BRENNERO

La Germania scarica i profughi al Brennero

Spediti da Monaco al confine i migranti più poveri arrivati dalla rotta balcanica. Berlino non concede l’asilo e tocca a noi rimpatriarli


di Luca Fregona


BOLZANO. Trattati come pacchi. Da dieci giorni, al ritmo di 80 al giorno, sbarcano al Brennero profughi arrivati in Germania dalla cosiddetta “rotta dei Balcani”, a cui le autorità tedesche non hanno concesso l’asilo politico.

Arrivano sui sei treni giornalieri che collegano Monaco all’Italia. Si tratta di profughi “economici”, gente che fugge dalla fame e dalla miseria.

Tra di loro non ci sono i siriani istruiti (e magari benestanti) che la Merkel accoglie a braccia aperte. Sono esclusivamente afgani, bengalesi e iracheni. Disgraziati, che non hanno altro che i vestiti e qualche euro nel portafoglio.

Persone che sono confluite nel centro di raccolta di Monaco dopo il viaggio estenuante che porta dalla Turchia all’Europa, via Grecia. La rotta Balcanica, appunto.

Il loro obiettivo era la Germania. Vivere lì. Ma la Germania gli ha sbattuto la porta in faccia, ha detto «nein».

In Baviera si sono fatti identificare e fotosegnalare per ottenere l’asilo politico. Secondo l’accordo di Dublino, il primo Paese europeo che ti prende le impronte, è quello che deve farsi carico di accoglierti. E sempre secondo l’accordo di Dublino, toccherebbe a Berlino, in caso di rifiuto dell’asilo, prendersi carico del rimpatrio. Procedure lunghe e costose. Ecco allora, che più o meno informalmente, sarebbe stato suggerito ai profughi respinti di venire in Italia, per provare a chiedere lo status di rifugiato da noi, “dove è più facile».

Sarebbe addirittura stato detto loro di provare alle “commissioni richiedenti asilo” di Trieste e Gorizia, «dove non fanno tante storie».

Da due settimane, dunque, al Brennero stanno arrivando questi migranti di serie «B» che la Germania non vuole tenersi in casa.

La Germania li mette sui treni per l’Italia, l’Austria li fa passare e ai poliziotti italiani - messi a fare da cuscinetto all’ennesima emergenza -, dice: «È una questione tra i vostri due Paesi, noi non centriamo. Sbrigatevela tra voi».

Ogni giorno 40-50 profughi vengono fatti scendere dagli agenti della Polfer al confine dai treni provenienti da Monaco. Vengono invitati a fornire le generalità ma: o si rifiutano o si nascondono dietro gli “alias”. Altrettanti riescono a eludere i controlli.

Hanno tutti il biglietto per Verona. Da dove poi proseguiranno per il Friuli.

Tutti si rifiutano di inoltrare la domanda d’asilo alla questura di Bolzano.

«Siamo nella situazione paradossale - osserva Mario Deriu, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp - che da un anno e mezzo Germania e Austria ci obbligano a tenere le pattuglie trilaterali sui treni in territorio italiano, mentre noi non possiamo fare la stessa cosa per vedere cosa succede sui treni che transitano dalla Baviera al Brennero, e controllare come gestiscono loro i flussi migratori. Evidentemente la Germania ha una visione a senso unico delle pattuglie miste. Altro che collaborazione tra Paesi europei...».

Il nodo è sempre quello: la sovranità limitata dell’Italia quando in ballo ci sono gli interessi di Berlino.

Deriu va al punto: «Il fatto che spediscano da noi i profughi “economici”, che sono i più deboli e disperati, è quantomeno sospetto».

Deriu fa i conti: «Ne stanno arrivando 80 al giorno, che in un mese fa 2.400, e in un anno quasi trentamila. Questi resteranno in Italia, ma come al solito la politica non vede e non sente, e tocca a noi poliziotti tamponare l’emergenza».

Già, perché questi profughi di «serie B», tenteranno - non si sa con quali risultati - di farsi riconoscere lo status di rifugiato a Trieste o Gorizia.

In Germania hanno già lasciato le impronte digitali, e per le autorità italiane non sarà difficile verificare che lo status di rifugiati è stato loro negato.

Se anche le autorità italiane non dovessero concedere l’asilo, toccherà comunque al nostro Paese rimpatriarli.

«E così - conclude Deriu - la Germania ci scarica il problema. Queste persone, che sono povere e disperate, si arrangeranno da clandestini, sul filo della legalità pur di sopravvivere. E i costi sociali e di sicurezza, graveranno tutti su di noi». Senza contare che dopo l’inverno, appena il mare si farà buono, ricominceranno anche gli sbarchi sulla Sicilia.

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