La Memc compie 90 anni di lavoro, crisi e risalite

Lo stabilimento di Sinigo celebra uno storico percorso tra fasi buie ed esaltanti Accanto al fallimento di Solland, c’è il promettente presente di SunEdison


di Simone Facchini


MERANO. Novant'anni di Memc. Nove decenni di lavoro, di innovazione, di business. Anche di lotte sindacali e momenti bui. Lo stabilimento di Sinigo celebra il compleanno tondo, ricordando che a fianco della Solland Silicon dalle vicende avvitatesi fino al fallimento, c'è un'azienda produttiva, la SunEdison Semiconductor oggi rilevata dalla Global Wafers, multinazionale di Taiwan.

“Alla base della struttura vi è ancora una società italiana, la Memc spa", chiarisce il suo presidente, Mauro Pedrotti. È lui, assieme a Mauro Bertolini, manager delle risorse umane, a condurci nella realtà aziendale, tante sfaccettature e significati dei quali, fuori del recinto dalla fabbrica, si sfiora forse solo la superficie.

Clientela internazionale Non tutti sanno che il cellulare che utilizzano o l’auto funziona anche grazie a qualche componente che ha visto la luce alla Memc. "In Italia la STMicroelectronics, in Germania la Infineon "filiale" della Siemens, in Olanda la Nxp ossia la divisione semiconduttori della Philips: sono alcuni dei nostri clienti. Ma anche Bosch: sta prendendo sempre più piede l'elettronica per auto". A Sinigo si producono i cristalli di silicio, poi trasformati in fette nello stabilimento gemello di Novara. Sono il tessuto fondamentale dell'elettronica”.

Competitività La globalizzazione, in questo settore, è arrivata vent'anni fa. La competitività è altissima. La corsa al ribasso dei prezzi forsennata. Lo sviluppo delle tecnologie una necessità. "In relazione al nostro mercato significa realizzare un prodotto sempre più pulito e performante. Per ragioni di scala non riusciamo a competere con volumi e costi dei colossi asiatici, ma possiamo emergere per innovazione, con processi produttivi sempre più raffinati progettati dai nostri ingegneri".

Lo stabilimento di Merano conta oltre quindici brevetti e quaranta pubblicazioni scientifiche presentati negli ultimi dieci anni. Questione d'ingegno, dunque. Ma non basta. "Se l'azienda, pur con fasi alterne, è riuscita a farsi strada è per la qualità delle persone. Parliamo di 250 collaboratori, il 65% dei quali nel settore produttivo. È la capacità di dare esecuzione alle idee, ai progetti che può fare la differenza". Certo vi sono anche gli investimenti: 5 milioni negli ultimi due bilanci.

Reciprocità Al territorio meranese la Memc ha dato occupazione. In maniera diretta e con un importante indotto. E si può parlare anche di un indotto di conoscenza, un know how che è la risorsa dell'azienda espressa da certificazioni di qualità, sicurezza e rispetto dell'ambiente. "Col territorio il rapporto è reciproco, anche noi abbiamo ricevuto molto - dice Pedrotti - Abbiamo usufruito di un tessuto infrastrutturale locale adeguato. E le istituzioni sono presenti e attente. Turismo e agricoltura sono due capisaldi dell'economia altoatesina, ma l'industria non è il "nemico". E per quanto concerne la sicurezza, posto che Memc non rientra nella categoria "grandi rischi", si lavora su sistemi di prevenzione di assoluta efficienza".

Passato e futuro Gli orizzonti nei mercati dell'elettronica dipendono da un'enormità di variabili, "tuttavia a breve termine è prevista una buona richiesta di silicio. Siamo soggetti a fluttuazioni ma confido in prospettive positive. L'accorpamento a una multinazionale, pur comportando come in ogni passaggio qualche criticità, consentirà di essere più solidi".

L'innovazione è da sempre il cuore della Memc. In origine qui venivano prodotti fertilizzanti. Nel 1966 la Montecatini divenne Montedison. Diventato Smiel, nel 1973 lo stabilimento si convertì al silicio. A fine anni ’90 la nascita di Memc, nel 2009 il nuovo impianto per il policristallo per il fotovoltaico poi ceduto. Novant'anni, celebrati ieri. Un capitolo forte, fondamentale dell'economia locale. E della sua storia.

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