Innsbruck, Benko “traina” il centro

I negozianti vicino al Kaufhaus: «C’è più passaggio per tutti» Il capo dei commercianti tirolesi: la periferia ne ha sofferto


di Massimiliano Bona


INNSBRUCK. Al civico 31 di Maria Theresien Strasse, a Innsbruck, nel bel mezzo di un’isola pedonale, con negozi a destra e sinistra e la gente che passeggia rilassata, sorge il Kaufhaus Tyrol di René Benko. Per arrivarci bastano dieci minuti a piedi dalla stazione. In questo periodo ci sono anche le casette del mercatino di Natale e le cime delle montagne sono tutte innevate. Il freddo polare contribuisce a creare un’atmosfera pre-natalizia anche per i molti turisti che camminano a «zig-zag» tra il centro commerciale, i molti negozi tradizionali e le tantissime catene che troviamo anche a Bolzano, nella zona dei Portici. La situazione di partenza rispetto al capoluogo altoatesino è profondamente diversa, anche perchè ad Innsbruck - dove quattro anni fa Benko ha realizzato il suo Kaufhaus - c’era già una zona commerciale, solo abbandonata e attorniata da diversi cantieri che rendevano le passeggiate lungo Maria Theresien Strasse tutt’altro che invitanti.

Oggi i negozianti del corso principale e delle vie limitrofe della città tirolese sono tutti pro Benko. Il titolare della boutique Zelger (fondata nel 1817), che ricorda le sue origini in val d’Isaco, ammette che un cambiamento c’è stato: «Benko ha portato più passaggi per tutti e non solo nel fine settimana. Certo, anche qui molti clienti dicono di preferire i negozi a conduzione familiare ma poi affollano il megastore. Non posso dire comunque che il Kaufhaus ci abbia danneggiato. Certo, la concorrenza si fa sentire ma l’importante è farsi trovare pronti».

Il proprietario di un tabacchino all’angolo è informatissimo anche sulla situazione altoatesina: «Il primo progetto di Benko per Bolzano era esagerato. Troppi metri quadrati ed un impatto eccessivo. L’ultimo rendering mi sembra più interessante e fattibile. Ai commercianti bolzanini dico di non avere paura: la gente arriva. Se possibile più numerosa di prima». La proprietaria di un negozio di souvenir, una donna bionda e minuta ma con una parlantina che non può lasciarti indifferente, è la più convinta sostenitrice del Kaufhaus Tyrol: «Ma scherzate? Da quando è finito il megastore qui il commercio tira. Passano austriaci, italiani e anche altoatesini interessati agli oggetti più diversi. Certo, bisogna anche sapersi differenziare dal megastore. Io posso dire di averci solo guadagnato».

Due vetrine più in là, ad una distanza non indifferente dal Kaufhaus, un produttore di speck è sulla stessa lunghezza d’onda: «Siamo in una posizione vantaggiosa e il Kaufhaus, portando in centro migliaia di clienti, ci dà sicuramente una mano. Certo, se hai prodotti che poco o per nulla interessanti non resisti a lungo».

Un’altra commerciante, in un negozio di cioccolata, sorride: «Faccio più affari di prima, quando c’erano i cantieri e l’area commerciale era in stato di abbandono. Oggi Maria Theresien Strasse è rifiorita. Tanto nel weekend quanto nei giorni feriali». Più profonda l’analisi di Thomas Hudovernik, a capo dei commercianti di Innsbruck: «Un paragone con Bolzano è impossibile. Da voi il megastore non sorgerà in centro ma a pochi passi dal centro. Qui, invece, ha preso il posto dei cantieri e di un’area dismessa. Il megastore di Benko non è isolato, ma parte di un concetto globale. In futuro la concorrenza del commercio online sarà spietata e quindi penso che la superficie al dettaglio diminuirà. Qui la periferia ne ha sofferto». Bolzano, secondo Hudovernik, deve chiedersi di quanti metri quadrati ha bisogno per evitare che molti, poi, siano costretti ad alzare bandiera bianca.

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