Italiano nelle scuole tedesche È boom per le certificazioni

Partita dopo, l’Intendenza scolastica tedesca accelera: mille iscritti alle prove della Dante Alighieri All’asilo niente lingue, no alla scuola mista, si punta a migliorare il metodo di insegnamento


di Davide Pasquali


BOLZANO. Tranne qualche sparuto progetto sperimentale, niente italiano negli asili in lingua tedesca. E niente certificazioni linguistiche alla scuole elementari e medie tedesche. Alle superiori tedesche i potenziamenti linguistici “Clil” in l’italiano stanno ancora nella culla. Non per questo la scuola tedesca sta dormendo, anzi: dopo i dati negativi sull’apprendimento dell’italiano portati nel 2011 dallo studio Kolipsi dell’Eurac, l’intendenza scolastica tedesca si è desta e ha messo in moto una vera e propria macchina da guerra. E ora i primi risultati concreti cominciano a vedersi. Le certificazioni con la Dante Alighieri si fanno, eccome, ma esclusivamente alle superiori. E non come nella scuola italiana per i non molto “utili” livelli europei corrispondenti al patentino D o C, bensì per il patentino B o per quello A. Che sono gli unici davvero spendibili sul mercato del lavoro. Finora, 1018 studenti delle superiori sudtirolesi hanno preso parte agli esami per i livelli B2 (quello per i diplomati) e A1 (quello per i laureati). Rispettivamente, solo il 5% e il 3% non li hanno superati.

Due vie completamente differenti, dunque, quelle scelte dalle scuole italiana e tedesca, per imparare la rispettiva seconda lingua. Se l’una punta tutto ad aumentare le ore di L2, l’altra le mantiene pressocché inalterate, puntando tutto sul miglioramento dell’insegnamento.

La scuola tedesca è partita dopo, ma poi ha impresso un’accelerazione degna di nota. Lo si è scoperto ieri, quando l’intendenza tedesca ha presentato contromisure adottate ed effetti raggiunti. Sintetizzare tutto è impensabile, ma qualche spunto è più che utile. Partiamo dalla radice del problema. La scuola tedesca soffre di una storica carenza di insegnanti di italiano e quando li trova restano poco e poi scappano via, specie quelli dislocati nelle valli. E poi, tanti non sanno bene il tedesco. Niente paura: corsi di tedesco a go go, anche per principianti o quasi; team di sostegno in continuo tour in tutta la provincia, per non lasciarli o farli sentire soli; e poi agevolazioni a chi rimane 5 anni nello stesso posto. Si è cercato di rendere appetibile insegnare l’italiano nelle scuole tedesche e i primi risultati arrivano: i docenti ora restano nelle valli.

Passando agli alunni, si sono intrapresi test di competenze linguistiche alle elementari e alle medie, si sono testati “a tradimento” e con un anno di anticipo i nuovi esami linguistici di terza media che entreranno in vigore nel 2014; con ottimi risultati: li ha superati il 65% degli alunni. E ci sarebbe altro da dire. Fra le chicche: ci sono studenti delle superiori che stanno facendo il quarto anno nella scuola italiana. Mica a Bolzano. A Firenze o a Catania. Altri frequentano stage in aziende lombarde.

Insomma, sintetizzando: se la scuola italiana ritiene che la ricetta sia frequentare più ore possibile in tedesco, la tedesca lavora per migliorare le ore esistenti di italiano, al massimo potenziandole alle superiori. Chiosa l’assessore provinciale uscente Sabina Kasslatter Mur. «Contrariamente a quanto affermato in queste settimane da più parti, noi non coltiviamo la scuola monolingue. I nostri ragazzi all’età di 18-19 anni, quando fanno la maturità, escono trilingui. Sanno il tedesco, l’italiano e l’inglese, almeno. Chi frequenta il linguistico sa altre due lingue. Noi coltiviamo e sviluppiamo una scuola non mistilingue e non monolingue, ma plurilingue senz’altro. Però rimaniamo fermi nell’atteggiamento che abbiamo una grandissima responsabilità: coltivare e sviluppare la nostra madrelingua. Ciò però non impedisce tutto il resto: più sviluppiamo la madrelingua, meglio i ragazzi sanno imparare altre lingue; più i ragazzi imparano altre lingue, meglio possiamo coltivare e sviluppare la madrelingua. Le due cose vanno di pari passo». All’intendenza tedesca importa arrivare a questo: «Se i nostri ragazzi, dopo 13 anni di scuola e 1700 ore di lezioni di italiano, sanno la lingua come se ne avessero frequentate 1300, c’è qualcosa che non va: dobbiamo migliorare la qualità dell’insegnamento. E non certo potenziare, estendendo l’orario».













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità