione dei posti di governo, sottogoverno e indotto. Poi c’è la partita politica. Difficile. In Alto Adige il Pd non ha l’opposizione nel dna. Lo ammettono: «Siamo come un pugile suonato». Per aggiungere difficoltà al gioco, il Pd nazionale è nel pieno della crisi peggiore, con primarie sul nuovo segretario da organizzare (3 marzo), che non convincono nessuno, e la prospettiva che Matteo Renzi e il suo gruppo se ne vadano per fondare qualcos’altro. Le tendenze si profilano: recupero dell’identità di centrosinistra, rilancio aprendo le porte a chi non è mai stato del Pd e a chi c’era e se n’è andato. Citato anche il gruppo Bizzo.

Una parte del Pd si è ritrovato ieri nel circolo di via Resia per discutere del «decreto sicurezza», per tutti «decreto Salvini». C’erano Juri Andriollo (assessore comunale in pectore), Mauro De Pascalis, Franca Berti al tavolo (con Luigi Gallo come addetto ai lavori che ha ribadito l’allarme sul fronte dell’accoglienza). In sala, tra gli altri, Luisa Gnecchi. Il segretario Alessandro Huber riassume: «Il Pd Alto Adige vuole ripartire dai temi, dai valori e dalle persone. Lotta alle disuguaglianze, tutela delle aree urbane, impegno per servizi sociali gratuiti per chi ha di meno e salvaguardia dell’ambiente. Quattro cardini per un Pd territoriale che saprà guardare avanti e ripartire. Ci sarà bisogno di noi per contrastare le politiche di destra della Lega». Nell’altra vita del Pd Sandro Repetto (domani le dimissioni dal Comune) sarebbe stato assessore provinciale: «Non mi spaventa fare il consigliere di opposizione. Per indole sono governativo, ma farò il mio dovere con responsabilità. La mia preoccupazione principale è Bolzano, nelle future scelte provinciali e per le elezioni comunali del 2020. Dobbiamo iniziare a lavorare, non deve essere scontato che l’alleanza Svp-Lega si diffonda ovunque». Per il Pd la ricetta di Repetto è questa: «Recuperare entusiasmo, confermare l’alleanza con le civiche e ricucire con chi abbiamo perso per strada e sono tanti. A forza di tagliare, siamo arrivati a un solo eletto. Sì, parlo anche del gruppo Bizzo». Uwe Staffler, presidente ad interim della assemblea provinciale, rompe gli schemi del lutto: «L’opposizione non ci farà male e Repetto farà onore al Pd. Per molti anni siamo stati stoicamente leali come forza di governo: siamo sinceri, questo in parte ci ha tagliato le ali. Una forza progressista serve, credo ancora nel Pd, ma dobbiamo recuperare il rapporto con pezzi di società che abbiamo perso, altrimenti le elezioni non sarebbero finite in quel modo». Anche Staffler tiene i fili con alcuni esponenti del gruppo Bizzo: «Ci sono persone degnissime, che senso ha stare divisi?». Impietoso Mauro De Pascalis, esponente della sinistra del Pd: «Perché siamo andati così male? Abbiamo concluso la campagna elettorale in enoteca con una iniziativa sull’economia. Ci avranno votato cento famiglie della borghesia bolzanina, ma non basta, e ci ritroviamo la Lega in giunta. Ripartiamo dai fondamentali, il centrosinistra, lavoro, diritti, uguaglianza: non ci ha fatto bene il partito “inclusivo” a prescindere». Luisa Gnecchi resta: «Vediamo se riusciamo a chiudere il capitolo Renzi. Ripartire da zero. Speriamo che votino alle primarie tante persone che si sono allontanate e che si ritrovi la voglia di creare un centrosinistra». (fr.g.)

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