La villa di Laimer torna sotto sequestro

La Corte dei Conti ha annullato l’efficacia dell’atto di trasferimento della proprietà ad un fondo patrimoniale familiare


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Solo un «preordinato strumento di elusione del vincolo di garanzia patrimoniale gravante sui suoi beni rispetto ai crediti maturati e maturandi nei suoi confronti, a titolo risarcitorio, da parte della Provincia autonoma di Bolzano». Con questa considerazione di fondo la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Bolzano ha reso inefficace l’atto notarile di costituzione del fondo patrimoniale nel quale l’ex assessore provinciale all’energia Michael Laimer (assieme alla moglie Monika Huber) aveva fatto confluire la proprietà di una villa a Tirolo, sopra Merano.

La costituzione del fondo patrimoniale era stata decisa il 20 maggio 2008 con atto del notaio Walter Crepaz. Dopo la condanna per patteggiamento (2 anni e 8 mesi) subìta dall’ex assessore nell’ambito dello scandalo Sel, la Procura contabile aveva avviato un procedimento risarcitorio a favore della Provincia autonoma di Bolzano a seguito dei gravi danni prodotti dal “pasticcio” delle concessioni idroelettriche pilotate. Il 31 gennaio scorso la Procura aveva disposto il blocco cautelare dei beni immobiliari di Laimer per una somma complessiva di 380 mila euro (con una ulteriore posta di danno di 590 mila euro notificata successivamente). In sede di convalida del provvedimento , davanti ai giudici , l’ex assessore si era però opposto sostenendo l’impossibilità di procedere al pignoramento della villa in quanto inserita nel fondo patrimoniale di famiglia, contestando anche una presunta prescrizione dell’azione avviata dalla magistratura contabile. Ora la Corte dei Conti (presidente Paolo Neri) ha respinto le eccezioni sulla prescrizione (a seguito del doloso occultamento del danno contestato) ed ha disposto - come detto - la revocazione (dunque l’annullamento) dell’atto con cui i coniugi Laimer decisero di inserire la proprietà della villa in questione nel fondo patrimoniale familiare. Opponendosi al provvedimento di pignoramento, l’ex assessore aveva anche contestato che potesse ritenersi giuridicamente provata la sua responsabilità in relazione ai reati per i quali scelse di patteggiare in sede penale. . In effetti Laimer patteggiò 2 anni e 8 mesi di reclusione per falso ideologico, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio, turbativa d’asta, truffa e tentata violenza privata. «Il giudice contabile - scrive la Corte in sentenza - per disconoscere l’efficacia probatoria della sentenza penale patteggiata dovrebbe però spiegare le ragioni per cui l’imputato avrebbe ammesso una sua insussistente reponsabilità ed il giudice penale abbia prestato fede a tale ammissione». Come dire che, al momento, la valenza probatoria della condanna patteggiata non può essere messa in discussione.

In sentenza i giudici contabili fanno anche riferimento ad alcuni passaggi del pronunciamento penale passato in giudicato, ove si afferma che Laimer avrebbe agito «in contrasto con ogni più elementare principio morale, di etica, di probità e di onestà anche intellettuale, con una pervicacia, una determinazione ed una disinvoltura davvero impressionanti». Non solo. Secondo la sentenza di patteggiamento ripresa dalla magistratura contabile Laimer avrebbe evidenziato anche «particolare abilità ed astuzia nell’escogitare l’iter per raggiungere l’illecito fine». I giudici hanno poi considerato ininfluente il fatto che Laimer avesse trasferito i suoi beni immobili al fondo prima dell’azione risarcitoria avviata dalla Corte dei Conti.

Michl Laimer, infatti, sarebbe stato perfettamente conscio che le azioni illecite commesse nel periodo aprile/maggio 2006 in qualità di assessore avrebbero potuto in futuro dar luogo ad una consistente richiesta risarcitoria.

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