La Svp di fronte a un'Italia debole

di Sergio Baraldi


Sergio Baraldi


L’astensione della Svp verso il governo Berlusconi in difficoltà ha fatto discutere. Ma ha fatto spesso discutere nella direzione sbagliata. Come spiega bene il professore Palermo oggi, la Svp si è sempre comportata con un freddo pragmatismo verso tutti i governi e ha sempre applicato il metro dello scambio con qualsiasi maggioranza.
E’ nella natura dei partiti etnico-territoriali agire secondo questa logica, la Svp non fa eccezione. Il fatto che Berlusconi, che fino a un anno fa voleva “liberare” Bolzano dai comunisti e dalla Svp, oggi abbia chiesto sostegno proprio alla Svp può solo farci riflettere sul suo cambiamento di ruolo da leader plebiscitario a capo di coalizione.
La pronta risoluzione di alcune vecchie questioni in agenda del partito di raccolta, compreso i 750 milioni di arretrati versati a rate di 150 milioni, ci dice che il patto è stato onorato. I deputati e senatori Svp sono stati di parola, anche il governo lo è. Hanno fatto così Prodi e altri prima di lui. Allora, dove sta la novità? Ecco la domanda che dovremmo porci.
Per rispondere forse faremmo bene a seguire l’insegnamento del filosofo americano John Dewey, che spiega che noi conosciamo qualcosa solo se individuiamo i “tratti diagnostici”, vale a dire i tratti che differenziano una cosa da altre, perché sono essenziali. In questo caso i “tratti diagnostici” sembrano due: uno tattico, uno strategico.
Quello tattico: di fronte a una Svp che ha una politica chiara sullo scacchiere nazionale, risalta la debolezza ieri del Pd con Prodi e ora del Pdl con Berlusconi. In entrambi i casi, quello che a Roma preme è incassare la benevolenza della Svp, e per ottenerla sono disposti a versare il prezzo politico che la Svp richiede: l’avanzamento dell’autonomia del Südtirol. Non è un caso che il Pd, di fronte ai ricchi “regali di Natale” di Berlusconi a Durnwalder ricordi che il centrosinistra “ha sempre lavorato per convivenza e plurilinguismo, per unire e non per dividere l’Alto Adige”. E’ vero. Come è vero quello che sostiene l’on. Gnecchi: l’astensione della Svp era “scontata” e, quindi, lei non vede difficoltà per la collaborazione. Siamo noi, dice il Pd, che abbiamo varato la norma sull’energia, una “straordinaria occasione” per la quale si sono impegnati i governi D’Alema e Prodi. Naturalmente, è vero. Ma non sfuggirà ai lettori l’impostazione di fondo di questa posizione: “noi” siamo più affidabili di “loro”, cioè il centrodestra. A sua volta, il Pdl firma il primo assegno di 150 milioni di euro, paga la cambiale normativa (Parco dello Stelvio che, vedrete, si sbloccherà) e avanza alla Svp una proposta di collaborazione organica. Persino coloro che volevano piantare un tricolore in ogni maso, oggi occhieggiano alla Svp: non credete al Pd, noi siamo più affidabili, i nostri doni sono più ricchi. Credo che il passato del nostro presente sia utile per capire come cambiano idea gli uomini e i partiti, ma non può certo illuminarci su quello che avverrà. Al posto dell’on. Gnecchi, avrei meno certezze. Se è vero che la Svp valuta ogni scelta alla luce dell’interesse etnico-territoriale, il cambio di alleanze non può essere escluso, se la Svp calcolerà che questa è la convenienza dell’Alto Adige.
Quello che accomuna Pdl e Pd è la debolezza politica di fronte alla fermezza della Svp. Né il centrosinistra né ora il centrodestra hanno posto alla Svp delle condizioni a garanzia del rafforzamento dell’autonomia che è interesse di tutti i cittadini dell’Alto Adige. Garanzia per una vera realizzazione dell’integrazione tra i diversi gruppi linguistici e di un processo di democratizzazione che investa le istituzioni locali. Se il rafforzamento dell’autonomia altoatesina segna un allargamento della democrazia, questo dovrebbe produrre una redistribuzione interna a favore dei comuni, innanzi tutto il capoluogo Bolzano, e dei cittadini che dovrebbero vedere ampliati i propri diritti individuali. I grandi partiti si sono posti il problema, assumendo come propria responsabilità l’interesse generale della società e degli individui? Non ha torto il prof. Delle Donne quando, con ironia, scrive sul nostro giornale che a fare le spese di questi accordi di vertice sono gli elettori delle due coalizioni. E’ su questo punto che s’innesta la questione strutturale. Qual è la novità nell’atteggiamento della Svp? A mio giudizio, lo scenario che la Svp prende in considerazione: lo scollamento dell’Italia. Non la disgregazione o la secessione, ma il frantumarsi o il consumarsi dell’unità. E’ questa la prospettiva che la Svp sembra vedere: il collante nazionale s’allenta, e non loro ma l’Italia potrebbe creare le condizioni per condurre l’autonomia altoatesina ai suoi confini più lontani. I lettori sanno bene che la Svp non ritiene realistica la fuoriuscita dall’Italia, ma non ha mai smesso di pensare a un’autonomia che possa configurare un forte autogoverno (liberandola della fastidiosa concorrenza a destra). La Svp studia con attenzione l’Italia. Si è accorta che in questa crisi il quadro nazionale si sta indebolendo e, probabilmente, scommette sul ruolo destrutturante della Lega al governo. Che cosa potrebbe diventare l’Italia con la Lega sempre più egemonica? Questo è l’interrogativo che, a mio avviso, la Svp si sta silenziosamente ponendo. Per aggiungere subito dopo: che cosa potrebbe cambiare per noi? Vorrei cercare di chiarire questo passaggio con l’aiuto delle tendenze che tutti i sondaggi registrano. Se si votasse oggi, non vi sarebbe più un vero partito “nazionale”. La Lega diventerebbe probabilmente il primo partito del Nord, lo ha sempre affermato ma non era vero. Ora potrebbe dirlo, e potrebbe diventare vero. Questo è un obiettivo storico della Lega e accentuerebbe le sua caratteristica antiunitaria. Ma, a sorpresa, potrebbe non rimanere “nazionale” neppure il Pdl, che potrebbe subire una cura dimagrante al Nord a favore della Lega e al Sud a favore dell’area Fini-Casini. Berlusconi potrebbe essere presente ovunque, abbastanza forte dappertutto, ma leader in poche regioni. Attenzione a questo dato: la magia elettorale di Berlusconi fu di stipulare lui personalmente un’alleanza al Nord con la Lega e al Sud con An, ma con Forza Italia primo partito in gran parte del paese. Che cosa accadrebbe se i sondaggi avessero ragione e la forza “nazionale” di Berlusconi si riducesse? Anche il Pd è un partito radicato in alcune regioni, debole nelle altre. Il maggior partito di opposizione non può dirsi “nazionale”. E’ chiaro che bisogna intendersi sul significato di nazionale: non indica la presenza su tutto il territorio, perché Pdl e Pd lo sono, ma la capacità di rappresentare interessi, valori, identità di una larga parte del Paese. In questo scenario, l’interesse nazionale non scomparirebbe, ma si capovolgerebbe da interesse-valore universale che orienta il Paese a frutto di una negoziazione tra diversi partiti territoriali. Risultato: l’esito della trattativa comporrebbe l’interesse nazionale. Ecco perché parlerei di Italia che si scolla. Una situazione inedita che aprirebbe nuovi spazi per un partito etnico come la Svp. Se questa prospettiva è credibile, l’azione del partito di raccolta diventa più decifrabile. Diventa possibile anche la scommessa sull’alleato italiano più funzionale ad avvicinare quel confine. Ma la Svp ha troppa esperienza per non sapere che, se l’autonomia si rafforza, la coesione sociale diventa indispensabile sulla zattera dell’Alto Adige. E cosa ripete da settimane Durnwalder? Integrazione e ancora integrazione, naturalmente declinata secondo le sue idee, ma integrazione. La Svp sembra cioè porsi un problema: se occorre costruire una società più coesa in un’Italia indebolita, chi rappresenta davvero i “nostri” italiani? Sbaglierò, ma il tenersi aperte tutte le vie risponde anche a questa esigenza: la Svp non sa (ancora) se il Pd o il Pdl parlano per gli italiani, mentre loro parlano per i tedeschi. I due nostri maggiori partiti offrono la loro affidabilità senza preoccuparsi di instaurare con la Svp un rapporto di cooperazione-competizione, mentre la Svp si domanda se quei due, così diversi e così disponibili, rappresentano davvero la volontà dei loro elettori. Perché alla Svp “servirà” questo: una rappresentanza reale del mondo italiano con cui sarà necessario preparare per l’Alto Adige l’ora in cui l’Italia potrebbe scollarsi.

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