L’Avs: via il nome italiano del rifugio Tre Scarperi

Simeoni: «Si chiamerà solo Dreischusterhütte. Gli italiani? Non si perderanno» Il Cai: «Un’inutile prova di forza». Intanto Ferrari (Brd) ha restituito la tessera


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La « Tre Scarperi» – con i suoi 3.152 metri di altezza – è la cima più alta del gruppo delle Dolomiti di Sesto. Poco più sotto, a 1.635 metri, c’è il rifugio Tre Scarperi (in tedesco Dreischusterhütte), meta abituale per gli appassionati di montagna altoatesini ma anche per migliaia di turisti ogni anno. Tanto d’estate quanto d’inverno.

Ebbene, l’Alpenverein, proprietario dell’immobile, ha deciso di cancellare la denominazione italiana e di mantenere solo quella tedesca. Ma non tutti in zona la pensano in questo modo. Fabian Ferrari, che da anni fa parte dell’Avs, ma è anche responsabile del Brd di San Candido, ha deciso di restituire la tessera dell’Avs perché considera questa scelta una sorta di affronto. Non solo verso gli altoatesini di lingua italiana ma anche nei confronti dei tantissimi turisti, quasi tutti italiani, abituati a chiamarlo, appunto, «Tre Scarperi». La politica - ha commentato Ferrari, madre tedesca e padre italiano - «non dovrebbe trovare spazio all’interno dell’Avs». Che il «suo» Alpenverein, dopo aver boicottato i cartelli bilingui sui sentieri, ora voglia anche cancellare i nomi italiani dai rifugi non è tollerabile. Di qui la decisione di togliere il disturbo.

Georg Simeoni, presidente dell’Avs, non se ne cura più di tanto e mostra il volto più duro e intransigente dell’associazione. «Noi siamo i proprietari dell’immobile - commenta - e abbiamo tutto il diritto di chiamarlo come ci pare. Ci sono due delibere dell’associazione, del 2009 e del 2013, a supporto di questa decisione. Ferrari? Può dire e fare quello che crede. Per noi si continuerà a chiamare solo Dreischuster. Punto e basta». Simeoni, stuzzicato, poi rilancia: «In zona ci sono esperti di marketing che hanno optato per la denominazione monolingue “Skigebiet Drei Zinnen”. Senza parlare di Tre Cime. E non ditemi che gli italiani si perderanno perché non ci credo».

Forse non si perderanno ma, di sicuro, sono indignati. E continueranno a chiamare il rifugio Tre Scarperi. Come la Punta omonima.

Il Cai preferisce non interferire, più di tanto, in questioni che ritiene di stretta competenza dell’Avs, ma fa capire a chiare lettere di non condividere affatto questa impostazione di fondo.

«Nei nostri rifugi - sottolinea Claudio Sartori, presidente del Cai - siamo abituati ad avere entrambe le denominazioni. Perché siamo convinti che questa impostazione giovi a tutti. La scelta dell’Avs per il “Tre Scarperi”? Non ci piace, ovviamente. Si tratta di un’inutile prova di forza che non va nel segno della convivenza». Però, su questo tema, il Cai non è intenzionato a dare battaglia. «Il rifugio non è nostro e, pur non condividendola, dobbiamo rispettare la scelta dell’Avs. Al tempo stesso prendiamo atto del segnale lanciato da un rappresentante noto e apprezzato del Brd». C’è da sperare che il gesto di Ferrari venga imitato da altri mistilingui. Altrettanto indignati.

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