La Lega avverte i forzisti: i primi siamo noi 

Bessone e Maturi: «Ora ci spetta guidare il centrodestra». Fermento nel Pd sull’eventuale appoggio a un governo M5S


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La Lega cala i numeri sul tavolo. «Le elezioni politiche certificano che i primi nel centrodestra siamo noi. Abbiamo superato di molto Forza Italia. Siamo contenti di avere partecipato alla coalizione, ma in futuro chi vorrà parlare con il centrodestra dovrà parlare con noi», così il commissario Massimo Bessone descrive la fotografia dopo il voto di domenica. È la risposta alla coordinatrice forzista Michaela Biancofiore, che mercoledì a Trento ha esaltato i risultati azzurri e abbozzato le prime strategie per le elezioni provinciali. Ieri prima uscita pubblica della Lega con il neo deputato Filippo Maturi, che rivendica la propria candidatura-paracadute laziale: «Un atto di legittima difesa, dopo il tradimento del Pd verso il gruppo italiano». Di fronte alla moltiplicazione dei voti, la Lega si presenta in pubblico compatta, così arrivano nella saletta del Comune, tra gli altri, il consigliere Carlo Vettori, schierato con la minoranza, Kurt Pancheri (il leghista dai primi tempi), l’assessore di Laives Giuliano Vettorato e appunto Bessone, il «senatore di Laives» (così Vettorato), perché da candidato lì ha battuto Gianclaudio Bressa, ma non è stato trattato benissimo dal partito a livello di candidature (come candidato al Senato era escluso dal listino proporzionale della Camera, grazie al quale sono stati eletti ben due deputati, i trentini Diego Binelli e Stefania Segnana). Bessone, grazie al traino delle politiche, può ambire a una candidatura alle provinciali. Tra gli altri nomi che girano, Matteo Gazzini, l’imprenditore candidato alle politiche nella circoscrizione Stati Uniti e rimasto fuori per poco. I numeri crudi, rivendicati sono questi: la Lega è passata in Alto Adige dai 2.837 voti delle politiche 2013 ai 23.017 di domenica (Camera), mentre Forza Italia si è fermata a 12.181 voti. Dalla massa di voti leghisti vanno tolte le schede arrivate dalla destra tedesca, ma Maturi e Bessone sottolineano: «Non c’è paese altoatesino in cui non siamo stati votati. È saltata la distinzione italiano/sudtirolese, siamo un partito trasversale». In vista della missione a Roma, Maturi ribadisce: «Lavorerò per tutelare e ampliare la autonomia, il mio punto di riferimento sarà Salvini e il mio gruppo, ma su certi temi sarà inevitabile dialogare con i parlamentari della Svp». Sul doppio passaporto la Lega dice no. Così Bessone: «Siamo contrari a tutto ciò che potrebbe danneggiare l’autonomia, creando cittadini di serie A e B». E così Maturi: «Salterebbero alcuni presupposti su cui si fonda l’autonomia».

IL PD IN FERMENTO. Renzi ha sfidato i suoi: se qualcuno vuole fare il governo con il M5S, lo dica in direzione nazionale. A sorpresa, arriva la voce di Carlo Costa, componente della direzione nazionale che lunedì prenderà atto delle dimissioni del segretario: «Non dico di fare il governo del M5S, ma credo che il Pd, se non ci saranno altre soluzioni, dovrebbe avere il senso di responsabilità di dare un appoggio esterno a un governo del M5S. Non a qualsiasi costo, non chiedendo ministri, sulla base di una serie di obiettivi». È una linea minoritaria. Il segretario Alessandro Huber segue la linea Renzi-Boschi: «Dobbiamo stare all’opposizione. Così hanno deciso gli elettori». È la linea anche di Mauro De Pascalis (referente della minoranza di Andrea Orlando): «Non sta a noi risolvere i problemi del M5S. Prima di sbilanciarci, dovremo capire se per i 5 Stelle siamo ancora i “mafiosi” e i Pdioti». Sulle dimissioni di Renzi, secondo De Pascalis è solo l’inizio: «Non serve cambiare segretario, se non riflettiamo su quello che è successo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità