La vita difficile dei Piani, tra furti e prostitute

L’esasperazione di abitanti e gestori dei locali: «La sera da queste parti girano solo le auto dei clienti». E l a convivenza complicata con il Centro profughi


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Un marocchino accoltellato da un afgano, in via Macello, a due passi dal Palazzone della Provincia, nella notte tra domenica e lunedì; una spaccata al bar “Gianna”, la notte prima, sempre in via Macello.

Ai Piani (fotoservizio di Andreas Kemenater) c’è chi minimizza il fenomeno; chi ci ha fatto il callo alla microcriminalità ed è rassegnato: se potesse se ne andrebbe però non è facile vendere l’appartamento e men che meno cedere l’attività. Ma la stragrande maggioranza degli abitanti e ancor di più quanti hanno un’attività, ovvero un bar, una pizzeria, un ristorantino, sono esasperati, perché quando cala il buio via Macello e le stradine interne diventano terra di nessuno. Si popolano di prostitute e clienti che arrivano lì in cerca di sesso a basso prezzo; ad acuire la sensazione di scarsa sicurezza, la forte concentrazione di profughi all’ex caserma Gorio: passano le ore e i giorni sul muretto davanti alla struttura o nel parco Premstaller. Non è colpa loro: anche volendo non potrebbero lavorare, in attesa del riconoscimento dello stato di profugo, la normativa non lo consente. A questi si aggiungono, quanti - migranti “fuori quota” e disperati approdati qui da chissà dove - sono accampati in mezzo ai ruderi di costruzioni delle ferrovie all’interno dell’areale, un terreno enorme dove un giorno - chissà quando però - sorgerà un grande quartiere.

«Sono anni - spiega Armin Widmann, presidente della circoscrizione Centro–Piani- Rencio - che i residenti chiedono al Comune di intervenire, ma finora si erano sempre sentiti rispondere che il problema non c’è o se esiste è solo in maniera minima. Risultato: si è lasciato che la situazione peggiorasse senza fare nulla. Adesso c’è almeno la speranza che qualcosa possa cambiare: il nuovo sindaco riconosce che il problema c’è eccome e promette di intervenire a breve intensificando la presenza dei vigili urbani come misura di disturbo dei clienti delle prostitute; potenziando l’illuminazione e cercando di alleggerire la presenza di profughi».

Ad augurarsi che Caramaschi tenga fede alle promesse sono in più d’uno. A partire da Maria Pina Maglione, che da 26 anni gestisce il bar pizzeria Penegal di via Macello, a due passi da dove è avvenuto l’accoltellamento: «Una volta tenevamo aperto fino a mezzanotte, adesso chiudiamo alle 22, perché dopo non arriva nessuno. Troppo pericoloso: la sera da queste parti circolano solo prostitute e clienti». Più scettico Gentrit Sinanaj, originario del Kossovo, che con lo zio gestisce il ristorante “Queen” sempre in via Macello: «Siamo qui da tre anni e mezzo, ma è sempre più dura. I ladri hanno tentato due volte di entrare e anche se li prendono dopo due giorni sono già fuori». Nella stessa strada Anton Mayr gestisce da 20 anni un tabacchino ed ha una percezione diversa: «Io la considero una zona abbastanza sicura, mai avuto problemi». Lui però ha un vantaggio: lavora ai Piani, vive a Terlano.

«Anch’io - dice Monika Grosoli, gestrice del bar Novum, sull’altro “ramo” di via Macello - non ho mai avuto problemi perché chiudiamo alle tre del pomeriggio e la nostra clientela è fatta praticamente solo da gente in giacca e cravatta. Al mattino arrivo qui alle 6 e per evitare brutte sorprese, rispetto al passato, mi chiudo dentro: ho paura, ormai non ci si può più fidare».

Loris Polato, titolare del Vespa Center e del bar omonimo, ai Piani ci sta bene: «Per la clientela è più facile venire qui che in zona industriale dove eravamo anni fa. Per evitare guai comunque ho fatto installare una serie di telecamere nel negozio». All’interno di via Macello, ci sono palazzine e condomini, la parrocchia di San Giuseppe e in fondo il parco Premstaller, dove le mamme portano i bambini a giocare e intanto si fermano sulla panchina a chiacchierare: “quello che manca - dicono - è la vita”. E con ciò pensano alla farmacia tante volte promessa e ai negozi che uno dopo l’altro hanno chiuso. Potrebbero tornare sulla spinta delle decine di famiglie che andranno a vivere nelle due torri in costruzione al posto del “Ferrohotel”: si vendono appartamenti da 208 mila euro in su.













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