Kompatscher: «Migranti, una lotta per accoglierli»

Il presidente: «Bisogna bloccare le partenze, ma intanto servono strutture» Il piano Marshall per l’Africa: «Dobbiamo dividere parte della nostra ricchezza»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. «Non devo essere d’accordissimo proprio su tutto...»: Arno Kompatscher giovedì ha annuito convinto mentre Sebastian Kurz elencava la sua strategia «per bloccare la rotta del Mediterraneo». Ma non proprio per tutto il tempo. «Siamo contrari alla chiusura del Brennero». Il ministro degli Esteri austriaco ha interpretato a Bolzano una versione particolarmente dura della politica di contrasto all’immigrazione, dall’elogio del modello australiano all’accusa che tra le organizzazioni non governative «c’è chi collabora con gli scafisti». Salutato Kurz, Kompatscher è tornato al lavoro di sempre. Tra questo, insieme alla assessora Stocker, l’opera di pressing sui sindaci per l’accoglienza ai profughi. Ne abbiamo parlato proprio dopo un incontro con la giunta di Caldaro, che ha dovuto convincere personalmente.

Come Svp richiamate sempre il dovere umanitario della accoglienza. Dal ministro Kurz nemmeno una parola su questo. Solo proposte per bloccare le rotte.

«Non è esattamente così. Anche Kurz ha una visione etica, quando dice che bisognerà spendere di più in Africa per aiutare le popolazioni e ridurre le cause delle partenze. Certo una domanda da porsi, accanto alle proposte elencate da Kurz, è questa: intanto cosa bisogna fare?».

Risposta?

«Bisogna accogliere con umanità chi arriva. Sono reduce da un incontro diciamo intenso con gli amministratori di Caldaro. Accoglieranno, questa è la notizia. Ma che fatica convincerli. Ho usato anche parole forti, perché si tratta di piccoli numeri. E poi a chi punta i piedi dico “andate a vedere cosa sta succedendo a Ortisei e a Castelrotto”. Non volevano accogliere per nessuna ragione, adesso non vorrebbero più farli partire. Ma non basta questa parte, c’è anche altro che dobbiamo avere il coraggio di affrontare».

Che cosa?

«Le persone sono preoccupate. Me lo sento dire sempre. Non parlo degli xenofobi, che pure secondo me arrivano a un 10 per cento in provincia. Penso a persone normali, che credono ancora ai precetti dell’umanità, che non fanno le barricate sull’accoglienza, ma ci dicono “ancora un po’ si può, ma poi basta”. Di fronte alle parole di Kurz non mi sento a disagio. Stiamo provando tutti un po’ alla volta ad affrontare un problema tanto più grande di noi. Il ministro non è un populista. Sono convinto, perché ne abbiamo parlato, che si mette in gioco con la sua credibilità per spingere verso un cambiamento. In Europa c’è il caos, l’Italia deve gestire decine di migliaia di sbarchi. Se non interveniamo sulla rotta mediterranea, se non stipuliamo accordi con i paesi africani, faremo un favore agli scafisti e al loro business miliardario. Pensiamo di essere buoni, ma ci lasciamo dietro migliaia di morti».

Lei propone un piano Marshall per l’Africa, un maxi progetto di aiuti per innestare una economia locale sana.

«Non credo che ci sia alternativa, ma dobbiamo essere consapevoli che avrà un costo alto. Secondo alcune stime, un piano di questo tipo comporterebbe una riduzione di oltre il 10 per cento della nostra ricchezza. Aprire i mercati all’agricoltura africana, danneggerà l’agricoltura locale, perché i prezzi precipiteranno».

Alternative?

«No, la ricchezza andrà in parte suddivisa. Se non saremo pronti a questo, avremo milioni di persone che ci busseranno alla porta».

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