La sfida della rappresentanza

di Sergio Baraldi


Sergio Baraldi


E’ trascorso appena un anno, ma il 2011 si apre con uno scenario che sembra lontano da quello con cui si era iniziato il 2010. Uno scenario che mostra due tendenze: la centralità rinnovata della Svp, la rinverdita vocazione minoritaria dei partiti italiani; l’emergere dell’intreccio di tre sfide come banco di prova per la società dell’Alto Adige. Esse sono: la sfida dell’integrazione e il superamento della fase della separazione tra gruppi linguistici come “soluzione” del conflitto etnico; la sfida di una diversa relazione tra la capitale Bolzano e il territorio, in un nuovo rapporto centro-periferia; infine, la modernizzazione e innovazione del sistema con l’adeguamento del modello di sviluppo e delle strutture produttive, sociali e istituzionali alle trasformazioni imposte dall’Europa e dalla globalizzazione. Non era scontato che avvenisse, ma oggi, al punto di partenza del nuovo anno, forse possiamo misurare la distanza che ci separa dall’agenda pubblica di appena dodici mesi fa. E capire quanto la consapevolezza di queste sfide si stia facendo largo nella società altoatesina. La politica è sotto pressione. Ricordate la situazione di un anno fa? La Svp sembrava un partito in affanno e i partiti italiani sembravano poter recuperare spazio di azione. Oggi il gioco è rovesciato: la Svp si è rafforzata, ponendosi al centro del palcoscenico.
Mentre i partiti italiani non sembrano in grado di riprendere l’iniziativa. Le loro discussioni si fermano alle alleanze politiche, restano chiuse nella sfera del ceto politico, senza porre il problema della reale rappresentanza della comunità italiana e di come questa rappresentanza possa esprimere valori e interessi validi per tutta la società, vale a dire universali, tentando almeno un’egemonia delle idee. Ha ragione il professor Palermo quando, nel suo articolo di oggi, parla di alleanze che non hanno programmi, poiché l’unico programma è allearsi alla Svp. Un esempio di questa regressione politica l’ha fornita il sindaco Spagnolli nell’intervista data al nostro giornale: quando ha dovuto affrontare la questione - reale - di allargare i confini del suo partito, il Pd, il sindaco ha abbozzato una ricetta basata sull’inclusione di spezzoni di ceto politico. Il centrodestra sta giocando la partita sul medesimo terreno, anche se più in grande: concessioni in cambio di un aiuto al governo Berlusconi e la richiesta di rientrare a pieno titolo nell’arena pubblica. La politica non guarda fuori della sua finestra, cala le sue carte sul piccolo tavolo del loro tressette. La politica italiana privilegia l’obiettivo di stare comunque al governo, piuttosto che rappresentare i cittadini, i loro bisogni, le loro domande, e su quella base costruire un progetto per il futuro. Il punto sembra questo: si può governare oggi senza rappresentare? Temo sia difficile, perché si finisce per rimanere ostaggi di coalizioni frammentate, di scontri tra correnti, della disputa tra interessi ristretti. La politica si riduce a occupazione del potere. E riflette le contraddizioni interne alla classe politica, non quelle della società. Infatti, come direbbe Marx, si avverte che, a destra e a sinistra, dietro non c’è la “forza materiale” della società. L’evanescenza di Spagnolli ne è il sintomo: la sua debolezza non consiste soltanto nella difficoltà ad assicurare una leadership alla sua variegata coalizione, ma nel non riuscire a rappresentare gli interessi e i valori dei cittadini. Le poche volte che il sindaco è uscito dalla gabbia del ceto politico per intercettare l’interesse generale e a farsene portavoce, come è successo nel caso dell’energia, persino lui ha ottenuto dei risultati. Se il Comune di Bolzano decide poco o nulla, mentre le questioni incalzano, forse il problema non sta solo nella assenza di una leadership autorevole, nella mancanza d’idee, nel basso profilo della politica comunale, fattori che pesano. Il dato trascurato è proprio il distacco dai cittadini: le loro aspettative, dalla casa ai quartieri, non sono ascoltate e non viene data risposta. Una politica sconnessa dalla città che, a sua volta, sembra avvertirla come estranea. Il medesimo errore che ci sembra compiere un centrodestra che si candida ad allearsi con l’Svp senza fornire chiare indicazioni sulla base di quale progetto dovrebbe avvenire il cambio di alleanze. E cosa ci guadagnerebbero i cittadini italiani e tedeschi. Anche a destra puntano a governare senza rappresentare.
