La sfida della Salewa: rilanciamo la Zona

Oberrauch: il Comune curi strade e verde pubblico, le imprese investiranno sugli edifici


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Sei anni di pratiche burocratiche. Due di costruzioni. Finalmente, Heiner Oberrauch è entrato nel suo nuovo ufficio, al quinto piano della torre Salewa. Legno, vetro e cemento sono i tre materiali base usati per realizzare il progetto dell'architetto Cino Zucchi. Ha vinto importanti premi ed è stato selezionato anche per la Biennale di architettura di Venezia.

Un gioiello situato a pochi metri dall'A22, nella nuova zona di espansione oltre via Einstein. Attorno è ancora tutto un cantiere, strade comprese, ma quando guarda fuori dalla finestra del suo ufficio, Oberrauch non si ferma sui fumi delle acciaierie o sul traffico dell'autostrada. Guarda Castel Firmiano col museo di Reinhold Messner, uno dei suoi più grandi amici, e il gruppo del Tessa, «che tengo d'occhio quando si avvicina il fine settimana, per capire se potrò andare ad arrampicare», racconta.

Il presidente dell'azienda leader mondiale nell'abbigliamento sportivo di montagna - il fatturato 2010 è stato di 165 milioni, per l'80% realizzato all'estero - fa da orgoglioso anfitrione quando passa tra i locali della nuova sede. «Abbiamo iniziato a costruire nel 2007, la crisi era già alle porte. Per molte notti non ho dormito chiedendomi se avevo fatto la scelta giusta», ricorda Oberrauch. Ora che la sede è pronta e che il trasloco dalla vecchia sede di via Negrelli è quasi ultimato, è convinto di sì.

«L'ho fatto innanzitutto per i collaboratori. No, non è un modo di dire, è la verità. Ai nostri livelli devi avere i collaboratori migliori. Ma per essere i migliori, i nostri dipendenti devono lavorare volentieri. E allora un bel posto aiuta, ti dà quella motivazione in più, un senso di appartenenza e di orgoglio». Orgoglio e identità: è di questo che parla Oberrauch quando parla di Bolzano. «Ogni azienda è legata a un luogo, noi apparteniamo a Bolzano e alle sue montagne». Già, ma quando si passa per la zona industriale si pensa a tutto fuorché alle montagne...

Oberrauch non ci sta: «Era così in passato. Quando nel 1989 ci trasferimmo in via Negrelli, ci dicevano che ci spostavamo nella "Shanghai" di Bolzano. Era un problema per noi e per i nostri dipendenti. Ma già allora abbiamo puntato subito su una sede di qualità, e poco dopo i nostri vicini, la Selva e la Thun, hanno seguito il nostro esempio. Sono convinto che oggi Bolzano Sud può diventare la zona più chic della città».

Ma i fumi, il traffico, il rumore? Oberrauch guarda fuori dalla finestra: «Lì sotto - indica l'A22 - c'è l'autostrada. C'è traffico, eppure qui non si sente nulla». Vero, ma resta l'inquinamento. «In tutto lo stabile l'aria è filtrata. E non sprechiamo un filo di energia per il condizionamento né per il riscaldamento. Al contrario, grazie all'impianto fotovoltaico sul tetto, è più l'energia che produciamo di quella che usiamo».

Dal quinto piano scendiamo al quarto. Oberrauch mostra l'asilo aziendale (sarà pronto a settembre, ospiterà 12-15 bimbi e sarà aperto anche ai dipendenti di altre imprese), il cucinino per i dipendenti e la mensa interna con tanto di tavoli all'aperto, su una terrazza con un giardinetto. Usciamo, l'autostrada non si sente neppure qui. «È come stare in malga», si concede una battuta Oberrauch. Esagerato, ma la vista è davvero splendida. «E questa vista, il bel tempo, la qualità della vita dell'Alto Adige sono tutti benefit per chi lavora per noi - e per noi sono benefit a costo zero».

La sede invece è costata molto, attorno ai dieci milioni. «Ma volevamo diventare un simbolo, l'emblema dell'industria bolzanina. Senza contare il ritorno di immagine: ai miei colleghi imprenditori dico di investire anche loro. Costa, è vero, ma conviene. Tra architetti e ingegneri, la nostra sede l'hanno già visitata 1.200 professionisti. Siamo usciti su 250 pubblicazioni. E dall'autostrada, dove passano 22 milioni di auto, ci vedono tutti». Orgoglio. È il sentimento con cui Oberrauch mostra il centro logistico - tutto robotizzato e capace di movimentare 40 mila prodotti Salewa al giorno («in tre giorni potremmo rifornire tutta la città di Bolzano», scherza). Anche questa è innovazione.

Così come la parete di roccia (ospita già 300 persone al giorno) o il centro ricerca interno dell'azienda. O come l'albergo, che sembrava un'idea tramontata ma non lo è. «Semplicemente - spiega Oberrauch - non era la nostra priorità. Ora ammortizziamo questo investimento, poi penseremo all'albergo». Le idee sono già chiare: «Bolzano ha tanti alberghi di prima classe. Manca un hotel di tipo "business", da 40-50 euro a notte: quello che vorremmo realizzare qui». Nelle prossime settimane intanto apriranno un museo aziendale e degli showroom con la possibilità di acquistare i prodotti Salewa.

Visto che in zona industriale il commercio al dettaglio è vietato, c'è stato bisogno di una contestatissima modifica alla legge urbanistica: «Ma non è una legge fatta per noi, vale anche per altre aziende. Se un cliente viene a vedere la nostra sede, si aspetta di poter acquistare anche ciò che produciamo. Liberalizzare per il commercio tutta la zona industriale? Non so, sarebbe stato meglio un unico, grande centro commerciale. Ma togliere tutte le limitazioni potrebbe davvero nuocere al commercio di vicinato».

Cosa fare allora per rilanciare la zona industriale? «Il Comune curi meglio le strade, garantisca il collegamento con i mezzi pubblici e inizi a piantare degli alberi. Al resto ci pensiamo noi imprenditori. Ognuno ha il suo "ego". Ora che hanno visto cosa ha fatto la Salewa, altri ci seguiranno e cercheranno di fare meglio. E Bolzano dimostrerà ancora una volta il suo enorme potenziale».

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