La beffa dei buoni pasto: per i gestori è sempre più difficile incassarli

I ristoranti contestano il sistema. «Le liberalizzazioni? Abbiamo già dato»



BOLZANO. L’illusione aveva un nome preciso: Adunata degli alpini. I gestori di ristoranti, pizzerie e bar a Bolzano avevano puntato moltissimo su quell’evento, come su un numero fortunato alla roulette. Ma la pallina si è fermata altrove. Mirco Benetello, segretario di categoria per Confesercenti, ammette: «Negli ultimi sei mesi siamo stati così concentrati sull’adunata che non abbiamo mai parlato della crisi che intanto stava crescendo intorno a noi. Preferivamo discutere di crescita e opportunità che di crisi. E in verità anche oggi non vado a cercarmela, la crisi: preferisco sottolineare le cose che funzionano. Però, certo, non possiamo nemmeno chiudere gli occhi davanti alla realtà: la crisi c’è ed è molto forte. E alla maggior parte dei gestori gli alpini non hanno portato quasi nulla». Così nemmeno il Grande Evento è riuscito a risollevare un settore che dalla crisi rischia di uscire con le ossa rotte. «Se avevi un locale in via Roma o corso Libertà ti è andata di lusso, ma bastava essere poche decine di metri più lontano e gli alpini non li vedevi. O comunque non venivano da te per consumare».

Passata la fiumana alpina (che comunque per diversi gestori è stata una benedizione), gli esercizi pubblici si ritrovano nelle difficoltà di tutto il commercio. E, a differenza dei negozi tradizionali, non possono nemmeno operare le svendite: «Ci sono bar che organizzano l’happy hour, o pizzerie che un giorno a settimana regalano la bevanda se prendi una pizza, ma in fin dei conti sono piccole cose». E, sempre a differenza dei negozi tradizionali, vivono quello che Benetello chiama un «fenomeno silenzioso»: i buoni pasto. Un simbolo delle contraddizioni della crisi economica attuale: uno strumento che aiuta i consumatori (la crisi colpisce anche e soprattutto le famiglie, non solo il commercio...) ma non altrettanto i ristoratori. «I buoni pasto ti garantiscono un afflusso di clienti costante - spiega Benetello -, ma poi incassarli è molto complicato e a volte si traduce in un danno: le commissioni sono molto alte, non sai quando ti arriveranno i soldi, se sbagli la contabilità non vedi un euro... Il pasto lo dai oggi ma i soldi non sai quando li vedi, Sono questioni che solleviamo da tempo ma finora non si è risolto nulla».

L’unica parziale consolazione per il settore («nel quale però c’è anche chi lavora bene, non bisogna demoralizzarsi troppo», sottolinea Benetello) è che il governo Monti non ha portato rivoluzioni: «Ma solo perché da noi la rivoluzione c’è già stata 10 anni fa quando la Provincia ha liberalizzato tutto. Oggi ristoratori e baristi per quanto riguarda le liberalizzazioni possono dire al resto del commercio di avere già dato...». (m.r.)

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