Invece, la Svp si è mossa lungo una direttrice diversa. Le ultime elezioni comunali avevano mostrato il radicamento ma anche la crescente fragilità sul fianco destro del partito di raccolta. Le dichiarazioni ufficiali smentivano la paura di uno sfondamento, ma la sua politica l’ha confermata. La Svp, però, non ha dimenticato il principio che per governare occorre innanzi tutto rappresentare. Tutte le iniziative di questi mesi, ci mostrano il paziente lavoro di Durnwalder, Theiner e degli altri leader per rinsaldare la rappresentanza del molteplice mondo tedesco e per trasferirla nel governo delle istituzioni. Si può discutere “quale” mondo tedesco prevalga, tuttavia è questo il racconto del 2010: recuperare a pieno titolo la rappresentanza. Difatti, le polemiche e le divisioni interne alla Svp riflettono le contraddizioni della società non solo quelle del ceto politico. Perché la Svp è connessa al territorio.
L’ultima intervista di Durnwalder del 2010, concessa al nostro giornale, probabilmente va letta come un passaggio nuovo di questo percorso. Il presidente della Provincia, infatti, prende di petto la questione identitaria attraverso il progetto della storicizzazione dei monumenti fascisti e l’accordo sui nomi, ma soprattutto scoperchia il problema di Bolzano capitale e del suo ritardo rispetto al territorio. Lo fa a modo suo: dicendo che il Comune è fermo, come sostiene da tempo questo giornale, ma dichiarandosi pronto a finanziare progetti (e Durnwalder ne indica alcuni) se il Comune trova la capacità di presentarne. Tuttavia, l’intervento di Durnwalder mostra come la Svp abbia fatto proprie domande che emergono dall’agenda pubblica. Il fatto che Durnwalder investa su questi punti significa che la Svp, che ieri è stato un freno alla crescita di Bolzano, oggi sembra essersi resa conto che le sfide che l’Alto Adige affronta, come ha osservato il nostro Campostrini, passano per una rinascita del capoluogo. Durnwalder tace solo sulla questione decisiva della modernizzazione del sistema. Ma tace perché legge le critiche, fondate, del mondo produttivo secondo la prospettiva del ceto politico piuttosto che con gli occhi di una politica che rappresenta il territorio. Anche la Svp rischia di commettere gravi errori di valutazione quando non fa funzionare la dialettica con la società. Tuttavia, oggi riflettiamo sul fatto che sull’identità e su Bolzano capitale Durnwalder passa all’attacco, cambiando nei fatti la politica della Svp. Un cambiamento positivo, perché il capo del governo territoriale ha le risorse e soprattutto la tenacia per realizzare i progetti di cui Bolzano ha bisogno. Bolzano non è più una città italiana assediata da un territorio tedesco, ma è una città dove vivono la più importante comunità italiana e la più grande comunità tedesca dell’Alto Adige e, aggiungerei, anche la più moderna. La mossa del presidente rischia di mettere in scacco proprio la politica italiana: con leadership deboli, a corto d’idee, divisa, la politica italiana sembra anche avere una rappresentanza incerta dei suoi cittadini. Non si può cambiare un metodo in pochi giorni, ma la politica italiana non ha molto tempo per dare segnali di novità. Questa è la sfida che speriamo che i partiti italiani raccolgano: governare perché rappresentano la società e le sue speranze. Spagnolli non s’illuda: il suo immobilismo rischia di bruciarlo con il fuoco dell’inconcludenza. Il Pd non s’ illuda: la sua difficoltà a parlare alla città italiana e tedesca il linguaggio delle cose da “fare” rischia di fare perdere al centrosinistra la battaglia per mutare l’assetto politico della città. Il Pdl non s’illuda: gli accordi romani possono creare un contesto diverso, ma se il Pdl vuole assumere un ruolo nuovo dovrà probabilmente vincere a Bolzano per chiedere alla Svp una prospettiva differente. Sarà il 2011 l’anno della responsabilità? E’ il nostro augurio per voi, lettrici e lettori.

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