Le aziende altoatesine a caccia di manodopera specializzata

Il direttore Sinn: «Le carenze si potranno coprire solo ricorrendo a personale extracomunitario» Restano fuori dal mercato i giovani con una scarsa formazione professionale e linguistica


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Già oggi le aziende hanno problemi a trovare un certo tipo di manodopera - e non parlo dei livelli più alti bensì di quelli intermedi - ma in base alle nostre previsioni dal 2020 si scatenerà una vera e propria corsa per accaparrarsi i lavoratori. Visto il basso tasso di natalità, legato soprattutto alla mancanza di servizi a sostegno della maternità, le carenze si potranno coprire solo con lavoratori extracomunitari. Già oggi in parte è così, il trend però è destinato ad accentuarsi ulteriormente». È la previsione di Helmuth Sinn - direttore della ripartizione lavoro della Provincia dall’inizio degli anni Ottanta - ed è da lui, che più di ogni altro conosce il settore per averne seguito le trasformazioni in un arco di tempo lungo più di 30 anni - che partiamo con un’inchiesta sul mondo del lavoro.

La fotografia che esce dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro, relativa al periodo agosto 2015-gennaio 2016, conferma il trend positivo degli ultimi mesi con 192.390 occupati dipendenti (di cui 100.368 uomini e 92.021 donne) pari all’1,8% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; calano dell’8,3% i disoccupati che scendono da 14.120 a13.147 (il tasso di disoccupazione in provincia è pari al 2,8%, intorno all’11% in Italia). L’Alto Adige si conferma - anche grazie al traino dell’export e alle misure di riduzione delle imposte alle imprese varate all’inizio della legislatura dalla giunta provinciale - come un’isola felice.

Quello che preoccupa è il futuro: la popolazione sta invecchiando rapidamente e questo oltre a comportare un calo della manodopera locale, andrà ad incidere sul tipo di professionalità richieste.

«Nasceranno - spiega Sinn - nuove professioni di tipo sociale, sanitario e medico. Campi nei quali anche le più sofisticate tecnologie non potranno sostituire la persona. Bisognerà assistere gli anziani che vivranno più a lungo e i bambini che nasceranno: questi ultimi non potranno più contare sulle nonne baby-sitter, perché la prospettiva per uomini e donne è di restare al lavoro fino a 65-70 anni».

Il direttore della ripartizione provinciale del lavoro si attende anche la nascita di nuove figure professionali all’interno del settore turistico, motore trainante dell’economia locale. «Intendiamoci - precisa Sinn - non mi aspetto un aumento della domanda di cuochi o camerieri - credo che per quanto riguarda il numero di pernottamenti l’Alto Adige abbia già raggiunto la saturazione - ma di operatori del settore del wellness, di guide e accompagnatori capaci di trasformare la vacanza in montagna in una grande avventura».

Ma questo significa che se queste previsioni sono giuste, nell’arco di tre-quattro anni, i giovani disoccupati non avranno più problemi a trovare lavoro, addirittura avranno l’imbarazzo della scelta?

«Innanzitutto i giovani di oggi non possono permettersi di aspettare tutto questo tempo. Tre-quattro anni sono troppi: hanno l’effetto di creare frustrazione».

La disoccupazione giovanile è pari al 12,3% contro il 23% del Trentino e il 44% dell’Italia: ma in un’economia caratterizzata dal segno positivo qual è l’identikit del giovane disoccupato? «È presto detto: è una persona che non ha una formazione né professionale né linguistica. Figure di questo tipo non sono più richieste dal mondo del lavoro e in futuro lo saranno sempre meno». La conferma arriva da Mirco Marchiodi, responsabile del centro studi di Assoimprenditori: «La vecchia figura dell’operaio è in via di estinzione, soppiantata da personale specializzato, in grado di muoversi all’interno di aziende governate da tecnologie molto sofisticate». Anche la statistica sui posti liberi dice che su un totale di 15.902 unità in Alto Adige solo 1454 riguardano personale non qualificato, a fronte di 223 dirigenti, 938 professioni con elevata specializzazione, 3391 tecnici, 1573 operai specializzati, 422 conduttori di impianti, 1464 professioni relative all’amministrazione, 6337 addetti di vendita e servizi. In linea generale si dice soddisfatto anche il governatore altoatesino Arno Kompatscher: «Gli occupati sono in crescita e il trend è positivo. Premiata anche la nostra strategia , basata anche sugli sgravi fiscali».













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