L’indagine

Lavoro: due terzi dei giovani disposti a lasciare l'Alto Adige

Costi di vita troppo alti e offerte all’estero. L’appello: le aziende altoatesine devono aumentare l’attrattività. L’Ire ha intervistato duemila ragazzi sulla professione ideale. Il clima in ufficio e la retribuzione tra gli aspetti più importanti


Maddalena Ansaloni


BOLZANO. L'economia altoatesina ha bisogno dei giovani, ma tra quelli che lasciano l'Alto Adige dopo gli studi, o non fanno ritorno da laureati, per le aziende è sempre più difficile trovare personale qualificato. Tra i principali motivi dell'allontanamento ci sono gli stipendi bassi, le condizioni precarie e il costo della vita troppo alto.

«Il desiderio di avere una casa o un appartamento di proprietà in Alto Adige è sempre più difficile da realizzare», spiega Sara Burger, nel direttivo della federazione “Südtiroler Jugendring”, «Per questo molti ragazzi sono costretti a trasferirsi». La tendenza viene confermata dall'indagine dell'Istituto di ricerca economica della Camera di commercio: i due terzi dei giovani intervistati sarebbero disposti a lasciare l'Alto Adige per motivi di lavoro.

In questo clima di "fuga dei cervelli", è fondamentale che le imprese locali tengano testa all'offerta proveniente dall'estero, aumentando la propria attrattività. Per aiutarle l'Ire - su proposta della "Südtiroler Jugendring" - ha analizzato 2mila ragazzi, di età tra i 14 e i 30 anni, nel tentativo di delineare ciò che per i giovani altoatesini è un posto di lavoro ideale. «In tempi di carenza di manodopera, i datori di lavoro devono sapere esattamente cosa vogliono i loro dipendenti», sottolinea il presidente della Camera di commercio Michl Ebner. Lo studio è disponibile in forma cartacea presso la Camera di commercio, e online sul sito Ire.

L'indagine

A incidere maggiormente sulla scelta sembrerebbe essere il clima lavorativo: al primo posto per oltre il 20% degli intervistati. Un buon rapporto con i colleghi riuscirebbe a superare addirittura la retribuzione, che si posiziona subito dopo, anche se con poche unità di differenza. A seguire troviamo il rapporto con i superiori, il contratto di lavoro, le opportunità di carriera e la formazione. Penultimo, l'orario di lavoro, rilevante per meno del 10% degli intervistati, seguito dalla libertà decisionale.

A confermare la classifica sono le risposte alla domanda su quali siano gli aspetti inaccettabili nella scelta del mestiere: dove il "pessimo clima lavorativo" supera il 30%, seguito da una retribuzione mensile netta inferiore ai 1.400 euro mensili.

«È necessario migliorare le condizioni di alcune professioni, e ripensare le strutture salariali», ha sottolineato l'assessora provinciale al Lavoro Magdalena Amhof, «per rispondere alle nuove esigenze lavorative».

È bene tenere presente che i giovani non sono tutti uguali, sottolinea il direttore dell'Ire Georg Lun, «Abbiamo individuato almeno quattro gruppi diversi: chi è interessato a un posto sicuro, altri che prediligono la retribuzione alta, chi vuole fare carriera e chi desidera un buon equilibrio tra vita privata e professionale. Quindi il datore di lavoro deve cercare di capire quale giovane ha davanti a sé, ed offrire un pacchetto personalizzato».

L'appetibilità

Nei dati raccolti dall'Ire riguardo all'attrattività delle professioni, il cameriere arriva all'ultimo posto: considerato poco appetibile dai giovani soprattutto dal punto di vista retributivo. Male anche l'assistente sociale, a causa delle prospettive di carriera limitate, e l'infermiere, considerata dai giovani una professione stressante dal punto di vista fisico e psicologico.

«Come dimostrano le valutazioni degli esperti, l'immagine di alcune professioni non corrisponde alla realtà», sottolinea Ebner, «È necessario quindi un lavoro di informazione e sensibilizzazione da parte delle associazioni di categoria e delle organizzazioni giovanili, per evitare che tali professioni non vengano prese in considerazione a causa di percezioni errate». Tra i mestieri che attraggono di più i nuovi lavoratori troviamo il medico, al primo posto, seguito dallo sviluppatore di software.













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