«La Provincia ci salvi dalla Fornero»

Il segretario della Cgil: subito la delega per gli ammortizzatori sociali


Riccardo Valletti


BOLZANO. Fare leva sull'autonomia e sul welfare altoatesini per arginare alla riforma del lavoro. Ne è convinto il segretario della Cgil Lorenzo Sola, pronto ad accogliere questa mattina (impegni romani permettendo) la segretaria nazionale Camusso alla sala Cassa di Risparmio. «Sapremo solo domani mattina presto (oggi per chi legge, ndr) se Susanna ce la farà o meno ad essere a Bolzano». Sola punta deciso a fare leva sul welfare altoatesino per arginare la Fornero. Prima che lo spread mettesse le ali facendo traballare e poi cadere il governo Berlusconi, a Roma erano già iniziate le valutazioni sul trasferimento della competenza sugli ammortizzatori sociali alle provincie autonome.

«Con la riforma, tornare al tavolo delle trattative per l'acquisizione della delega diventa d'importanza capitale: integrare le nuove norme con tutele ampliate alle forme contrattuali non previste a livello nazionale, aumento delle indennità di disoccupazione e tanta e obbligatoria formazione. Queste sono le nuove parole d'ordine sul piano locale». Non crede che sia troppo tardi per parlare di trasferimento di competenze? Tutt'altro, sono sicuro che ci siano tutti gli ingredienti per ottenere la delega; i risultati ottenuti con le trattative precedenti possono essere ribaltati sui contenuti della riforma Fornero, e credo che a questo punto sia di vitale interesse per tutti che la Provincia ottenga la delega il prima possibile.

Ma quale interesse può avere "a questo punto" la Provincia a portarsi in casa la competenza sugli ammortizzatori sociali? Se si vogliono mantenere gli attuali livelli di occupazione e di reddito e non finire per spendere un fiume di soldi per i servizi sociali, la Provincia ha tutto l'interesse per farlo. Non solo, c'è un rischio di progressiva perdita delle professionalità. Per non parlare della tutela della dignità dei lavoratori: avere la delega fornirebbe all'autonomia grandi margini di miglioramento della nuova norma con delle integrazioni.

Quali integrazioni sarebbero prioritarie? Innanzitutto allargare la base di accesso all'Aspi (Assicurazione sociale per l'impiego), nella riforma sono escluse molte forme contrattuali; poi si dovrebbero potenziare i sussidi, e trasformare il periodo di disoccupazione in un'occasione di formazione. Nella riforma non c'è traccia di acquisizione di nuove e maggiori professionalità, sul piano locale potremmo addirittura pensare all'obbligo di formazione, per rientrare nel mondo del lavoro anche a livelli superiori. Secondo lei in Giunta provinciale c'è questa intenzione? Un anno fa Durnwalder aveva frenato molto su questo tema, dando maggiore rilievo all'acquisizione delle competenze su Poste e Polizia. Al tavolo era la provincia di Trento a guidare la cordata sugli ammortizzatori sociali; ma oggi la sensibilità c'è anche da noi, e la novità è che anche Durnwalder è preoccupato per il livello di occupazione dell'Alto Adige.

E se da Roma non arrivasse la delega? Quali soluzioni alternative potrebbero essere messe in campo per arginare la riforma? In quel caso si potrebbero rivedere le norme sulla mobilità regionale. La Regione potrebbe riformare a sua volta la legge sulla mobilità, che non avrebbe più senso, per contribuire con il fondo a disposizione in maniera coordinata nelle due provincie. Susanna Camusso ha annunciato una lunga stagione di mobilitazioni, sarà lo stesso in Alto Adige? Certamente sì. Mettere una toppa sul piano locale alla riforma iperliberista del governo Monti non è la soluzione finale a questo problema, la norma va corretta sul piano nazionale, e noi prenderemo parte alle mobilitazioni e agli scioperi finché non otterremo le modifiche. Stiamo parlando dell'articolo 18, il motivo della rottura con il Governo. Non solo, ma certamente quella è la pietra angolare del disaccordo.

Questa riforma non risolve il problema della precarietà. Di fatto di oltre 40 forme contrattuali solo 2 saranno cancellate. Per quanto riguarda l'articolo 18, nessuno mette in discussione l'autonomia di decisione del Governo; ma è pur vero che in occasione della riforma delle pensioni i sindacati vennero estromessi dicendo che il loro turno sarebbe arrivato con la riforma del lavoro, oggi invece ci si chiede di annuire senza fare domande». Vede l'intenzione di licenziamenti di massa nell'imprenditoria altoatesina? Non credo che esista una regia occulta e cattiva che remi contro i lavoratori, ma mi chiedo chi tutelerà i dipendenti più anziani. Se un operaio di 60 anni viene licenziato perché non più in forma smagliante, si ritroverà a 5 o 6 anni dalla pensione e avrà un sussidio pieno solo per i primi sei mesi, che poi comincerà a calare fino a un massimo di 18 mesi».

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